Ambiente
Quel che dovreste sapere delle foreste (e non vi dicono)
La distruzione è nella carta che avete tra le mani
I media italiani l’hanno presa come una buona notizia, una delle tante meteore che affollano i mezzi di comunicazione a ricordarci che forse non va tutto così male come sembra e a rassicurarci sui nostri stili di vita pesanti, ma comunque sostenibili. “Tornano le foreste”, “Foreste sempre più protette” sono alcuni dei titoli usciti insieme all’anticipazione del Global Forest Resources Assestement della Fao (Food and Agricolture Organization), il rapporto quinquennale sullo stato delle foreste nel mondo.
La buona notizia sarebbe che il tasso di deforestazione è diminuito, cioè si tagliano un po’ meno alberi: se ne sono perse circa 13 milioni di ettari ogni anno fra il 2000 e il 2010, mentre erano 16 milioni negli anni ’90. Nell’ultimo decennio un’area vasta tre volte e mezzo l’Italia. La perdita definita “netta” è invece minore, poco più di 5 ettari, dal momento che la deforestazione è compensata dall’espansione delle piantagioni, considerate alla stregua di foreste: stiamo parlando di 7 milioni di ettari di nuove distese, prevalentemente in Cina, India e Vietnam. Davvero una buona notizia?
“E’ un’interpretazione poco convincente –spiega Sergio Baffoni campaigner sulle foreste di lungo corso prima a Greenpeace e oggi a Terra! Onlus– dal momento che proprio l’espansione delle piantagioni, come quelle di acacia e palma da olio è divenuta nell’ultimo decennio uno dei principali fattori di deforestazione che resta alta proprio nelle aree di foresta primaria, vale a dire negli ecosistemi più ricchi e complessi, i più difficili da restaurare”. La raccolta dei dati da parte della Fao si basa sulle cifre fornite dai governi e sul monitoraggio satellitare il quale è però non sempre completo. “Prendiamo per esempio –spiega ancora Baffoni- il caso del prelievo selettivo di legni pregiati, molto praticato in Africa. Le operazioni forestali non lasciano sempre un impatto visibile dalle rilevazioni satellitari. Ma le strade che sono state aperte dalle compagnie del legno, hanno già condannato quelle foreste. Infatti vi transiteranno liberamente bande organizzate di cacciatori di frodo e compagnie illegali del legno, fino a quando la foresta, completamente svuotata, verrà convertita in terreni agricoli”. Si calcola che operazioni come queste ogni giorno facciano scomparire tra le 50 e le 150 specie animali: circa due terzi delle specie viventi risiedono nelle foreste, la vera culla della biodiversità e reale antidoto a cambiamenti climatici: immagazzinano 289 gigatonnellate (gt) di carbonio negli alberi e nella vegetazione e la deforestazione sta diminuendo questo prezioso stoccaggio di 0,5 gt all’anno. Le foreste, da antidoto per i cambiamenti climatici, stanno diventando causa dei cambiamenti climatici stessi, sprigionando carbonio durante le loro distruzione. Al tempo stesso il cambio climatico uccide le foreste in una perversa spirale: secondo dati della Nasa, pochi gradi in più basteranno ad uccidere circa un terzo degli alberi in Amazzonia. A sua volta il fenomeno porterebbe a un innalzamento della temperatura della regione in grado di cancellare l’85 per cento dell’intera foresta. Secondo uno studio del servizio geologico statunitense già 88 foreste sono scomparse a causa del cambiamento climatico. Contemporaneamente, l’aumento della desertificazione e dei conflitti per l’acqua, rischia di essere esacerbato dalla scomparsa delle foreste, che generano, è bene ricordarlo, i grandi fiumi del Pianeta.
Al cuore del problema c’è il business della cellulosa, materia prima per la produzione della carta. Prendiamo il caso indonesiano. “La principale causa di distruzione delle foreste di quel paese –spiega Baffoni- è la conversione in piantagioni di acacia per rifornire l’industria della carta. La APP, il principale gruppo cartario indonesiano, è divenuto il principale attore di questa distruzione, abbattendo vaste aree di foreste in Sumatra e Borneo e convertendole in piantagioni finalizzate alla produzione di cellulosa. In questo modo minaccia la sopravvivenza di intere specie animali, di comunità indigene e provoca un impatto diretto sul clima globale. Questa impresa ha distrutto da sola un milione di ettari di foresta, un’area grande come tre volte la Val d’Aosta. La sua continua espansione sui mercati internazionali, dovuta al basso costo della materia prima prodotta con metodologie devastanti, fa sì che la APP abbia un continuo bisogno di espandere le proprie piantagioni, distruggendo quel che resta delle foreste di Sumatra, e affacciandosi a quelle del Borneo e della Nuova Guinea”. La foresta in Indonesia dà da vivere a 30 milioni di persone e ospita 300 gruppi indigeni.
