128 pagine / 11×18 cm / 2018
Tutti i segreti e le virtù della canapa. Una pianta ecologica, terapeutica, rivoluzionaria
La cannabis è una risorsa straordinaria: una pianta che cresce senza chimica, combatte il climate change, è in grado di sequestrare più C02 di un bosco e di depurare i terreni. I princìpi attivi contenuti nelle sue infiorescenze possono lenire il dolore di gravi malattie e contribuire a curarne altre. La sua fibra si trasforma in tessuti sani, resistenti e sostenibili.
I suoi semi e il suo olio sono dei veri e propri superalimenti, tra i più ricchi di proteine e nutrienti. È un materiale perfetto per costruire una casa in bioedilizia. Può sostituire in modo efficace ed ecologico il cotone e molti tra i derivati del petrolio.
Oggi la canapa – a lungo osteggiata da petrolieri e benpensanti – è tornata a essere coltivata ed è inoltre protagonista in molti Paesi di un vivace dibattito sul suo utilizzo terapeutico e “ricreativo”. Questo libro va oltre i tabù culturali che ostacolano la diffusione di questa preziosa pianta, e ne illustra tutte le virtù e i segreti.
Introduzione: La riscoperta della canapa
Cannabis sativa L., identikit di un’eco-pianta
La pianta madre dell’economia verde ha foglie a sette punte: è alta e robusta, adatta alla coltivazione con metodi naturali; assorbe CO2 e depura i terreni; cresce rapidamente per lasciare spazio ad altre colture; le proprietà nutrizionali dei suoi semi ne fanno un toccasana per la salute; mentre i fiori, impiegati in medicina, hanno importanti proprietà curative. La canapa è una pianta antichissima della quale ci siamo dimenticati (o, per meglio dire, hanno fatto in modo che ce ne dimenticassimo).
L’Italia, da secondo produttore mondiale che era fino agli anni Quaranta del Novecento, ha poi abbandonato questa coltura amica dell’ambiente: per la fatica della lavorazione manuale, per i pregiudizi sui suoi presunti effetti psicotropi e – soprattutto – per l’interesse delle grandi multinazionali, orientate all’industria del petrolio e dei suoi derivati. Ma, in questi tempi in cui si parla molto di cambiamenti climatici e dell’urgenza di trovare un modello alternativo da seguire per la sopravvivenza, la canapa rappresenta una possibilità per il futuro.
“Cambiamo il sistema, non il clima”, recitava uno slogan dei movimenti in manifestazione alla Conferenza internazionale sul clima di Parigi (anche nota come COP21) del dicembre 2015, proprio nel periodo in cui stavo scrivendo per Altreconomia “Il filo di canapa”, che rappresenta il prodromo del libro che state leggendo. Un primo passo da fare insieme verso questo cambiamento è l’uscita dalla dipendenza del petrolio e la scelta della canapicoltura va esattamente in questa direzione.
Così, mentre i governi mondiali discutevano lo storico accordo che definisce un piano d’azione globale per limitare l’aumento del riscaldamento globale al di sotto dei 2°C rispetto ai valori dell’era preindustriale (quello che Trump ha disconosciuto poco dopo la sua elezione), al Global Village of Alternatives di Montreuil viveva il “World hemp quarter”, promosso da “Initiative Chanvre” per mostrare i tanti usi della canapa e condividere le esperienze di filiere locali, testimoniando come sia possibile una transizione verso un mondo più sostenibile.
Anche il nostro Paese, negli ultimi anni, ha riscoperto la canapa e i suoi innumerevoli usi. Grazie a “Il filo di canapa”, negli ultimi due anni ho potuto incontrare tante delle realtà che hanno scelto con coraggio di coltivare la canapa in Italia, riconoscendo in questa pianta una valida alternativa ecologica alla crisi ambientale, climatica e anche economica. Quando si nomina la parola canapa, o cannabis, ancora oggi c’è sempre qualcuno che sorride con malizia. In molti non sanno però che coltivarla (entro i limiti previsti dalla legge) è perfettamente legale e che da ogni pezzetto di questa pianta si può ricavare una materia prima utile a un impiego diverso. Dai piccoli semi oleosi, buoni da mangiare, alla resistente fibra tessile; dalle applicazioni in bioedilizia della parte interna dello stelo – quella più legnosa -, agli importanti usi terapeutici delle infiorescenze; dall’uso cosmetico a quello ricreativo.
Li raccontiamo, uno per uno, nelle pagine di questo nuovissimo libro, perchè – al di là del portato storico e culturale che pesa su questa pianta – far sì che la canapa non sia più un tabù dipende anche da noi.
Presentando tra il 2016 e il 2017 “Il filo di canapa” attraverso l’Italia ho potuto dormire in fresche lenzuola di canapa, assaggiare una tisana di foglie di cannabis, intrecciarne la fibra con la tecnica del macramè per ottenere un braccialetto, indossare una maglia di canapa tinta naturalmente, assaggiare un piatto di tagliatelle preparate con farina di canapa e un bicchierino di liquore verde fosforescente, entrare in una casa in costruzione con biomattoni di calce e canapa, guardare un libro di fotografie storiche sulla canapicoltura – dove le donne sono, con le piante, sempre protagoniste – o entrare in un campo dove gli steli delle piante erano già ben più alti di me (e ancora mancava per arrivare al tempo della raccolta).
E potrei continuare a lungo: perchè la riscoperta della canapa è stata, in questo tempo, una pratica collettiva, d’incontro con le numerose realtà che, dal basso e in cooperazione con la comunità scientifica e gli enti locali, stanno facendo informazione indipendente su questa filiera e avviando pratiche virtuose di coltivazione e trasformazione della pianta. Vorrei allora ringraziare le tante realtà che mi hanno dato l’occasione di approfondire nel tempo la conoscenza della canapa e anche chi mi ha accompagnata in questi viaggi di sorprendenti scoperte.
Infine, una piccola dedica di questa nuova edizione del libro a Nora: con i suoi 11 anni è anch’essa una giovane pianta, che cresce per il nostro futuro.
Rassegna stampa