Opinioni
Da Quito: riflessioni sul marchio del commercio equo
Si e' aperta al Convento San Francisco di Quito l'ottava conferenza internazionale di Ifat, l'International Federation of Alternative Trade, il piu' grande network del commercio equo e solidale a livello mondiale, con oltre 250 membri in tutto il mondo.
Un incontro importante, e non solo per l`opportunita' che viene offerta di far incontrare nuovamente organizzazioni provenienti da ogni parte del mondo per consolidare o strutturare rapporti commerciali, ma anche perche' dal gennaio 2004, a Mumbai in occasione del World Social Forum, è iniziato un percorso che ci coinvolge tutti, membri e non, e che sempre di piu' ci chiedera' una riflessione od un posizionamento: il lancio del marchio FTO.
da Quito, Monica di Sisto e Alberto Zoratti (.:aggiornamenti:.)
L'FTO MarkUn marchio semplice, non un brand (non e' un marchio commerciale con cui fare marketing), non e' un label (non ha una struttura alle spalle che, per adesso, consenta un monitoraggio indipendente), ma un marchio con tutte le potenzialita' che uno strumento simile offre.
In particolare sulla questione del riconoscimento delle organizzazioni del commercio equo come tali.
Il lavoro che Agices sta sviluppando con i parlamentari, cosi' come quello che diverse realta' fair trade stanno seguendo a livello regionale potrebbe essere sostenuto ulteriormente se fosse supportato da un logo, da un simbolo, dietro al quale possono essere riassunte le caratteristiche che un`organizzazione fair trade deve avere.
Detto questo crediamo ci siano alcune specifiche che vadano approfondite sia a livello internazionale che italiano, e che pensiamo non possano essere spostate ulteriormente.
Innanzitutto l`utilizzo del marchio: solo sulle organizzazioni od anche sui prodotti, come fosse una sorta di SA8000 del commercio equo? Questo porta con se' tutta una serie di considerazioni, soprattutto sulla necessita' di un monitoraggio indipendente e di una miglior approfondimento dei criteri.
In piu' impone riflessione alle organizzazioni italiane che fanno parte di Agices: come riuscire a far convergere un' esperienza importante come Ifat e l'FTO Mark con il percorso, sicuramente piu' partecipato e “dal basso” che le organizzazioni del commercio equo italiano hanno sviluppato in tutti questi anni? Siamo pronti ad un investimento di risorse e di energie in questa direzione? E se si', come accelerare la strutturazione del comitato del registro, che ci permetterebbe a livello italiano un monitoraggio se non altro trasparente e, per cos? dire, vendibile?
Tutto questo mentre il Fair Trade Global Journey, le manifestazioni in tutti i Paesi del mondo per far circolare l'FTO mark, si stanno moltiplicando in misura esponenziale: Sri Lanka, India, Bangladesh, Cina, Giappone, Nepal ed ora Bolivia ed Ecuador. Il prossimo anno toccher? all'Europa e, diconseguenza, all'Italia. Saremo pronti?
La centralita' del Commercio equo
L'FTO Mark potrebbe essere uno strumento importante, anche se in Italia questo non potra' prescindere dal percorso di Agices, sia per una visibilita' ed un accreditamento delle organizzazione, ma anche per una maggior tutela dell' esperienza del Commercio Equo da tutti i percorsi di Responsabilita' Sociale, di attenzione alla sostenibilita' che le imprese profit e le multinazionali stanno velocemente sviluppando in questi anni.
Aldilà del giudizio specifico, certi percorsi non sono altro che un banale greenwashing, altri sono sicuramente più sinceri e quindi apprezzabili, e' importante mantenere sul commercio equo quell'attenzione che ci ha permesso fino ad oggi di essere un modello positivo con cui confrontarsi. Cosa che, almeno in parte, ha contribuito ad una maggiore ricerca di eticità dei consumatori e, quindi, del mercato.