La onlus Terra! ha scoperto che uno dei principali fornitori di packaging delle griffe, la PAK 2000, era una controllata della APP, e ne veicolava le fibre nel mondo della moda, sotto forma di shopper e packaging. Si è alleata con il Rainforest Action Network ottenendo con una forte azione di campagna la rottura dei contratti con PAK2000 da parte di imprese come Tiffany, Gucci, Balenciaga, e Versace, riconvertendo i propri acquisti a prodotti certificati Forest Stewardship Council (FSC). “Per evitare di perdere tutti i propri clienti –racconta Baffoni-, alla fine PAK 2000 si è impegnata a chiudere i contratti di fornitura dalla APP o altre imprese coinvolte nella deforestazione, e usare solo fibre certificate FSC. Per dare credibilità a questa mossa, PAK 2000 ha dovuto liberarsi del controllo azionario della APP”. Sparita dalle griffe, la carta incriminata continua a essere consumata in Italia, primo importatore europeo di cellulosa indonesiana. Terra! non si è arresa, ha preso il telefono ed ha contattato centinaia di operatori: cartiere, tipografie, editori, per avvertirli dei rischi connessi all’utilizzo di questa carta. Gli attivisti sono andati alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna rivolgendosi a centinaia di editori perché molti di libri cartonati per la prima infanzia vengono stampati in Cina e contengono fibre provenienti dalle foreste pluviali. Un’ azione che ha portato diversi editori ad abbandonare quel tipo di carta. Il 30 marzo, nel pieno della campagna contro l’occupazione del mercato da parte dei prodotti della APP, sito web dell’associazione Terra! e quello di Salvaleforeste.it sono letteralmente spariti. Chiunque provasse a visitarli, visualizzava una scritta che spiegava come stesse per visitare un sito “malevolo” ossia fatto per estorcere password al visitatore. “Oscuri hacker –racconta Baffoni- vi avevano inserito dei codici che rimandavano a virus, in modo di far catalogare il sito come "malevolo", facendolo così bloccare dai motori di ricerca e perfino dai più popolari browser”.
La App all’assalto dell’Italia
Un’ironica caricatura di campagna pubblicitaria, con tanto di gigantesco striscione, di 200 metri quadrati che recita: "Per deforestare abbiamo carta bianca: le cartiere Pigna contribuiscono ogni giorno alla distruzione delle foreste secolari". La storica cartiera italiana è finita nel mirino degli attivisti per le foreste il 10 maggio, giorno di presentazione a Roma del nuovo rapporto sulle attività forestali distruttive del colosso indonesiano Asia Pulp & Paper (APP). La beffa è stata ispirata al rapporto "Tigri di carta", pubblicato da Terra!, dove si denuncia che anche le Cartiere Paolo Pigna acquistano carta e prodotti lavorati dal colosso cartario asiatico Asia Pulp and Paper (APP). Come mostrano fonti di Terra!, la APP si appresta a conquistare il mercato italiano ed europeo. L’Italia infatti è il principale acquirente europeo di carta indonesiana, con importazioni che superano le 77.000 tonnellate tra carta, cartone, cellulosa, per un valore di oltre 40 milioni di euro. Nel 2009 editori, tipografie e rivenditori italiani di carta, ne hanno acquistata oltre 40.000 tonnellate soltanto dalle cartiere indonesiane del gruppo APP. Fonti di Terra! Hanno scoperto che anche le Cartiere Paolo Pigna, note per il loro impegno nella sostenibilità ambientale, acquistano prodotti da imprese del gruppo APP per diverse migliaia di euro.
Immagini disponibili al link: http://www.terraonlus.it/immagini-app
Per maggiori informazioni: Rapporto "Tigri di carta": http://www.terraonlus.it/it/blog-categoria/273-tigri