La conversione al nucleare è davvero una magica lampada di Aladino, priva di rischi e di incertezze, che può salvare il Pianeta dalla crisi climatica e l’Italia dalla crisi energetica? Da dove arrivano e soprattutto dove ci portano i “proclami atomici” venduti a piene mani nella campagna elettorale per le politiche 2022?
L’agile dossier “Populismo nucleare” a cura di Carlo Gubitosa smonta la retorica della panacea, adottando un sano e rigoroso esercizio del dubbio. Non una guida tecnica o un manuale politico ma una raccolta di dati, informazioni ed episodi di cronaca che restituisce parte dei dubbi e degli interrogativi che circondano la complessità legata alla tecnologia nucleare. Conoscenze per non ripetere gli errori del passato e difendersi dalle finte soluzioni populiste sul tema dell’energia, che alimentano la propaganda dei partiti, delle lobby e di qualche anonimo gruppo di “consulenti”.
Con una lucida prefazione di Mario Tozzi a mostrare come il “nucleare non conviene e impedisce di sperimentare nuove fonti più sicure”, e la traduzione italiana di un intervento all’assemblea generale dell’Onu di Setsuko Thurlow, “hibakusha” sopravvissuta alla bomba atomica di Hiroshima, che ha richiesto di sostituire il diritto di accedere all’energia nucleare stabilito dal Trattato di non proliferazione del 1968 con il diritto “di accesso e assistenza tecnologica per le energie rinnovabili provenienti dal sole, dal vento e dalle maree”.
Altreconomia, in accordo con l’autore, ha deciso di realizzare e diffondere gratuitamente “Populismo nucleare” come contributo culturale al dibattito pubblico che su questo tema è, da tempo, inquinato.