Ambiente
I conti di Eni
La lunga giornata delle assemblee degli azionisti delle due principali compagnie del settore energetico italiano, giovedì 29 aprile, si apre con l’incontro dell’Eni (nel pomeriggio sarà poi il turno dell’Enel). In una delle sue sedi all’Eur, quartiere a sud di…
La lunga giornata delle assemblee degli azionisti delle due principali compagnie del settore energetico italiano, giovedì 29 aprile, si apre con l’incontro dell’Eni (nel pomeriggio sarà poi il turno dell’Enel).
In una delle sue sedi all’Eur, quartiere a sud di Roma, il "cane a sei zampe" spiattella cifre e dati di un 2009 ritenuto soddisfacente -5,60 miliardi di utili di esercizio, nuovi significativi investimenti in Iraq, Angola e Venezuela, 27 nuovi giacimenti aperti- e prospettive apparentemente rosee per il lungo termine -2,5 per cento di aumento della produzione nel prossimo quadriennio-.
Tra i tanti numeri enunciati dal presidente Roberto Poli c’è l’utile netto adjusted di 892 milioni nel settore "ingegneria e costruzioni", con un più 108 milioni rispetto al 2008. Poli omette però di evidenziare come il corrispondente utile operativo di 881 milioni faccio segnare una diminuzione di 164 milioni in confronto all’anno precedente, e che ciò è dovuto alla necessità di operare un "accantonamento" di ben 250 milioni di euro. Leggendo oltre le righe del bilancio, questa è la somma “relativa alla stima sulla base dei contatti in corso con la Autorità Usa della possibile definizione transattiva della contestazione relativa al consorzio TSKJ”, come si legge alla pagina 53 della relazione finanziaria annuale.
Molto più semplicemente, i 250 milioni di euro citati corrispondono alla cifra che Eni ha stanziato per la chiusura di un caso di corruzione a Bonny Island, in Nigeria. Le indagini sono condotte dal Dipartimento di Giustizia di Houston in Texas, ma un altro procedimento per una presunta violazione della legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa è aperto presso il Tribunale di Milano e potrebbe comportare ulteriori sanzioni. La Procura milanese indaga anche su ipotesi di corruzione internazionale concernente "anomalie di gestione" segnalate in relazione agli impianti di Karachaganak e Kashagan in Kazakistan.
Oltre alle multe per casi di corruzione, potrebbero pesare le sanzioni per violazioni ambientali comminate dai tribunali kazaki per "eccessivo scarico di rifiuti nella regione di Karachaganak" e le emissioni di inquinanti nella regione di Atyrau, a cui si potrebbero aggiungere le multe delle autorità nigeriane per la pratica del "gas flaring". Quello delle attività “a rischio” socio-ambientale dell’Eni, anche nella Repubblica del Congo, è stato il punto forte dell’intervento in assemblea di Ugo Biggeri, presidente della Fondazione culturale responsabilità etica, giunta al terzo anno di azionariato critico sulla compagnia petrolifera italiana. Biggeri ha chiesto all’Eni di mettere tempestivamente a disposizione degli azionisti un rapporto che spieghi nel dettaglio gli impatti potenziali sul bilancio delle sanzioni per il possibile coinvolgimento in casi di corruzione e di violazione di norme ambientali. La risposta dell’amministratore delegato Paolo Scaroni è apparsa alquanto elusiva, concentrandosi solo sulle buone pratiche, o presunte tali, di riduzione del gas flaring in Congo, ma glissando sulla Nigeria. Qualche timido chiarimento in più lo ha offerto il presidente Poli, che ha ammesso come il famoso accantonamento dei 250 milioni sia dovuto a una quasi certa “chiusura” da parte delle autorità americane alle ragioni dell’Eni. “L’Eni riduce di circa il quattro per cento il suo utile del 2009, riconoscendo in maniera indiretta le sue responsabilità nel caso di corruzione in Nigeria, tuttavia in assemblea non fornisce una risposta adeguata sulla questione e su altri casi controversi” ha commentato Biggeri alla fine dell’incontro.