Ambiente
Il valore dell’acqua
Legambiente e Altreconomia presentano un nuovo dossier sui non certo onerosi canoni corrisposti alle Regioni dalle aziende imbottigliatrici di minerale. Mentre Nestlé licenzia dando la colpa a chi preferisce il rubinetto… Il miraggio del canone Presto pagherà un canone anche…
Legambiente e Altreconomia presentano un nuovo dossier sui non certo onerosi canoni corrisposti alle Regioni dalle aziende imbottigliatrici di minerale. Mentre Nestlé licenzia dando la colpa a chi preferisce il rubinetto…
Il miraggio del canone
Presto pagherà un canone anche chi imbottiglia acqua minerale in Valle d’Aosta e in Toscana. Le due Regioni si sono adeguate al documento d’indirizzo dalla Conferenza Stato-Regioni del novembre 2006, che ha definito costi minimi e massimi in cui devono rientrare le concessioni di acque minerali in base ai litri imbottigliati o agli ettari.
In Valle d’Aosta, nel marzo 2008 è stata approvata la legge regionale che stabilisce un canone di 37,96 euro per ettaro, mentre dal 2010 questo canone aumenterà a 40 euro e le aziende pagheranno anche 1,5 euro per ogni metro cubo di acqua imbottigliata. In Toscana, invece, è in corso di pubblicazione la nuova legge regionale che, a partire dal 2009, fissa dei canoni in funzione della quantità dei volumi imbottigliati; poi ciascun Comune potrà definire il proprio, “oscillando” tra un minimo di 0,50 e un massimo di 2 euro per metro cubo imbottigliato.
Due piccoli passi avanti affinché tutti paghino per l’acqua che imbottigliano, la richiesta lanciata alle amministrazioni regionali da Altreconomia e Legambiente presentando il dossier La lotteria dei canoni di concessione per le acque minerali (lo potete scaricare dal sito www.imbrocchiamola.org). Come scriviamo “da sempre”, il canone, che viene corrisposto alle Regioni, non è uniforme in tutto il Paese, è in genere risibile e non considera tutti i costi connessi all’attività di imbottigliamento, trasporto e consumo dell’acqua minerale.
Nestlé licenzia
Nestlé Water Italia (nella foto sopra, dimostrazioni davanti alla sede di Milano) annuncia licenziamenti. La multinazionale elvetica potrebbe tagliare 320 posti di lavoro tra San Pellegrino Terme (Bg), San Giorgio in Bosco (in provincia di Padova, dove imbottiglia l’acqua Vera) e Recoaro Terme (a Vicenza). Il motivo: i dazi doganali Usa sulle “minerali” europee, che secondo l’azienda mettono a rischio la vendita di circa 200 milioni di bottiglie.
È una “strategia occupazionale” che sembra dar frutti: in Veneto, ad esempio, secondo il consigliere regionale del Pd Claudio Rizzato, “è all’ordine del giorno un testo sulla riduzione del canone sul prelievo d’acqua”, fissato oggi a 3 euro per metro cubo, “ma se Nestlé non dà garanzie occupazionali non verrà votato”. Il sindaco di San Pellegrino Terme Gianluigi Scanzi, invece, ha inviato a metà marzo una lettera al management di San Pellegrino-Nestlé Italia, invitando l’azienda a un incontro per discutere del taglio di 120 dei 366 posti di lavoro nello stabilimento in provincia di Bergamo: “Negli ultimi anni questa amministrazione comunale ha sottoscritto con San Pellegrino Spa una serie di intese che si ponevano, tra gli altri, proprio l’obiettivo della salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti. Ultimo in ordine di tempo quello siglato con il Comune di Zogno e la Provincia di Bergamo per consentire l’espansione (corsivo nostro) in località Alderò”. Una storia di do ut des. E uscendo da una riunione in Regione, il 19 marzo, l’azienda ha diffuso un comunicato, ripreso dal Corriere della Sera, nel quale segnala tra le cause della ristrutturazione (dei licenziamenti, cioè) “un’aggressiva quanto ingiustificata campagna anti-minerale”, che ha “contribuito a criminalizzare chi opera nel settore”.
Brocche venete. Piccole “Imbrocchiamla” crescono in Veneto
La campagna di Altreconomia è stata promossa sul territorio da Legambiente Padova, in collaborazione con AcegasAps, la società che gestisce il servizio idrico, l’ente di Bacino Padova 2, il Comune di Padova, e l’Aato Bacchiglione. I promotori “premieranno” i cittadini virtuosi, quelli che rinunceranno alle bottiglie di plastica, donando loro una caraffa in vetro per gustare meglio l’acqua di rubinetto (in tutto ce ne sono 10mila). A 150mila famiglie è stato distribuito l’opuscolo “Imbrocchiamola!” (scaricabile dal sito: www.legambientepadova.it), con lo scopo di informare sui pregi ambientali ed economici del rubinetto. L’acqua distribuita da AcegasAps è controllata più di 15mila volte in un anno (per conquistare la fiducia del cittadino c’è una tabella che presenta i valori medi di una trentina di parametri tra novembre 2007 e ottobre 2008) e costa molto meno delle acque minerali: non più di un decimo di centesimo al litro contro gli almeno 30 centesimi delle acque minerali, che possono arrivare a 2 o 3 euro nei bar.