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Grecia, il “banco di prova” europeo dei nuovi muri
A un anno dall'”accordo” tra l’Unione europea e la Turchia, un report fa il punto sulle procedure messe in atto nel Paese per fermare i flussi di migranti. Un sistema che ha come obiettivo quello di rivoluzionare il diritto d’asilo attraverso una riduzione dei diritti storicamente riconosciuti ai profughi
La Grecia come “banco di prova”, dove l’Europa sperimenta nuove politiche di respingimento dei migranti e dei richiedenti asilo. Un Paese di frontiera, diventato laboratorio per la sperimentazione e il perfezionamento delle più recenti politiche europee in materia di gestione dei flussi migratori il cui fine sarebbe quello di ridurre drasticamente gli arrivi nello spazio europeo. È il quadro che emerge dal report realizzato da un gruppo di legali dell’Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) dal titolo “Esperimento Grecia: un’idea di Europa”, che traccia un bilancio del sistema di asilo greco a poco più di un anno di distanza dall’accordo tra Unione europea e Turchia siglato nel marzo 2016.
Un accordo che -purtroppo- funziona fin troppo bene. Il flusso dei migranti e richiedenti asilo diretti in Grecia dalla Turchia infatti si è praticamente azzerato. Nel corso dei primi tre mesi del 2016, infatti, sono sbarcate in Grecia più di 152mila persone, con una media di 1.700 arrivi al giorno. Tra aprile e settembre 2016 ne sono arrivate poco più di 15mila e oggi la media di arrivi giornalieri è di circa 50 persone. Pochissimi i siriani che ancora attraversano l’Egeo. “Quello che è stato fatto in Grecia è la messa a punto e la sperimentazione di un sistema normativo che ha come obiettivo quello di rivoluzionare il diritto d’asilo, permettendo una riduzione dei diritti storicamente riconosciuti ai richiedenti asilo”, sintetizza Salvatore Fachile, avvocato socio dell’Asgi, tra i relatori del rapporto che nel marzo scorso hanno visitato Atene e le isole di Lesbo, Chio e Samos.
Ma quali sono gli strumenti messi in atto in Grecia e che hanno permesso questa rapida diminuzione dei flussi? L’elenco è lungo e comprende -tra gli altri- la politica degli accordi bilaterali, l’utilizzo del “Metodo Hotspot” e l’introduzione di meccanismi procedurali legati ai concetti di “Paese di primo asilo” e “Paese terzo sicuro”. Oltre all’attribuzione di un ruolo sempre più centrale delle agenzie europee (come Easo e Frontex). Strumenti che -in prospettiva- potranno anche essere allargati a tutta l’Europa dal momento che molti di questi strumenti sono al centro del nuovo “Regolamento procedure” in fase di discussione al Parlamento europeo.
“Alla Grecia si è chiesto di forzare alcune normative o di emanare alcuni istituti e renderli sistemici per sperimentarli”, spiega Fachile. Un primo intervento riguarda la procedura da adottare per l’analisi delle domande di asilo: la cosiddetta “procedura di frontiera” (che prevede la possibilità di detenere i richiedenti asilo, ed è una delle tre previste dall’ordinamento greco assieme a quella ordinaria e a quella accelerata) è stata applicata a tutti i richiedenti asilo giunti in Grecia nell’ultimo anno sulle isole dell’Egeo.
8.594, i migranti sbarcati in Grecia a partire dal primo gennaio 2017 (dati UNHCR aggiornati al 22 giugno). Nell’ottobre 2015 furono oltre 211mila
Le persone restano così bloccate sulle isole (Lesbo, Chio e Samos, soprattutto) dove vengono sottoposte a una “procedura di ammissibilità”. Di nuovo, un provvedimento già presente nell’ordinamento giuridico greco ma assolutamente marginale le cui maglie vengono allargate per fare in modo che gruppi sempre più ampi di richiedenti asilo non possano presentare domanda di protezione. “Ad esempio, non possono farlo coloro che sono transitati dalla Turchia. Perché questo viene considerato -erroneamente- Paese terzo sicuro”, continua Fachile. Con la prospettiva di estendere anche i richiedenti asilo considerati vulnerabili, come i minori stranieri non accompagnati, la valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione.
Altro elemento “innovativo”, il ruolo sempre più attivo svolto dalle agenzie europee (in modo particolare Easo e Frontex) nella gestione delle procedure di asilo e di rimpatrio/riammissione, anche a seguito di recenti modifiche alla legge greca sull’asilo. “A oggi -si legge nel report Asgi- è Easo tramite i propri funzionari e interpreti a realizzare le interviste volte a valutare l’ammissibilità delle richieste di asilo […]. Si può ragionevolmente affermare che nel corso dell’ultimo anno, Easo ha visto un’estensione delle proprie competenze e attività all’interno del sistema di asilo greco”.
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