Ambiente / Opinioni
Gli oceani, un ringraziamento dovuto
I mari si scaldano a causa dell’effetto serra. E la variazione delle loro temperature ha influenze su scala globale. Ma ci stanno evitando il peggio
Come esseri umani siamo portati a dare molta importanza alle condizioni dell’atmosfera in cui viviamo. Il caldo che percepiamo è dato dalla temperatura dell’aria, dalla sua umidità; e c’è chi parla di assenza di riscaldamento globale se ha freddo o se la temperatura dell’atmosfera non aumenta per qualche anno. La sostanza del riscaldamento globale, invece, è negli oceani. Sono loro a controllare cosa succede alle temperature del Pianeta, e a svolgere due funzioni essenziali, che ci hanno evitato un riscaldamento globale molto maggiore. La prima funzione è quella di assorbire quasi la metà del biossido di carbonio (CO2) che noi umani scarichiamo nell’atmosfera bruciando i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), producendo cemento e acciaio, tagliando le grandi foreste del nostro Pianeta e riducendo il carbonio contenuto nei suoli. La seconda funzione è ancora più importante, ed è quella di trattenere circa il 93% dell’energia intrappolata nel nostro Pianeta dall’aumentato effetto serra. Del rimanente 7% di energia, il 3% scalda la terra, un altro 3% fonde i ghiacci e solo l’1% scalda la nostra atmosfera e determina molti degli impatti che conosciamo; è comunque una quantità colossale di energia, ma è nulla rispetto a quanto avremmo sperimentato se non ci fossero stati gli oceani.
Questi due aiuti che ci danno gli oceani non sono gratis, indolore. Il risultato dell’assorbimento di CO2 è un aumento dell’acidità delle acque dei mari, con influenze su tante specie viventi e le catene alimentari marine: le barriere coralline, vero e proprio patrimonio di biodiversità, sono a rischio a causa dell’aumento dell’acidità dei mari. Nel 2016 ci sono stati degli eventi estesi di “sbiancamento” nella grande barriera corallina australiana, che secondo alcuni monitoraggi hanno portate alla morte di circa il 22% dei coralli.
93%: è la quantità di energia intrappolata dall’aumentato effetto serra che si accumula negli oceani; per questo gli oceani giocano un ruolo cruciale per il clima del Pianeta
Se gli oceani assorbono calore, si scaldano. Prima gli stati superficiali e via via quelli più profondi. Le variazioni nelle temperature degli oceani hanno influenze a scala globale. El Niño/La Niña, una perturbazione periodica nelle temperature di una parte del più grande dei nostri mari, l’Oceano Pacifico, è in grado di influire sulle temperature dell’atmosfera in molte parti del Pianeta: un forte “El Niño” è accompagnato a un record delle temperature globali, come accaduto nel 2016. Dell’importanza delle temperature degli oceani se ne sono accorti anche quest’anno nelle isole dei Caraibi e nel Sud degli Stati Uniti, luoghi devastati dagli uragani Harvey e Irma. L’aumento delle temperature nelle già calde acque del mar dei Caraibi ha fornito più energia agli uragani: gli uragani che incontrano questi mari surriscaldati lungo la loro traiettoria possono crescere di dimensione e potenza. Ed è molto probabile che il cambiamento climatico in futuro provocherà un aumento degli uragani più distruttivi. Infine, se l’acqua del mare è più calda, occupa più volume, e di conseguenza ne aumenta il livello medio. È un contributo piccolo rispetto ai metri di livelli del mare che potrebbero derivare dalla fusione delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, ma è il primo a manifestarsi. E se il mare è più alto, la “storm surge”, l’ondata di mare portata dal vento degli uragani, raggiunge altezze maggiore e fa più danni. Quando vediamo il mare dovremmo dirgli grazie. Ed evitare di inquinarlo, di riscaldarlo, di non distruggere il patrimonio di vita che custodisce.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Il clima è (già) cambiato” (Edizioni Ambiente, 2016)
© riproduzione riservata