Ambiente / Varie
Gli OGM servono all’industria dei mangimi
La commissione agricoltura del Parlamento europeo ha bocciato il 4 settembre la proposta della Commissione, che lascerebbe liberi i Paesi di vietare l’importazione e l’utilizzo di organismi geneticamente modificati. Tale "discrezionalità", infatti, metterebbe a rischio la filiera agroalimentare, che dipende dai mangimi prodotti utilizzando materie prime GM, come spiega -tra le righe- il relatore del parere, il tedesco Albert Dess
L’Europa è già aperta agli organismi geneticamente modificati, e alcuni mercati e settori industriali dipendono dalla possibilità di importare e utilizzare Ogm.
Per questo, la commissione agricoltura del Parlamento europeo ha bocciato il 4 settembre la proposta di legge della Commissione europea che -se approvata- garantirà agli Stati membri il potere di restringere o proibire l’uso “di cibo geneticamente modificato sul proprio territorio”. Il virgolettato è tratto da un comunicato stampa pubblicato sul sito del Parlamento europeo, in inglese: abbiamo tradotto cibo quelle che in realtà sono due parole presenti all’interno del testo, food e feed. La seconda, feed, indica il foraggio o -più in generale- il cibo per gli animali.
“Esistono molti settori nell’Unione europea che fanno affidamento in larga parte sull’importazione di ‘cibo’ geneticamente modificato, e non potrebbero sopravvivere se questo fosse proibito” ha spiegato il relatore del parere contrario alla direttiva della Commissione europea, il tedesco Albert Dess. Che poi è ancor più esplicito, nell’indicare “chi” potrebbe vedere danneggiato la propria attività da una chiusura all’importazione di OGM: “È in gioco tutta la produzione di cibo per animali dell’Unione europea, e ciò ci renderebbe molto più dipendenti dall’importazione da Paesi terzi che non necessariamente rispettano i nostri alti standard di produzione”. L’industria dei mangimi –un mercato che solo in Italia vale oltre 7 miliardi di euro, e “alimenta” utilizzando materia prime geneticamente modificate oltre 600 milioni di capi– non può essere “alterata” da scelte arbitrarie dei singoli Paesi; l’intero comparto della produzione di cibo, che è “altamente dipendente dall’importazione di materie prime geneticamente modificate” non può essere messo a rischio.
L’opinione è stata accolta con 28 voti favorevoli ed appena 8 contrari, con 6 astensioni, e servirà alla formazione del parere della commissione ambiente, responsabile del procedimento, prima del voto in plenaria da parte del Parlamento europeo (che è previsto per fine ottobre 2015).
L’approccio della Commissione europea viene definito “non realistico”. L’europarlamentare italiano Giovanni La Via (NCD), presidente della commissione ambiente, ha condensato il suo punto di vista sulla votazione del 4 settembre scorso in un Tweet: “Anche gli stakeholder sono forti assertori del rigetto delle nuove regole così come gruppi di ricercatori, scienziati e intellettuali”.
140 caratteri, però, non sono sufficienti per spiegare chi sono gli stakeholder, né per indicare quali gruppi siano davvero “assertori del rigetto delle nuove regole”.
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