Ambiente
Tangenti e area ex Falck: il ruolo delle banche
Il ruolo di Intesa Sanpaolo: la strategia del "cambio di cavallo" nelle parole di Giuseppe Pasini. Mentre la procura indaga un manager della banca
La vicenda relativa al recupero dell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, è da settimane in primo piano sui maggiori quotidiani del Paese. Tutto “merito” dell’inchiesta giudiziaria che vede tra gli indagati anche l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati (già sindaco della città di Sesto, già capo della segreteria di Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico), che ha portato i media a sollevare la coperta che -per una decina d’anni- ha nascosto all’opinione pubblica, ma anche ai cittadini sestesi, tutte le scelte prese dall’amministrazione comunale in merito alla bonifica e riqualificazione dell’area che ha ospitato per tutto il Ventesimo secolo le storiche acciaierie Falck.
Penati c’entra, ma non è il solo. Non parliamo del “Sistema Sesto”, com’è definito dalla stampa. Leggendo le 83 pagine dell’Ordinanza di applicazione di misure cautelari che ha portato in carcere l’assessore all’Urbanistica del Comune di Sesto San Giovanni Pasqualino Di Leva (suoi quotidiani è definito “ex”, ma vale la pena specificare che le sue dimissione sono avvenute un mese fa) emerge un aspetto interessante che riguarda la filiera immobiliare (banche & cemento), e che aiutano a rispondere alla domanda che si son posti in questi anni molti cittadini sestesi, a cominciare da quelli che contro il Piano di governo del territorio avevano opposto un ricorso al Tar, di cui parliamo sul numero di settembre di Ae. Cioè: “Perché non è possibile prendere in considerazione un’altra idea di riqualificazione per l’area ex Falck?”.
Gli elementi indicati nell’Ordinanza dal giudice per le indagine preliminari Anna Magelli dovranno essere provati in giudizio, ma vale la pena sottolineare quest’aspetto, cui i media ancora non hanno dato rilevanza.
Riguarda il ruolo degli istituti di credito: Giuseppe Pasini è l’imprenditore sestese che aveva acquistato l’area ex Falck dalla famiglia Falck. Nel 2002 (sindaco di Sesto è già Oldrini) presenta al Comune un progetto da realizzare sull’area. Nel 2005, dopo tre anni di silenzio da parte dell’amministrazione, decide di cedere a Luigi Zunino, che lui non conosceva. La regia è di Banca Intesa, come spiega Pasini. È il “cambio di cavallo”: “Gli interessi per il finanziamento che avevo ricevuto da Banca Intesa [quando aveva rilevato l’area dai Falck, ndr] continuavano a lievitare: ammontavano a circa 14 milioni di euro l’anno, […]. Non lavorando, non avevo modo di guadagnare e così di ripianare il debito. Gli anni che vanno dal 2000 al 2005 rappresentano un periodo nel quale ho dovuto progressivamente vendere tutte una serie di proprietà per cercare di far fronte ai pagamenti che la banca comunque esigeva. Nell’ultimo periodo il dottor Saviotti, subentrato al dott. Baraggia nella gestione dell’area crediti di Banca Intesa [oggi è consigliere delegato e vice presidente del consiglio di gestione del Banco Popolare, ma anche consigliere di Nuovo Trasporto Viaggiatori, Inter, Tod’s, Stefanel, ndr], mi fece presente che se non avessi eseguito i pagamenti delle rate il mio debito sarebbe stato iscritto a sofferenza con tutte le conseguenze che ne derivavano. Fu così che arrivai alla determinazione di vendere l’area Falck (…). Saviotti mi propose alla fine di cedere l’area ad un immobiliarista che non conoscevo, Luigi Zunino. La presentazione dell’acquirente è stata fatta dalla banca e fu Saviotti ad assicurarmi che questa persona avrebbe pagato per contanti. Mi venne rappresentato inizialmente, sempre da Saviotti, che il prezzo avrebbe dovuto essere 200 milioni di euro. Io mi opposi fermamente, era davvero troppo poco, considerato avevo speso 380 miliardi di vecchie lire per acquistare l’area ed interessi per cinque anni pari ad euro 14 milioni l’anno circa. Sono riuscito a strappare il prezzo finale di 218 milioni che mi sono stati corrisposti immediatamente e con i quali ho estinto il debito contratto con il finanziamento erogato a suo tempo da Banca Intesa”.
Dopo cinque anni, ma è storia recente, Zunino è stato costretto a cedere l’area ex Falck. A quel punto il debito nei confronti di Intesa Sanpaolo da parte di Immobiliare Cascina Rubina, la società attraverso la quale Zunino controllava l’area, era lievitato a 274 milioni di euro. La banca è stata costretta ad un nuovo cambio di cavallo. E “il prescento”, come lo abbiamo descritto nel gennaio 2011 su Altreconomia, è stato Davide Bizzi. Probabilmente la ruota avrebbe continuato a girare, se non si fosse messa in mezzo di nuovo la magistratura.
(Post scriptum: martedì 30 agosto, l’inchiesta sulle tangenti di Sesto San Giovanni "tocca" il livello banche. Risulta indagato un manager di Biis, la Banca infrastrutture investimenti e sviluppo del gruppo Intesa Sanpaolo, in relazione a presunte tangenti legate all’acquisto di azioni della Serravalle da parte della Provincia di Milano. È così che tutti i quotidiani mainstream danno ampio risalto alla notizia (solo Il Sole 24 Ore omette un richiamo in prima pagina). Le affermazioni di Pasini che abbiamo riportato due giorni fa -vedi sopra- probabilmente non daranno mai il via ad alcuna indagine sul management di Intesa Sanpaolo, ma restano esemplari di un modo di far affari, di un rapporto perverso tra istituti di credito e immobiliaristi. Coperto dal confine labile tra ciò che è illegale e ciò che è lecito, ma moralmente ed eticamente ingiustificabile.)