Quindi un marchio identificativo, ma anche una chiarezza di percorsi, una comunicazione attenta ed un serio investimento nell'advocacy potrebbero essere gli strumenti giusti per non essere totalmente assorbiti da un mercato sempre più complesso. [pagebreak]
Democrazia significa partecipazione
Una riflessione ad hoc merita il contesto della conferenza, perché crediamo sia necessario reimpostare in maniera piu' partecipata i lavori della Federazione: il solo incontro globale ogni due anni non basta, soprattutto se il rischio di una quota d' iscrizione al meeting troppo alta rischia di mettere fuori gioco i piccoli produttori, e se i gruppi di lavoro sono piu' un`occasione di confronto su temi generali che di piena partecipazione alle dinamiche della struttura (visto che durano poco piu' di un`ora).
La regionalizzazione di Ifat e' gia' una parziale risposta (Ifat latinoamerica, Ifat europa, Ifat Fair Trade Forum Asia e cosi' via), ma crediamo che un sistema sempre piu' decentralizzato e che permetta una maggior partecipazione dei membri, con Forum tematici, con meeting delocalizzati e con coordinamenti di confronto nazionali possa essere un futuro auspicato.
Vedremo cosa succedera' in questi giorni. La questione del marchio e del suo utilizzo, della partecipazione e del supporto ai produttori e alle piccole organizzazioni, della democratizzazione dei percorsi e dell'advocacy rispetto ai temi della Wto e dei diritti del lavoro saranno i temi su cui il commercio equo mondiale dovra' sempre piu' confrontarsi.
Tematiche su cui, come ROBA, stiamo cercando di portare un nostro contributo.
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Mercato,politica e Wto: quarta giornata di lavori per Ifat
Conferenza internazionale IFAT
Quito 04 maggio 2005
La questione del mercato
Una cosa ci ha sinceramente colpito di questa conferenza: la facilita' con cui i consulenti vari, sia di Ifat che di Flo, parlano di apertura al mercato dei produttori, di necessita' della grande distribuzione anche per i prodotti artigianali e come la complessita' della questione “equo-solidale” venga troppo spesso ridotta ad elemento di semplice, si fa per dire, scambio commerciale.
Sarebbe poco realistico ragionare di una “decommercializzazione” del Fair Trade, com'e' ovvio che sia; anche ROBA ricava le sue risorse dalla commercializzazione di prodotti, cosa che le permette di mantenere un lavoro politico particolarmente strutturato.
E' vero pero' che la complessita' del Commercio Equo sta proprio nella capacita' di integrare obiettivi politici, come il cambiamento delle regole, con l'apertura (attenta ed equilibrata) di un mercato sostenibile per i nostri produttori.
Il problema non e' tanto “se”, ma sinceramente “come”.
E su questo la percezione e' che diversi interventi siano un po' troppo semplicistici, come quando si definisce lo sviluppo del nostro movimento solo su una questione di prezzi, grandi o piccole superfici di vendita o di professionalizzazione delle botteghe del mondo, laddove ci siano.
Advocacy. Subito.
Per questo abbiamo cercato di intervenire in quei gruppi di lavoro dove la questione dell'advocacy, delle campagne o del cambiamento delle regole fosse centrale. Abbiamo anche oggi sostenuto nel workshop sull'advocacy la proposta di Ctm Altromercato di creare un coordinamento europeo dei soci Ifat.
Una proposta che sta velocemente prendendo piede, visto che a breve i soci Ifat europei riceveranno una comunicazione in tal senso.
Piu' difficile e' la questione delle risorse: bocciata la proposta di aumentare (seppur di poco) la quota di ammissione a Ifat per poter raccogliere soldi per l'attivita' di rapporto istituzionale, la scelta e' caduta in una sollecitazione ai membri di colabborare nella raccolta fondi, soprattutto dalle istituzioni. E queste sono state l'ulteriore argomento di confronto, visto il lavoro che Agices sta sviluppando in Italia e le proposte di legge che si stanno definendo in Belgio ed in Francia e che rischiano di far diventare il commercio equo un accozzaglia di standard al ribasso pensati per offrire opportunita' di “fair washing” alle imprese nazionali.
Cotone: un chiarimento
Oggi, su richiesta, e' stata smentita la notizia secondo la quale ci sarebbe alle porte un cotone Ogm e Fair Trade. Lo stesso Flo ha chiarito che tra Dagris e Max Havelaar ci sarebbe un accordo, ma che esclude la produzione Ogm.
Crediamo pero' sia importante continuare a monitorare la situazione.
