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Ambiente

“Salviamo il paesaggio!”, la rete s’incontra

Sabato 4 maggio, a Bologna, l’assemblea del Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio. "La Repubblica fondata sul cemento che consuma territorio non esiste più, è finita" spiegano.
La riunione nella ex fabbrica recuperata di via Stalingrado 59, trasformata dall’associazione "Planimetrie culturali" nello spazio "Senza filtro" (l’articolo di Ae 148)

Sabato 4 maggio, a distanza di un anno e mezzo dalla sua costituzione, il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio” tiene a Bologna la sua terza assemblea nazionale. 
Da fine ottobre 2011, la rete è cresciuta e oggi ne fanno parte ben 911 organizzazioni, 90 nazionali e 821 tra associazioni e comitati locali.
Tra gli obiettivi dell’assemblea, quello di tratteggiare un punto della situazione sulle azioni fin qui sviluppate: dal “censimento del cemento” alle proposte formulate al consiglio dei ministri in merito al cosiddetto ddl “Salva suoli”, fino al documento per punti prioritari trasmesso ai candidati alle ultime elezioni di febbraio e sottoscritto da una ventina di parlamentari eletti.

"Siamo consapevoli che il ruolo del Forum, attraverso le sue 150 articolazioni locali, sia diventato sempre più indispensabile perché capace di fornire risposte congiunturali alle molteplici ‘sfide’ che la crisi economica, che colpisce in modo particolare il settore dell’edilizia residenziale, l’industria del cemento e le grandi opere, pone al Paese -spiega la segreteria del Forum-. L’unica risposta plausibile è di chi, pur a fronte di questa situazione, resta consapevole che l’esigenza prioritaria è quella di arrestare il consumo di suolo nel nostro Paese, e che un nuovo modello di ‘sviluppo’ debba fondarsi sulla diffusione di valori diversi da quello del calcestruzzo: la Repubblica fondata sul cemento che consuma territorio non esiste più, è finita”.

L’assemblea nazionale di “Salviamo il paesaggio”, per la prima volta in Emilia-Romagna, si svolgerà a Bologna -in via Stalingrado 59– presso lo spazio “Senza filtro”, che rappresenta un esempio concreto di riutilizzo virtuoso del patrimonio edilizio esistente: si tratta, infatti, di una fabbrica dismessa oggi riconvertita in spazio a disposizione del quartiere, e gestita dall’associazione “Planimetrie culturali” (cui abbiamo dedicato un articolo sul numero di aprile 2013 di Altreconomia)
 

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