Ambiente
Uno stadio al cubo
di Luca Martinelli —
Il progetto della "città della Roma", che accompagna al nuovo tappeto verde su cui correrano i calciatori della Lupa quasi un milione di metri cubi di edifici, è il primo frutto della "legge sugli stadi di proprietà" in vigore da gennaio 2014. In un commento di Legambiente tutti i limiti del progetto.
Il caso del nuovo stadio della Juventus su Altreconomia
La realizzazione del nuovo stadio della Roma non è mai stato (solo) una questione sportiva: la società è quotata in Borsa, e l’intervento si accompagna a una previsione urbanistica di quasi un milione di metri cubi di nuovi interventi "extra stadio" nell’area di Tor di Valle, alla periferia della Capitale.
Ciò che sta accadendo in questi giorni, e che dovrebbe portare il Comune di Roma a votare la "pubblicità utilità" dell’opera, è l’esemplificazione di un processo che Altreconomia racconta da anni (qui il servizio di copertina del settembre 2012, dedicato allo stadio della Juve), e che con l’entrata in vigore dal gennaio 2014 della cosiddetta "legge sugli stadi" -in realtà tre commi 303-306, della legge di Stabilità (n. 147/2013)– ha trovato una corsia preferenziale: lo stadio "privato" diventa lo strumento per urbanizzare una nuova area, e per realizzare interventi di edilizia residenziale, commerciale o per servizi "funzionale" alla sostenibilità economica del progetto.
Legambiente Lazio, che nel corso degli anni ha realizzato più dossier in merito ai progetti avanzati dalla proprietà della Roma, ha diffuso l’ennesimo comunicato stampa, sottolineando come "nel progetto complessivo siano però ancora troppe le questioni che non vanno: dal parco del Tevere che si limita ad essere una piccola area prospiciente allo stadio senza ‘respiro’ cittadino, alle enormi cubature ancore previste tagliate di soli 102.400 metri cubi dei più di 900 mila previsti inizialmente, alla metro che non raggiunge Muratella".
“Sono totalmente fuori misura le nuove cubature a Tor di Valle, anche a fronte del ‘tagliato’ effettuato -dichiara Roberto Scacchi direttore di Legambiente Lazio– se prima erano previste costruzioni pari a 10 grandi hotel come l’Hilton -famoso scandalo urbanistico negli anni ’60 da 100 mila metri cubi- oggi gli hotel sono 9, ma la sostanza non cambia e si tratta sempre di un’enorme colata di cemento sulla capitale. Ci domandiamo dove siano andate a finire le promesse di recupero delle periferie e di nessuna nuova costruzione in territori non urbanizzati, in questo senso torniamo a chiedere il ‘saldo zero’ sulle previsioni complessive di piano tenendo in conto che nei municipi che formano il quadrante urbano sono in previsione o in attuazione più di 10 milioni di mc. Bene le prescrizioni della Regione Lazio sulla riduzione delle cubature a cui bisognerà dare seguito nella Conferenza dei Servizi e sulla tutela della Tenuta dei Massimi a cui è seguito l’adeguamento progettuale”.
Intanto è stato reinserito il progetto di prolungamento della Lina B a Tor di Valle, scongiurando un disastro di traffico come quello che sarebbe avvenuto puntando tutto sul traffico su gomma, e scongiurato un altra Tor Pagnotta, 1 milione di metri cubi senza l’ombra di una metro: "Sulla metro siamo stati ascoltati" commenta Legambiente, che già in un dossier presentato a fine luglio denunciava infatti "la scomparsa" dal progetto dello Stadio della Roma degli interventi sulla Linea B chiedendone il prolungamento almeno da Eur Magliana a Tor di Valle.
“L’intervento immobiliare legato allo stadio rimane di una dimensione assolutamente inaccettabile, aggiungendo cemento e consumo di suolo a un piano regolatore già sovradimensionato. Andremo a vedere con attenzione le carte dell’accordo per verificare il rispetto della legge e chiediamo che nella conferenza dei servizi si prendano impegni seri sul Tevere, con la creazione di un parco fluviale, e sui rischi idrogeologici connessi. Dal punto di vista dei trasporti, se da una parte siamo soddisfatti che, dopo le nostre richieste, si parli di prolungamento della metropolitana fino allo stadio, ma questo deve essere solo il primo passo, Roma ha bisogno di una cura del ferro e chiediamo al Comune e alla Regione di far diventare una priorità della città il prolungamento a Muratella, dove si incrocia la linea FM1 e dove sono previsti 1,2 milioni di nuovi metri cubi –commenta Edoardo Zanchini vicepresidente nazionale di Legambiente-, e poi fino a Corviale. È un intervento, questo davvero, di riqualificazione delle periferie e a costo limitato perché non ha bisogno di gallerie ma può essere realizzato all’aperto come già si fa a Tor di Valle”.
Legambiente, intanto sta lavorando a un dossier in cui focalizzerà i 10 errori dello stadio, in seguito a quanto già pubblicato a fine luglio con tre richieste di modifiche sostanziali: l’abbattimento delle enormi cifre di cubature previste oltre lo stadio, la realizzazione di una metropolitana, la valorizzazione del Tevere con la creazione di un parco fluviale di fruizione per la cittadinanza.
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