Ambiente
Il manifesto di una nuova primavera idroelettrica
L’International Energy Agency vaticina il raddoppio della capacità installata entro il 2050. La costruzione, cioè, di migliaia di dighe. Senza alcune considerazione dell’impatto sull’ambiente e sulle comunità locali. Un "rapporto" realizzato in collaborazione con le industrie del settore, dove -secondo International Rivers- "la propoganda viene spacciata per scienza"
Da qui al 2050 corriamo il rischio di veder raddoppiare la capacità idroelettrica installata, fino a quasi 2mila GigaWatt. Uno scenario preoccupante, disegnato dal rapporto “Technology Roadmap on Hydropower”, appena pubblicato dall’International Energy Agency (Iea), e una lettura cui si oppone International Rivers, spiegando che si tratta di "propaganda spacciata per scienza".
Il rapporto dell’Iea, infatti, prevede la costruzione di migliaia di nuove dighe, in particolare in Cina e negli altri Paesi asiatici e in Africa. Lo studio riconosce che “l’idroelettrico è una fonte di energie rinnovabili matura e concorrenziale in termini di costi, che già oggi gioca un ruolo importante nel mix elettrico, contribuendo con oltre il 16% dell’energia prodotta in tutto il mondo, e circa l’85% di quella prodotta da energia rinnovabili”, ma non tiene in considerazione in modo adeguato i limiti.
Secondo Peter Bosshard, direttore di International Rivers, quella dell’Iea è “propaganda”: “Il rapporto è stato preparato in forte cooperazione con l’industria idroelettrica. I curatori del rapporto per conto dell’International Energy Agency hanno consultato 34 esperti, 29 dei quali lavorano per le imprese del settore o per altre istituzioni che promuovono questa tecnologia. Non stupisce che una lobby prepari un rapporto di parte che non poggia su basi scientifiche. Appaiono meno chiari, invece, i motivi per cui i governi membri dell’Iea debbano pagare per legittimare un ‘articolo di propaganda’”.
“Technology Roadmap on Hydropower”, ad esempio, non tiene conto di un “dato di fatto”, ovvero che nel 2011 la nuova capacità installata di energia idroelettrica, 25 GigaWatt, è terza rispetto all’eolico (40 GW) e al solare (con una capacità installata di 30 GW). “Un trend -scrive Bosshard- su cui l’Iea rimane in silenzio”.
Il rapporto non considera nemmeno il rischio che corrono decine di milioni di persone, in tutto il mondo, ovvero quello di perdere le proprie case e le proprie terre, inondate dai bacini delle nuove dighe: “I luoghi più consoni alla realizzazione di centrali idroelettriche son già stati utilizzati -spiega Bosshard-. Il rapporto prende in considerazione l’ipotesi che gli impianti idroelettrici “possano avere effetti negativi sulla fauna acquatica e sugli esseri umani”, ma spiega che “tutti questi effetti possano essere mitigati da programmi accurati di ‘gestione dei flussi’”, affermazioni già ampiamente contraddette dal rapporto indipendente della World Commission on Dams.
L’aspetto più controverso del rapporto, secondo il direttore di International Rivers, è tuttavia quello che invita i governi a “supportare” nuovi progetti idroelettrici, anche attraverso i sussidi (come già fanno una quarantina di Paesi, tra cui Usa, Cina, India e Brasile). I governi, spiegano le raccomandazioni finali del rapporto, dovrebbero “promuovere una accettazione dei progetti idroelettrici sia verso il settore pubblico che verso i privati”, “ridurre i tempi amministrativi per i progetti idroelettrici”, compresi quelli legati alle valutazioni d’impatto ambientale, “sviluppare efficaci modelli finanziari per supportare progetti di dimensioni adeguate in particolare nei Paesi in via di sviluppo”.
“Technology Roadmap on Hydropower”, più che un rapporto il manifesto di una nuova primavera idroelettrica.