Ambiente
“Basta con i tatticismi”. Le Ong richiamano gli Stati Uniti e l’Europa
Il network internazionale Climate Justice Now! contesta l’atteggiamento del negoziatore statunitense Jonathan Pershing, presente ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite che si stanno svolgendo nella città cinese di Tianjin.Secondo le dichiarazioni dello stesso Pershing all’agenzia Reuters alcuni giorni fa,…
Il network internazionale Climate Justice Now! contesta l’atteggiamento del negoziatore statunitense Jonathan Pershing, presente ai negoziati sul clima delle Nazioni Unite che si stanno svolgendo nella città cinese di Tianjin.
Secondo le dichiarazioni dello stesso Pershing all’agenzia Reuters alcuni giorni fa, se non si raggiungerà un accordo a Cancun il prossimo dicembte "sarà molto difficile" che il processo negoziale possa raggiungere dei risultati.
Nello stesso tempo nonostante gli Stati Uniti non abbiano ancora preso alcun impegno realmente vincolante per ridurre le emissioni, la posizione statunitense resta quella di chiedere passi sostanziali ai Paesi in via di sviluppo.
Secondo Victor Menotti, dell’International Forum on Globalization, "Gli Stati Uniti stanno cercando di spostare la responsabilità su altri, ma quello che dovrebbero fare è guardarsi allo specchio. Gli sforzi degli Stati Uniti nell’abbassare le aspettative su quello che si otterà Cancun sono un modo piuttosto evidente per sfuggire alle proprie responsabilità".
Secondo Meena Raman di Third World Network "se gli Stati Uniti sono il primo sospettato dedello stallo dei colloqui, l’UE ne è complice. Non possiamo permetterci un altra Copenaghen. Gli europei devono smettere di venire in soccorso degli Stati Uniti. Il mito di un’Europa come leader della lotta al cambiamento climatico deve diventare finalmente una realtà".
Una posizione che è stata fatta propria dalle organizzazioni ambientaliste e da diversi studiosi cinesi che hanno consegnato una lettera alla delegazione statunitense.
Ma un vero progresso è ancora possibile a Tianjin e poi Cancun. Secondo Raman "siamo in grado di proteggere le foreste rispettando anche le comunità che le vivono. Possiamo istituire un fondo all’interno dell’UNFCCC per sostenere i paesi in via di sviluppo senza coinvolgere la Banca Mondiale. Siamo in grado di accettare un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, l’unico accordo internazionale sul clima con obiettivi giuridicamente vincolanti di riduzione dell’inquinamento. E possiamo fare tutto questo senza ricorrere all’uso dei mercati del carbonio".