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Il valore delle parole: approvato il bilancio 2010 di Altreconomia

I soci della cooperativa Altra Economia approvano il bilancio 2010, che si chiude in utile. Eletto anche il nuovo consiglio di amministrazione

Sui numeri ci puoi contare, e quello che dicono è chiaro: Altreconomia (per ora) ce l’ha fatta e non ha perso occasione per fare sentire la propria voce. L’utile di bilancio di quest’anno, trascurabile nel suo valore economico, ci dice che siamo più forti. Più forti perché abbiamo saputo tenere il bilancio in attivo anche in tempi difficili per l’editoria indipendente e non. Più forti anche perché, mentre tanti quotidiani nazionali ricorrono alla cassa integrazione, Altreconomia ha consolidato i suoi (otto) rapporti di lavoro. Più forti perché più autorevoli e riconosciuti. Il risultato di bilancio ci dice che si può cercare di rimanere fedeli alla propria identità senza soccombere… anzi: ci mostra che Altreconomia è riuscita a sostenere sé stessa e a crescere proprio perché è stata coerente nel tutelare la propria indipendenza di indagine e di pensiero.
È questo infatti il compito che ci siamo presi e che voi lettori ci avete dato: descrivere problemi senza banalizzarli; ricercare nei fatti di ogni giorno il lato che viene taciuto dai grandi media, spesso intenzionalmente; mostrare le conseguenze e le contraddizioni che si generano in fatti che siamo invece abituati a dare per scontati. Sono voci di denuncia spesso, ma altrettanto spesso sono voci di resistenza e di orgogliosa speranza, perché nelle pieghe della realtà che nessuno racconta si nascondono le voci di diritti negati a cui prestare orecchio ed attenzione, ma anche le storie belle di un altro mondo possibile, ogni giorno più numerose.
Sappiamo bene che il legame tra economia e politica è sempre più stretto: è evidente a molti (non a tutti, e questo è un problema) che oggi chi fa economia fa anche politica. Il nostro compito in questo scenario è raccontare un’altra versione di questa storia: l’economia non è materia da strateghi della finanza, non è un mistero iniziatico che si svolge in un’oscura e remota stanza dei bottoni. L’economia scorre nelle scelte quotidiane e minute della nostra vita, ed è per questo alla politica deve essere connessa. Avere proposte economiche oggi vuol dire avere proposte politiche, riprendersi in mano la capacità di governo: è di questo che ci vogliamo occupare scrivendo una rivista letta ogni mese da almeno 10mila persone, pubblicando libri che sono strumenti di conoscenza e di azione, partecipando ogni anno a centinaia di eventi in tutta Italia, ormai spesso anche intervistati dai grandi media e riuscendo così a far sentire la nostra voce a centinaia di migliaia di persone. Vogliamo che, leggendo Altreconomia, le persone sentano che, in questo ambito, sapere è potere. Essere cooperativa ci consente di riconnettere, nella nostra storia, economia e democrazia. Proponendo a voi lettori di associarsi, vi chiediamo di essere parte di questo laboratorio, ed al dialogo con voi questo nuovo consiglio di amministrazione dedicherà particolare attenzione.
Non per questo, però, è il caso di mettersi tranquilli. Un anno fa, di questi tempi, l’assemblea dei soci approvava un bilancio difficile che sollevava molti interrogativi sulla sostenibilità della nostra attività. Oggi il risultato di bilancio è positivo, ma non mancano le criticità. Con i numeri attuali la rivista non è da sola in grado di sostenersi: nonostante gli sforzi fatti le vendite non crescono. Il mensile resta l’attività caratterizzante della nostra impresa e ciò che ci identifica in maniera più significativa: la qualità e l’approfondimento critico degli articoli pubblicati sono testimoniati dall’attenzione suscitata nei grandi mezzi di informazione, dalle numerose richieste di collaborazione giornalistica alla nostra redazione e dalla capacità che abbiamo dimostrato di anticipare temi di interesse generale. Anche i libri che abbiamo pubblicato sono nati proprio dai temi affrontati in origine dalla rivista e in questa hanno trovato la loro linfa. Un po’ per necessità, un po’ per scelta abbiamo accompagnato Altreconomia ad essere sempre più un sistema articolato di informazione e comunicazione, in cui la rivista ha un ruolo centrale, ma non esclusivo.
Il nostro ruolo oggi non è più solo informare sull’altreconomia, ma anche creare un canale di comunicazione tra mondi sociali vicini, dare dignità, visibilità e uniformità a una cultura altrimenti marginale. Se la vendita della rivista “segna il passo”, ciò probabilmente è indicativo anche del fatto che è consolidato o saturo il suo potenziale di espansione nell’ambito della cerchia sociale di riferimento abituale, particolarmente vicina ai temi del commercio etico e del consumo critico. Bene: vuol dire che è arrivato il momento di avvicinare anche altri mondi per includere nella cultura della altreconomia altre persone e altri modi di essere. Senza la paura di dover cambiare anche noi stessi reintepretando con chiavi nuove la nostra identità.
In un articolo di qualche tempo fa sulla responsabilità di chi scrive, Erri De Luca affermava: “Un calzolaio è tenuto a fare bene le scarpe, questo è il suo compito istituzionale. Se poi vuole darsi un supplemento di responsabilità civile, allora deve stargli a cuore la buona causa di dare libertà di scarpa e di cammino a tutti, di più a chi ne è privo”. Altreconomia ha dimostrato di essere è in grado di camminare con le proprie gambe: adesso dobbiamo provare insieme a dare scarpe alla verità. I nostri 489 soci sono già in marcia. Invitiamo i lettori a camminare con noi.

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