Ambiente
Milano, le autostrade sono un affare privato
Approvata dal consiglio provinciale la delibera che privatizza Serravalle, la società che gestisce le tangenziali milanesi ed è azionista dei concessionari di Pedemontana e Tem. Un’operazione -avallata anche dal Comune di Milano- che azzera, di fatto, il ruolo del pubblico in merito alla mobilità nell’area metropolitana milanese.
Domenica 30 settembre, intanto, a Desio (Mb) si manifesta contro la Pedemontana
La mobilità di Milano e del suo hinterland diventa un affare privato. Martedì 25 settembre è arrivata in consiglio provinciale la delibera (in allegato) che privatizza Milano Serravalle spa, la società che gestisce la tangenziali milanesi: a finire sul mercato sarà l’intero pacchetto azionario detenuto dalla Provincia di Milano (detenuto attraverso la holindg Asam spa), pari al 52,9% del capitale della società, puntando ad incassare oltre 400 milioni di euro. Pochi giorni fa, però, anche il Comune di Milano ha scelto di cedere il suo 18,6% di Milano Serravalle spa.
Secondoa una nota diffusa in serata dall’amminiatrazione provinciale si è trattato "di un voto fondamentale per la valorizzazione degli asset della Provincia di Milano" come ha spiegato il presidente, Guido Podestà (Pdl). Che ha aggiunto: "Ai cittadini della Grande Milano abbiamo, dunque, dimostrato di avere a cuore sia il mantenimento dei servizi di alto livello che l’amministrazione garantisce ai cittadini sia la realizzazione delle grandi opere necessarie alla crescita economica e allo sviluppo del nostro territorio".
In realtà, il completamento dell’operazione vedrà mutare a cascata la composizione azionaria di Pedemontana Lombarda spa e Tangenziali Esterne di Milano (Tem) spa, ovvero delle società concessionarie di due delle tre grandi opere (inutili) in corso di realizzazione in Lombardia, due investimenti che valgono -complessivamente- 7 miliardi di euro. Oggi entrambe le opere vedono a rischio l’apertura o la continuazione dei cantieri (come spieghiamo in dettaglio sul numero di ottobre di Altreconomia), perché gli istituti bancari chiamati a finanziarle non manifestano piena fiducia nel piano economico degli interventi.
È in questo contesto che gli enti pubblici si “sfilano”. In particolare, la Provincia di Milano non dispone delle risorse adeguate per ricapitalizzare le due società, garantendo così un po’ di linfa ai cantieri, che altrimenti sono destinati alla chiusura nel dicembre del 2012.
Abbandonando la compagine azionaria della Serravalle, tuttavia, gli enti pubblici sanciscono anche che sarà il privato a studiare -e realizzare- la mobilità della città metropolitana, secondo un disegno impostato dalla giunta provinciale in carica fino al 2009, quella guidata da Filippo Penati.
Agli affari della Serravalle, oggetto di un’inchiesta della Procura di Monza, abbiamo dedicato un capitolo nel libro “La caduta di Stalingrado” (Rx Castelvecchi).
Pietro Mezzi, in giunta con Penati e oggi consigliere di Sinistra ecologia e libertà, spiegava: “Una parte della maggioranza e in particolare quella che poi è diventata il Pd (allora Ds e Margherita) considerava Asam come la holding autostradale della Provincia. All’interno della coalizione il dibattito su questo tema è stato serrato, perché a questa visione altri contrapponevano un ruolo di holding finanziaria che dovesse promuovere -oltre che autostrade- anche opere nel campo della mobilità pubblica collettiva. prevalso la posizione di chi puntava sull’idea di Asam quale holding autostradale, noi abbiamo perso. Per noi intendo Rifondazione comunista, i Verdi (cui Mezzi era iscritto, ndr) e una parte dei Ds”. “Ha vinto -chiarisce l’ex assessore provinciale – l’idea di Penati per la quale Asam dovesse guidare i processi di trasformazione del territorio in senso autostradale ed entrasse nelle principali opere in via di definizione”.
Oggi Massimo Gatti, capogruppo in Provincia di Milano per Lista un’Altra Provincia-PRC-PdCI, annuncia il proprio voto contrario sottolineando come “la privatizzazione di Serravalle rappresenterebbe una vera e propria pugnalata alle spalle dei pendolari che da anni aspettano il prolungamento della M2 verso Vimercate e della M3 verso Paullo, l’interramento della Rho-Monza e il blocco dell’aumento indiscriminato delle tariffe. Si decide di rinunciare a qualsiasi ruolo del pubblico”.
(Aggiornato mercoledì 26 settembre, ore 9.04)