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Ambiente / Opinioni

Orte-Mestre al via: effetti dello Sblocca-Italia

Il CIPE ha approvato definitivamente, il 10 novembre, il progetto della lunghissima autostrada tra Lazio e Veneto, che per effetto del decreto convertito in legge la settimana scorsa potrà godere dei benefici della "defiscalizzazione", uno sconto di quasi 2 miliardi di euro su un investimento di 10. L’opera verrà realizzata e gestita da un soggetto privato. Sono aiuti di Stato? 

Lo Sblocca-Italia ha effetti immediati, come si legge sul sito del Comitato interministeriale per la programmazione economica, che nella riunione del 10 novembre ha approvato “definitivamente il progetto preliminare dell’autostrada Orte–Mestre dal valore complessivo di 10 miliardi di euro” e lo ha fatto “alla luce delle novità normative introdotte dal decreto ‘Sblocca-Italia’”.

La vicenda è quella del “comma Orte-Mestre”, ed era stata sollevata da Altreconomia già a metà settembre, tre giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto-legge, poi convertito il 5 novembre scorso.
In pratica, “le novità normative” cui fa riferimento il CIPE garantiscono ai promotori del progetto -una società che fa capo all’ex europarlamentare PDL Vito Bonsignore, oggi esponente del Nuovo Centrodestra come il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi- la possibilità di accedere ai benefici della “defiscalizzazione”, ovvero a un finanziamento pubblico indiretto pari a circa 2 miliardi di euro, garantito a chi costruirà e gestirà l’opera grazie a uno “sconto” su IVA, IRES e IRAP.

Prima dello Sblocca-Italia, come spiega anche l’eBook "Rottama Italia", la Orte-Mestre non avrebbe potuto accedere ai benefici della defiscalizzazione, in quanto l’opera -come rilevato in estate dalla Corte dei Conti, che aveva “bocciato” il progetto infrastrutturale- era stata dichiarata di pubblica utilità prima del 2003, e la legge in vigore non lo permetteva.

Alla luce di questa nuova accelerazione dell’iter progettuale, che è figlia dallo Sblocca-Italia, come dimostra l’intervento del CIPE, suonano quanto meno fuori luogo le parole di Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati e presidente onorario di Legambiente, che il 22 ottobre -dopo il passaggio dello Sblocca-Italia in Commissione, alla Camera- ebbe modo di definire in un’intervista a Radio Città del Capo la Orte-Mestre una “boutade”. Se davvero era così, e lo ricordammo anche a Realacci, replicando al suo intervento, sarebbe stato compito dei deputati cancellare il “comma Orte-Mestre” dal testo dello Sblocca-Italia trasferito al Senato per l’approvazione definitiva. Perché così avrebbero azzerato ogni rischio di avviare la fase esecutiva della progettazione e la cantierizzazione di un’opera i cui numeri (5 regioni attraversate, quasi 400 chilometri di lunghezza) rimandano all’Italia del boom economico. Un’opera potenzialmente devastante per un numero importanti di aree protette, come raccontammo due anni fa nel reportage "Il casello incantato".

Non dobbiamo inoltre dimenticare che l’intervento legislativo in questione, seppur giustificato dall’esigenza di “sbloccare” l’iter autorizzativo di una singola opera, ha una gravità che la travalica: con l’entrata in vigore dello Sblocca-Italia, infatti, ogni grande opera “vecchia”, magari inserita in legge Obiettivo e dichiarata di pubblica utilità prima del 2003 potrebbe accadere ai benefici della defiscalizzazione.

Resta, infine, un ultimo appunto, dettato dall’ex Commissario governativo alla spending review Carlo Cottarelli a Milano, durante un incontro in cui ha tracciato un bilancio della propria esperienza col governo italiano: da un punto di vista contabile, un “beneficio fiscale” equivale a un “contributo”. Se quello previsto per la Orte-Mestre è aiuto di Stato, lo deciderà l’Europa.   

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