Ambiente
L’acqua è una merce
La recensione al libro di Luca Martinelli, edito da Ae, pubblicata sul numero di maggio di Le Monde Diplomatique (edizione italiana)
Da un paio di settimane è in corso in Italia la raccolta di firme per un referendum abrogativo di articoli di legge relativi alla privatizzazione dell’acqua. A guidare la raccolta di firme per il triplice referendum (tre per togliere di mezzo i vari aspetti della privatizzazione) e in generale il movimento sull’acqua bene comune è un Forum che raccoglie le persone della più disparata provenienza e i gruppi che agiscono insieme per difendere questa particolare visione del mondo.
Si può abitare la Terra senza distruggerla o peggiorarla per motivi egoistici, ma anzi agendo per difenderla? Mettendo al primo posto i valori di democrazia e uguaglianza che compongono un bene comune?
Uno tra i giovani presentatori dei quesiti referendari contro la mercificazione dell’acqua, il 24 aprile in Cassazione, è Luca Martinelli, autore, proprio in queste circostanze di un libro, L’acqua è una merce. Il titolo appare a prima vista contraddittorio con l’assunto, nonostante il sottotitolo attenui un po’ la posizione estrema: «Perché è giusto e possibile arginare la privatizzazione». Spiega Martinelli: «"L’acqua è una merce" è e vuole restare un titolo provocatorio.
Perché non diventi realtà, la società deve tornare a considerare l’acqua un bene comune e il servizio idrico integrato un servizio pubblico d’interesse generale. Da gestire fuori da logiche di profitto».
Il libro, di piccole dimensioni, è doppiamente utile: è un riassunto esemplare per quelli del Forum che sanno di che si tratta, sono bene informati, ma trovano utile disporre di un testo per discutere e convincere altri, fare propaganda, conquistare neofiti; ed è anche un sillabario di primo intervento, un manualetto per gli altri, quelli che vivono tranquilli mentre gli rubano l’acqua.
È dunque molto importante la chiarezza dell’autore, che agisce in territori spesso poco esplorati o solcati da false piste truffaldine.
Egli sollecita l’attenzione dei lettori in modo molto determinato, ma senza frasi roboanti. E sono almeno due gli aspetti sollevati da ricordare. Il primo è, di nuovo, il titolo: l’acqua è, già adesso, una merce e sarebbe un’ipocrisia sostenere il contrario. E viene spiegata l’origine di questa deriva: la ben nota legge Galli del 1994 che se a parole proclama che l’acqua è pubblica, nei fatti, dopo aver lanciato nel frasario legislativo il servizio idrico integrato definisce all’articolo 13 le modalità per pagarlo a costo pieno.
Il principio che secondo Martinelli nessuno (nessuno dei privatizzatori dell’acqua e dei loro aiutanti e propagandisti) mette più in discussione è quello che il servizio, salvo casi specialissimi, deve essere messo a gara e che il costo di esso e quindi in definitiva dell’acqua, deve essere pieno, comprendendo nella parola pieno anche il profitto dell’impresa che gestisce il servizio. Di conseguenza l’acqua privata costa di più, per definizione, di quella pubblica. Le imprese sono poi le multinazionali che si contendono il lauto affare, ma a volte si accordano tra loro dando luogo a false gare, a scapito dell’ente pubblico che dà loro retta e degli utenti che pagano. Il secondo aspetto che l’autore segnala è quello relativo al cosiddetto decreto Ronchi, dal nome di Andrea Ronchi l’attuale ministro dei rapporti europei. In Parlamento, con un’opposizione inconsistente, è stata fatta passare come applicazione di una norma europea la scelta, invece tutta italiana di escludere ogni gestione di carattere pubblico e ogni controllo pubblico sul servizio idrico integrato. In tutto il mondo la soluzione di acqua privata, dopo un periodo di fortuna è oggi contestata apertamente. Le comunità locali imparano a cavarsela con dignità e capacità tecnica crescente. In Europa c’è del privato e del pubblico. Solo un malintenzionato potrebbe dire che il privato è legge per tutti.