Ambiente
Anche il gotha economico ha paura del climate change
Un rapporto del World Economic Forum ammette: il mondo non si è preparato al cambiamento climatico, che sarà "tanto grave quanto veloce". A rischio tra il 5 e il 20% del Pil mondiale
"Le sfide ambientali ed economiche richiedono sia cambiamenti strutturali che investimenti strategici, ma i Paesi sono preparati a gestire entrambi i fronti contemporaneamente?". Sembra il quesito del secolo, ma molto più prosaicamente è la domanda che introduce "Testing Economic and Environmental Resilience", la seconda sezione del Global Risks Report 2013 del World Economic Forum, un documento di analisi e prospettiva elaborato da un team sulla base degli input provenienti da più di 1000 esperti del mondo accademico, imprenditoriale e governativo. Tra i principali rischi evidenziati, saltano all’occhio il "fallimento delle politiche di adattamento al cambiamento climatico" seguito dall’"aumento delle emissioni di gas serra", con un’inversione delle priorità rispetto all’anno scorso. Un cambiamento, sottolinea il report, che rispecchia l’evoluzione del dibattito sulla crisi ambientale che sta spostandosi da "quanto è grave" a "quanto è veloce".
Dopotutto, evidenzia la ricerca smentendo i climate-skeptics che fino a ieri hanno cercato di sminuire l’impatto del cambiamento climatico "se gli attuali impegni di mitigazione non fossero rispettati, la temperatura media globale aumenterebbe di 4°C" entro una quarantina d’anni. "Questo potrebbe porrtare impatti negativi come l’aumento della frequenza di cicloni tropicali, l’inondazione delle città costiere in seguito all’aumento del livello del mare e l’aggravamento delle siccità in molte regioni. Insieme" sottolinea il report, "gli effetti non si tradurrebbero solamente in significative perdite economiche ma anche in spostamenti massivi delle popolazioni, aumentando l’insicurezza alimentare e aggravando la scarsità di acqua".
Una nuova consapevolezza sembra farsi strada tra i capitani d’industria: "spingere per una maggiore attenzione alle politiche di adattamento è controverso in alcuni ambienti, e può essere interpretato come una tacita ammissione che gli sforzi di mitigazione non sono degni di essere perseguiti". Un rischio da evitare, perchè "meno efficaci sono gli sforzi di mitigazione, più pronunciate diventeranno le sfide dell’adattamento". Serve una sinergia tra le due, per evitare che una promessa mancata oggi si trasformi in un disastro domani. E non solo dal punto di vista umano ed ambientale, ma anche economico considerato che stime del EU Climate Change Expert Group calcolano un impatto variabile tra il 5 ed il 20% del Pil mondiale, a seconda degli scenari climatici.
Un’analisi impeccabile. Ma le risposte del World Economic Forum, che si aprirà a Davos in Svizzera il 23 gennaio prossimo non sembrano all’altezza della sfida. Una possibile soluzione è la Green Growth, con l’obiettivo di attrarre investimenti (oltre mille miliardi di dollari) dal settore privato per infrastrutture per l’acqua, l’agricoltura, l’energia ed i trasporti. Obiettivi che sono stati fatti propri dalla Green Growth Action Alliance, che riassume oltre 50 aziende mondiali assieme ad istituzioni finanziarie internazionali, lanciata al G20 in Messico nel 2012. Un’alleanza che intercetta diversi percorsi multilaterali, come la Momentum for Change Initiative sostenuta dalla Convenzione Quadro Onu sul cambiamento climatico, in cui il World Economic Forum funge da traino e da segretariato.
Un’attenzione necessaria, come spiega in un’intervista a BusinessGreen, Rainer Egloff del gigante assicurativo Swiss Re che ricorda come la contemporaneità della crisi del sistema economico e di quello ecologico globale, ed il rischio di futuri shock simultanei di entrambi i sistemi, possa portare ad una "tempesta perfetta" con conseguenze potenzialmente insormontabili.
Lo scenario preoccupa i più, non solo dalle file dell’ambientalismo militante. E a Davos, tra pochi giorni, si riunirà sotto questi auspici il Gotha dell’economia mondiale. Per questo, forse, è nata l’iniziativa per una "greener Davos" dove addirittura i trasporti sono ecocompatibili: assieme ad un sistema di navette e di trasporti collettivi ci sarà anche un insieme di regole che consentiranno l’accesso ad automobili e mezzi più ecocompatibili. Se ci andrete in Limousine, insomma, dovrete assicurare un tasso di emissioni massimo di 191 grammi al chilometro, ed un consumo di carburante massimo di 9 litri ogni 100 km. Quanto poi un nuovo modello di sviluppo potrà permettersi gente che viaggia il limousine, anche se ecocompatibile, questo sarà uno degli elementi di verifica.