Opinioni
Infrastrutture Lombarde, l’anomalia nota
di Luca Martinelli —
Mancano 400 giorni all’inaugurazione di Expo, e la politica locale e nazionale è d’accordo: la magistratura non può fermare i cantieri. L’inchiesta della Procura di Milano sulla società controllata da Regione Lombardia, tuttavia, inviterebbe a fare ammenda: la trasparenza è dovuta da chi gestisce appalti miliardari
Per descrivere l’anomalia Infrastrutture Lombarde (ILSPA) non c’era bisogno di attendere le carte della magistratura. Perché questa società per azioni, per quanto controllata al 100 per cento da Regione Lombardia, non ha mai brillato per trasparenza: la società si è sempre mostrata reticente nei confronti di Altreconomia, che le nostre domande trattassero il tema della "piastra" dell’Esposizione universale del 2015 o del grande sistema autostradale lombardo, un investimento complessivo da oltre dieci miliardi che attraversa il "dossier Expo" (con Pedemontana Lombarda, Tangenziale Est Esterna di Milano e BreBeMi) ma va oltre, con la Broni-Mortara o la Cremona-Mantova, ILSPA.
È il 27 marzo 2014, e mancano 400 giorni all’inaugurazione di Expo. I lavori per la piastra espositiva, il cantiere da un milione di metri quadrati a Nord-ovest di Milano, sono in ritardo, e il cantiere ha perso -a causa dell’inchiesta- il proprio direttore dei lavori, che è indagato.
Delle tre autostrade considerate "strategiche" in vista della manifestazione che partirà il primo maggio 2015, probabilmente solo una -la direttissima BreBeMi- sarà pronta. Ma intanto il concessionario -CAL, Concessioni Autostradali Lombarde Spa, partecipata in modo paritetico da Infrastrutture Lombarde e dall’ANAS- ha perso il proprio amministratore delegato, Antonio Giulio Rognoni, che è anche il direttore generale di ILSPA ed è stato arrestato.
Di fronte a questo quadro, però, le istituzioni coinvolte -presidenza del Consiglio dei ministri, Regione Lombardia, Comune di Milano- non hanno fatto ammenda, spronando invece a non fermare il "cantiere Expo", che continua ad essere considerato la panacea in grado di garantire la ripresa economica per il Paese, anche se -ad oggi- non è chiaro come (né perché).
Di fronte a questo quadro, però, le istituzioni coinvolte -presidenza del Consiglio dei ministri, Regione Lombardia, Comune di Milano- non hanno fatto ammenda, spronando invece a non fermare il "cantiere Expo", che continua ad essere considerato la panacea in grado di garantire la ripresa economica per il Paese, anche se -ad oggi- non è chiaro come (né perché).
Le uniche certezze, così, restano un paio: la Regione Lombardia e il Comune di Milano hanno sacrificato sull’altare di Expo oltre mille ettari di terreni agricoli (lo raccontiamo e mostriamo, grazie ad un reportage dall’Est milanese, su Altreconomia di aprile 2014), andando a rendere ancora più fragile un’area tra le più "provate" in Italia per quanto riguarda il consumo di suolo (lo evidenziano i dati e le mappe presentate il 26 marzo a Roma dall’ISPRA), in cambio di una promessa di sviluppo; il soggetto che ha "gestito" le operazioni vagliate dalla magistratura, Infrastrutture Lombarde, è -forse più di ogni altro in Italia- emblema di che cosa succede quando una Regione sceglie di farsi Stato, ciò che è successo in Lombardia negli anni del lunghissimo mandato di Roberto Formigoni.
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