Ambiente
Carpignano Sesia dice non alle trivelle
Il 93,2% degli abitanti del piccole Comune del novarese si è detta contraria alle perforazioni prospettate da Eni e Petroceltic. Il risultato della consultazione popolare del 22 luglio scorso è uno "schiaffo" all’amministrazione comunale, che in un primo momento aveva impedito la realizzazione del referendum, dopo aver nascosto per anni il progetto
I cittadini di Carpignano Sesia -un comune di 2568 abitanti in provincia di Novara- hanno espresso la loro contrarietà alla "petrolizzazione" del territorio, nel corso di una consultazione popolare indetta dall’amministrazione comunale il 22 luglio 2012. Al quesito “Volete voi che si dia l’assenso all’attività di ricerca e sfruttamento di idrocarburi sul territorio del Comune di Carpignano Sesia?” i 1034 elettori votanti -su 2120 gli aventi diritto- hanno risposto con 955 ‘no’ e solo 69 ‘sì’. Le schede bianche sono state 5, così come quelle nulle. Una vittoria schiacciante (93,26 %) che sintetizza mesi di netta opposizione al progetto avanzato da Eni e Petrolceltic, intenzionate ad estrarre circa 80 milioni di barili, partendo dalla perforazione del pozzo esplorativo “Carpignano Sesia 1”. In un sottosuolo che sembrerebbe ospitare 245 milioni di barili di greggio. Lo scenario amministrativo delineatosi in questo piccolo angolo della Val Sesia ha fatto riscontrare, fino agli inizi dell’intera vicenda cominciata nel 2004, numerosi temporeggiamenti e posizioni poco chiare. Come quella dell’amministrazione comunale guidata da Giacomo Bonenti -primo cittadino proprio dal 2004- oggi al suo secondo mandato. Il Comune, infatti, nelle diverse conferenze di servizi non si è mai dichiarato, ufficialmente e ai fini decisori, contrario o favorevole. Ufficiosamente, invece, i sentori erano ben sintetizzabili. E a dimostrarlo, l’1 giugno 2012, la bocciatura di una proposta di deliberazione di contrarietà ai pozzi petroliferi avanzata dalla minoranza, seguita -l’8 giugno 2012- dalla decisione di bocciare anche il referendum popolare proposto dal locale Comitato “Difendiamo il nostro territorio”. A considerare inammissibile il referendum, per “incompatibilità locale”, una specifica commissione costituita dal Comune, considerata poi illegittima dalla Regione Piemonte.
Alla luce di questo, il risultato della consultazione popolare, seppur non vincolante, assume una valenza simbolica straordinaria. I cittadini inchiodano il primo cittadino alle sue responsabilità, reo di aver tentato di spostare la discussione sul campo politico. Lo stesso vale per la Regione che, a breve, dovrà decidere sul da farsi. Tenendo conto dei 955 ‘no’ e di tutte le osservazioni alla perforazione del pozzo esplorativo presentate finora, comprese quelle del Comitato “Difendiamo il nostro territorio”. Che sono chiare e che denunciano come la documentazione presentata da Eni sia “insoddisfacente, lacunosa e a tratti superficiale”. E insufficiente per motivare perforazioni in una zona di punta dell’agricoltura, con vini Docg, riso bio e attività di apicoltura, ma a rischio esondazioni. Dove potrebbero insorgere problematiche importanti legate alla gestione dei fanghi di perforazione e alla contaminazione delle falde acquifere in un sistema idrico strategico a livello provinciale e regionale. Un’area adiacente al Sito d’interesse regionale “Bosco dei Preti” e per larga parte vincolata a valore ambientale. Ma solo fino al 2006. Perché in questa data i soli terreni candidati alla perforazione del pozzo esplorativo, tramite variante urbanistica, vengono esclusi dal vincolo.
È evidente che la partita di Carpignano Sesia è significativa. Ed è stata giocata soprattutto negli uffici. Infatti, solo a marzo di quest’anno i cittadini -dopo 8 anni dalla presentazione dell’istanza di permesso di ricerca “Carisio”- sono venuti a conoscenza del progetto di Eni e Petrolceltic. Uno schiaffo in faccia al futuro di una comunità, alla quale fin da subito è stato prospettato sviluppo occupazionale ed ingenti royalty.
In realtà, ipotizzando lo sviluppo futuro dell’ipotetico giacimento, paragonandolo a quello di Trecate -così come fatto dai tecnici dell’Eni- si scopre che a “Villafortuna” il picco massimo non è mai stato raggiunto. E la produzione media di greggio da ognuno degli otto pozzi produttivi, si è attestata intorno ai 190mila barili all’anno. Se questa dovesse essere la ricchezza di Carpignano tra 8, 9, 10 anni i barili commercializzabili ogni anno e soggetti a tassazione potrebbero aggirarsi intorno ai 60mila. Le compagnie pagherebbero royalty su un valore di mercato pari a 5.100.000 di euro, ovvero appena 357mila euro di tasse. Al Comune andrebbero 50mila euro. La tutela del territorio e la salute di ogni singolo cittadino varrebbe, pertanto, 5 centesimi di euro.