Ambiente
Carbone italiano in Albania
Enel vuole realizzare una centrale elettrica oltre l’Adriatico, alimentata con il combustibile più inquinante. Uno dei progetti che contribuiranno a devastare il pianeta La bonifica dell’area di Porto Romano, nei pressi di Durazzo, in Albania, potrebbe essere inutile. L’ex cimitero…
Enel vuole realizzare una centrale elettrica oltre l’Adriatico, alimentata con il combustibile più inquinante. Uno dei progetti che contribuiranno a devastare il pianeta
La bonifica dell’area di Porto Romano, nei pressi di Durazzo, in Albania, potrebbe essere inutile. L’ex cimitero di scorie tossiche e velenose, sanato grazie a un intervento finanziato nel 2003 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che ha stanziato 250mila dollari, rischia di lasciare il posto ad una nuova centrale termoelettrica a carbone.
Il progetto è in rampa di lancio dal dicembre 2007, quando l’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, volò a Tirana per siglare con il governo albanese un memorandum per lo sviluppo del settore energetico albanese. L’accordo prevede tra l’altro la costruzione di una centrale con una capacità produttiva complessiva di 1.600 megaWatt e un costo di almeno 2,2 miliardi di euro. L’impianto sorgerà proprio nei luoghi bonificati a Porto Romano, dove fino al 1990 era stato attivo un impianto che realizzava prodotti chimici per l’agricoltura e la lavorazione della pelle, e dov’erano stati seppelliti ben 20mila tonnellate di residui tossici.
La costruzione dell’impianto, che da solo garantirebbe il doppio dell’energia necessaria al Paese, aprirà la strada alla progettazione di una linea di trasmissione sottomarina, lunga 210 chilometri e necessaria per collegare la centrale con la nostra rete nazionale. Il quantitativo di energia che attraverserà l’Adriatico sarà considerevole: stando alle dichiarazioni rilasciate dall’Enel durante il processo di consultazione legato alla valutazione di impatto ambientale, ben l’85 per cento dell’energia prodotta sarà trasferita in Italia.
Secondo uno studio congiunto della ong albanese Eden e del network europeo Cee Bankwatch, però, la centrale a carbone di Porto Romano farà crescere le emissioni di CO2 dell’Albania, che passeranno da 5,5 milioni di tonnellate l’anno a ben 14 milioni di tonnellate. Di conseguenza, la media di emissioni per persona salirà a 4,6 tonnellate ogni dodici mesi. Oltre un punto in più rispetto ai valori previsti dal Protocollo di Kyoto per i Paesi in via di sviluppo, che non sono tenuti a rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. L’Italia, cioè, esporta gas serra. Anche se il motivo non sarà questo, il 73% della popolazione di Durrazzo e dei villaggi limitrofi è contraria alla realizzazione della centrale, almeno secondo un sondaggio reso pubblico a metà ottobre, condotto dalla ong locale Eden Center, su un campione di 2mila persone. Una percentuale significativa (il 14%) ha risposto di non sapere quasi nulla del progetto. Gli abitanti, infatti, non sono stati coinvolti, come prevede la discussione sulla valutazione d’impatto ambientale. Enel organizzò un incontro nel settembre 2008, ma senza dare la necessaria pubblicità all’evento. È così che in silenzio l’azienda italiana “esporta” le sue fonti di inquinamento.
* Campagna per la riforma della Banca mondiale, www.crbm.org
5 progetti da cancellare
Eni ed Enel sono gli attori “protagonisti” de I cinque progetti che devasteranno il pianeta, la pubblicazione che avete trovato in allegato a questo numero di Ae e in bottega. Dal carbone di Porto Romano (la storia riassunta in questa pagina), al petrolio di Kashagan (vedi Ae 88); dalle sabbie bituminose del Congo (vedi Ae 105) alle mega-centrali idroelettriche nella Repubblica democratica del Congo e in Patagonia, la Campagna per la riforma della Banca mondiale (Crbm) misura l’impatto ambientale degli investimenti che le due multinazionali controllate dallo Stato italiano realizzaranno nei prossimi anni, con il sostegno delle istituzioni finanziarie internazionali.