Ambiente / Varie
Eni e Shell, a rischio la licenza per il giacimento OPL245?
Il governo nigeriano potrebbe revocare gli agreement che assegnano alla multinazionale italiana lo sfruttamento le risorse del BLOCK245, 9 miliardi di barili di greggio. Secondo indagini condotte dalla Procura di Milano, il corrispettivo pagato dalla società (insieme al socio anglo-olandese), sarebbe finito in gran parte su conti di società fasulle e di soggetti poco raccomandabili. L’azienda contesta ogni addebito
Il governo nigeriano potrebbe revocare a Eni e Shell la licenza per il giacimento offshore OPL245. A ipotizzare questo clamoroso provvedimento è il Premium Times di Abuja, in un articolo che fa il punto sul caso di cui tanto si è parlato anche in Italia negli ultimi due anni.
L’invito a “recuperare” il controverso blocco petrolifero, che si stima ammonti a circa 9 miliardi di barili di greggio, e a infliggere pesanti sanzioni economiche alle oil corporation è stato messo nero su bianco dal Director of Public Prosecution Mohammed Diri, su istanza del Procuratore Generale della Federazione e Ministro della Giustizia Abubakar Malami, cui il governo aveva chiesto un parere qualificato sulla questione.
Diri ritiene che vada annullato l’intero contratto, che, sempre secondo il Premium Times, si compone di ben tre accordi transattivi.
Il primo, dal titolo “BLOCK 245 MALABU RESOLUTION AGREEMENT”, è stato firmato da esponenti del governo federale e quelli della società nigeriana Malabu, che è stata rappresentata nel corso della trattativa dall’ex ministro del Petrolio Dan Etete. Il secondo accordo, chiamato “BLOCK 245 RESOLUTION AGREEMENT” era tra il governo nigeriano e i funzionari di Shell ed Eni/Agip. Il terzo, “BLOCK 245 SNUD RESOLUTION AGREEMENT”, è stato siglato da funzionari del governo nigeriano e da dirigenti della Shell.
I ministri della Giustizia e del Petrolio in carica al momento della conclusione del contratto, Mohammed Adoke e Diezani Alison-Madueke hanno firmato tutti gli accordi per conto del governo federale. Entrambi sono tra i funzionari oggetto di indagine da parte dell’agenzia anti-corruzione nigeriana.
Gli accordi hanno visto il trasferimento di OPL 245 in primo luogo da Malabu al governo nigeriano e poi da parte dell’esecutivo a Shell ed Eni. Gli accordi, inoltre, facevano decadere tutte le precedenti cause legali e le sentenze relative al caso.
Per OPL245 Eni e Shell hanno pagato un totale di 1,3 miliardi di dollari, e si presume -lo si evince dalle indagini condotte dalla Procura di Milano- che in gran parte siano finiti su conti di società fasulle e di soggetti tutt’altro che raccomandabili.
Ora la palla passa al presidente Muhammadu Buhari, chiamato a prendere una decisione definitiva sul possibile annullamento della licenza OPL245. Si attendono sviluppi a breve…
Secondo ENI, che ha inviato una nota a Re:Common, l’azienda “non dispone di alcuna informazione ufficiale in merito a quanto riportato da media nigeriani in relazione alla vicenda dell’OPL245 e non commenta le indiscrezioni di stampa. Eni ricorda di aver sottoscritto accordi unicamente con il Governo Federale Nigeriano e di aver versato il corrispettivo per la licenza, di nuova emissione da parte del Governo Federale Nigeriano e libera da qualsiasi onere e disputa, su un conto vincolato intestato al Governo stesso. Eni è estranea ai flussi finanziari successivi alla corresponsione del pagamento fatto al Governo nigeriano in cambio del rilascio della licenza OPL245. Eni non si è avvalsa di alcun intermediario nella transazione e non ha sottoscritto alcun accordo commerciale né effettuato pagamenti nei confronti della società Malabu. Eni ricorda infine che, successivamente all’apertura delle indagini in Italia, il Collegio sindacale e l’Organismo di Vigilanza 231 di Eni hanno affidato a uno studio legale americano indipendente l’incarico di condurre indagini e verifiche interne indipendenti. Tali verifiche non hanno rilevato evidenze di condotte illecite in relazione alla transazione di Eni e Shell con il governo nigeriano del 2011 per l’acquisizione della licenza OPL 245 in Nigeria. Le verifiche hanno preso in esame tutta la documentazione e le informazioni in possesso della società o comunque ricevute o acquisite a seguito dell’avvio delle indagini. La relazione finale di tale report è stata messa a disposizione della magistratura alla quale Eni assicura la doverosa cooperazione”.
L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha fatto parte della delegazione che ha visitato la Nigeria il 1° febbraio 2016 in compagnia del presidente del Consiglio Matteo Renzi.