Esteri / Varie
Il Kenya che accoglie il Papa
di Samuele Tini —
Dalla tutela dell’ambiente alla lotta alla corruzione. Le sfide aperte nel Paese governato da Uhuru Kenyatta, prima tappa del viaggio del Pontefice, raccontate da Samuele Tini, responsabile dei progetti dell’Ong italiana Manitese in Kenya. Con Manitese, Altreconomia ha pubblicato "Kenya. Una guida di turismo responsabile"
Papa Francesco è in Africa, e il suo viaggio si preannuncia storico. L’economia del Kenya, la sua prima tappa, sta crescendo a grandi passi da diversi anni e una classe media si sta affermando nel Paese. Questa transizione si vede con la grande bolla immobiliare, che ha come icona i grandi centri commerciali in costruzione, tra cui il mastodontico Two Rivers Mall, dove Carrefour, il gigante francese della distribuzione, inizierà la sua avventura in Africa. Per catturare la crescente domanda e la fame di consumi della nuova classe media.
Il Kenya è poi il Paese iconico per eccellenza dell’immaginario collettivo e le sue bellezze attirano migliaia di turisti all’anno. Turismo che ha subito negli ultimi anni una durissima battuta di arresto, dovuta agli attentati terroristici del 2013 nel centro commerciale Westgate di Nairobi, da poco riaperto al pubblico, e dell’aprile 2015, a Garissa, dove più di 140 giovani universitari sono stati uccisi.
I conseguenti warning hanno duramente messo in ginocchio l’industria turistica (al turismo responsabile è dedicata la nostra guida "Kenya", pubblicata nella primavera 2015, vedi box, ndr) e molti operatori del settore puntano, grazie alla pubblicità mediatica della visita del Pontefice, a invertire la tendenza e a promuovere una nuova immagine del Paese.
Chi scrive ha vissuto a Nairobi anche in passato e molti dei problemi registrati nel decennio trascorso sono ancora vivi e presenti.
In primo luogo la corruzione, che sembra permeare ogni ambito della società.
Dagli alti gradi fino ai piccolo funzionari e poliziotti. Le persone talvolta mostrano come la polizia estorce pagamenti soprattutto dai mezzi di trasporto, chiamati matatu. Anch’io sono stato oggetto svariate volte di estorsioni, cui spesso non ho potuto, per evitare guai, oppormi.
Negli alti gradi gli scandali sulla stampa si susseguono quasi quotidianamente. Il presidente, proprio alla vigilia della visita del Santo Padre, ha ridisegnato il governo, cambiando numerosi ministri, dopo che molti erano stati sospesi qualche mese addietro. Un passo questo che molti commentatori hanno valutato positivamente, anche alla luce delle prossime elezioni del 2017, che si giocheranno molto sulla lotta alla corruzione.
Proprio le elezioni sono una altra grande incognita nel Paese. È ancora vivo il ricordo in molte persone, specie anche nelle zone in cui operiamo con Manitese, delle violenze e distruzioni del 2007-2008. Per quei fatti il Presidente era stato indagato presso la Corte Penale Internazionale, caso poi chiuso quest’anno, mentre pende ancora un procedimento aperto nei confronti del vice presidente, William Ruto.
E proprio per le elezioni del 2017 si temono violenze e molti esponenti politici stanno purtroppo agitando lo spettro del tribalismo, come ha sottolineato il Chief of Justice e Presidente della Corte Suprema Dr. Willy Mutunga non più di 15 giorni fa.
Proprio il presidente della Corte Suprema è uno dei maggiori critici dei problemi del Paese. “Se il Paese, i cittadini e la classe politica -ha detto recentemente-, attraverso la forza morale, il coraggio e la volontà politica, non si oppongono con coerenza alla corruzione, rischiamo che la corruzione divenga il quarto se non l’unico braccio del governo in Kenya".
E la visita del Papa, anche con il suo esempio di sobrietà e umiltà, è visto come una occasione per riflettere sul fenomeno e cercare di porvi rimedio.
Un altro momento importante della visita papale è il discorso alle Nazioni Unite e i passaggi del discorso alla State House sembrano preannunciare che uno dei temi più importanti sarà appunto l’ambiente, la cui protezione, come ha detto il Papa, è legata alla promozione umana.
Il Kenya anche su questo tema è ad uno snodo importante: non solo perché è sede del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, UNEP, ma anche perché è la terra di Wangari Maathai, il premio Nobel per la pace che fino alla morte ha lottato per la difesa delle ricchezze naturali del Paese.
Mega progetti, finanziati principalmente da Pechino, dal corridoio che dovrebbe unire la costa al Sudan, alla ferrovia SGR, alle nuove strade sembrano andare nella direzione di sacrificare all’altare del "progresso" e della "crescita" la difesa dell’ambiente.
Il Papa ha fortemente richiamato alla centralità della difesa e della conservazione, come chiavi per lo sviluppo. E questo rende orgoglioso chi -come il sottoscritto e quindi Manitese- porta avanti un lavoro in loco legato strettamente alla tutela della biodiversità, alla protezione dell’ambiente e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.
Ogni giorno la distruzione della foresta crea erosione, perdita di preziosi nutrienti, espone la popolazione a rischi, e ogni giorno vedo con i miei occhi l’importanza, come diceva Wangari Maathai, di piantare un albero: per usare le sue parole, "finchè non scavi e pianti un albero non hai fatto nulla, stai solo parlando".
Non da ultimo il Papa andrà a mettere le sue mani nelle zone più povere, fra i dannati di Kangemi. Un altro momento chiave del viaggio nel Paese per metterne a nudo le grandi contraddizioni. Da un lato i grandi shopping malls, tempio moderno del consumismo, e dell’altro i poveri che sono parte integrante del sistema economico, ingranaggi schiacciati e che forniscono forza lavoro a basso costo e sono facile preda del populismo e degli appelli alla violenza.
Un viaggio denso di significati quindi, al di là dei momenti religiosi, che vuole andare al cuore dei problemi.
Il Kenya è un Paese blessed, come ha detto il Papa, da molte ricchezze, naturali, economiche, spirituali.
La gioventù, la ricchezza più grande, che incontrerà il Papa nella giornata di venerdì è forse la più grande speranza per il cambiamento di questo Paese, che molto ha dato alla storia della umanità, sin dall’inizio dei tempi e che molto ha ancora da offrire.
* responsabile dei progetti di Manitese in Kenya
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