Ambiente / Approfondimento
Il sogno della ripubblicizzazione
Un fiume di gente invade Roma per salvare l’acqua dal mercato. Il giorno dopo, Corriere della Sera, la Repubblica e Il Sole-24 Ore fanno pubblica ammenda, riconoscendo che l’“oro blu” non esiste, che l’acqua è un “bene comune”. Sarà un’utopia,…
Un fiume di gente invade Roma per salvare l’acqua dal mercato. Il giorno dopo, Corriere della Sera, la Repubblica e Il Sole-24 Ore fanno pubblica ammenda, riconoscendo che l’“oro blu” non esiste, che l’acqua è un “bene comune”.
Sarà un’utopia, ma è il sogno del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, che per il 20 marzo ha convocato a Roma una manifestazione per chiedere “la ripubblicizzazione dell’acqua, la tutela di beni comuni, biodiversità e clima, la democrazia partecipativa”. Nel “mirino” di comitati, associazioni e sindacati, che si battono perché venga riconosciuto il diritto universale all’acqua, c’è il governo Berlusconi, che con l’approvazione dell’articolo 15 del decreto Ronchi (novembre 2009) “ha impresso un’ulteriore pesante accelerazione” ai processi di privatizzazione in corso.
“Insieme abbiamo costituito il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e raccolto più di 400mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la tutela, il governo e la gestione pubblica dell’acqua -è scritto nell’appello che invita alla mobilitazione-. La nostra proposta di legge d’iniziativa popolare giace [ancora] nei cassetti delle commissioni parlamentari”. È un vero peccato, ma la “campagna permanente” per la legge d’iniziava popolare (sei mesi di banchetti in tutta Italia, quando sarebbero state sufficienti 50mila firme, otto volte in meno rispetto a quelle raccolte) ha misurato il polso dell’Italia, mostrando un consenso popolare contro la privatizzazione ignorato da chi ci governa. Così, nonostante lo “schiaffo” del decreto Ronchi, i movimenti hanno scelto di provare di nuovo a cambiare rotta passando per la via referendaria. Tre sono i quesiti, pensati per rendere “innocuo” il decreto Ronchi, e avviare la ripubblicizzazione (tra i promotori ci siamo anche noi di Ae). Il primo prevede l’abrogazione dell’articolo 23 bis della legge numero 166 del 2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica (è, in pratica, “il papà” dell’articolo 15); il secondo, l’abrogazione dell’articolo 150 (quattro commi) del decreto legislativo 152 del 2006 (il “Codice dell’ambiente”), “relativo alla scelta della forma di gestione”, per rendere possibile l’affidamento ad aziende speciali; infine, l’abrogazione dell’articolo 154 del decreto legislativo 152 del 2006, “limitatamente a quella parte del primo comma che -spiegano i consulenti giuridici del Forum, coordinati dal professor Alberto Lucarelli dell’Università di Napoli Federico II- predispone che la tariffa costituisce il corrispettivo del servizio idrico integrato ed è determinata tenendo conto della remunerazione del capitale investito” (ne parliamo diffusamente nel libro L’acqua è una merce, vedi sotto). Da aprile parte la raccolta delle 500mila firme necessarie per presentare il referendum.
Per tutte le informazioni: www.acquabenecomune.org; 06-68.13.62.25 o 333-68.76.990 (Paolo);
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