In ogni caso, grazie a una proposta condivisa di ADM Francia, MdM Belgio, di Roba e di Christine Gent di Ifat e' nato un gruppo di lavoro Ifat sul cotone che analizzera' le questioni connesse alla sostenibilita' della filiera del tessile.
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Wto: tutti verso Hong Kong
Oggi c'e' stato anche il workshop di Monica Di Sisto di ROBA, Giorgio Dal Fiume di Ctm e di Charly Poppe dell'ufficio advocacy di Fine sulla Wto.
Crediamo che piu' che le parole e le sensazioni, valga il documento redatto da due organizzazioni italiane e due francesi, coordinato da Charly Poppe, che il 05 maggio verra' presentato all'assemblea generale di Ifat perche' venga approvato. Ve lo alleghiamo di seguito.
Risoluzione per IFAT AGM presentata da ROBA dell'Altro Mondo, Ctm Altromercato, Artisans du Monde e PFCE (la Piattaforma nazionale francese del Commercio Equo) presentata con il consenso unanime dei partecipanti al workshop su Commercio Equo e Wto
Quito, May 2005
Posizione comune verso Hong Kong
IFAT sostiene l'iniziativa di FINE che ha preso l?iniziativa di arrivare alla stesura di un documento politico commune del commercio equo e solidale sul commercio internazionale per la prossima ministeriale della Wto a Hong Kong (Dicembre 2005). IFAT sollecita FINE a tener conto nella sua posizione di
pressione politica le seguenti priorita':
1) Al centro del documento deve essere collocata la prospettiva dei produttori piccoli e marginalizzati, come la parte della societa' tra le piu' colpite dai negoziati commerciali globali e come l'obiettivo primo per un vero ciclo negoziale orientato allo sviluppo;
2) Dobbiamo chiedere il cambiamento delle regole della WTO e esigere che esse lavorino a beneficio dei Paesi piu' deboli, dei piccolo produttori e delle loro comunita';
3) Le regole della WTO debbono essere sottomesse agli accordi e alle convenzioni internazionali sui diritti umani, del lavoro e dell'ambiente;
4) Le regole della Wto debbono rispettare i principi fondamentali della sovranità alimentare e dello sviluppo sostenibile;
5) Le regole della Wto non debbono impedire agli Stati membri di avere il controllo delle proprie economie, sulle proprie politiche di sviluppo e sul proprio spazio politico.
Attivita' a Hong Kong
1) IFAT invita i suoi membri a partecipare alle attivita', ai movimenti e alle reti della societa' civile che lavorano in direzione e saranno presenti alla prossima ministeriale della Wto a Hong Kong (Dicembre 2005);
2) IFAT riconosce che diversi suoi membri sono gia' impegnati nella attivita' della societa' civile in vista della ministeriale di Hong Kong. In particolare IFAT riconosce l'iniziativa presa dall'Asian Fair Trade Forum di partecipare al progetto coordinato da IATP di tenere una Fiera del Commercio Equo e un Simposio sul commercio e la sostenibilita' nel corso del Summit di Hong Kong, in collaborazione con Oxfam Hong Kong, Gerster Consulting, ICTSD and Equiterre;
3) IFAT chiede all'Asian Fair Trade Forum di comunicare e facilitare la partecipazione dei membri Ifat a queste attivita', in particolare con la creazione di una lista di discussione internet;
4) IFAT da' la responsabilita' all'Asian Fair Trade Forum di dare visibilita' alla pertecipazione di IFAT alla preparazione e alla prossima ministeriale della Wto a Hong Kong;
5) IFAT riconosce gli sforzi profusi dal Fair Trade Advocacy Office (FTAO) stabilito all'interno di FINE per raccogliere fondi atti a sviluppare azioni coordinate nella preparazione e a Hong Kong, per rafforzare la voce del movimento del commercio equo nel dibattito sulla Wto;
6) IFAT riconosce che il livello d'ambizione di queste attivita' dipendera' dall'approvazione del progetto inviato alla DG Trade (Commissione Europea) nell'Aprile 2005;
7) IFAT sollecita i propri membri, l'Asian Fair Trade Forum e FINE a coordinarsi e a unire gli sforzi per la ministeriale di Hong Kong e affida la responsabilita' all'FTAO di assicurare che questo obiettivo sia raggiunto.
La delegazione di ROBA a Quito:
Monica Di Sisto
Alberto Zoratti