Ambiente / Approfondimento
L’ossimoro del petrolio etico
Ethical Oil, un sito per promuovere lo sfruttamento delle sabbie bituminose
Si chiama "Ethical Oil" (ethicaloil.org) ed è il sito web che prova a smacchiare le abbondanti chiazze che lo sfruttamento delle sabbie bituminose spande sulle autorità canadesi e sulle compagnie coinvolte nell’estrazione della controversa risorsa dal sottosuolo dell’Alberta.
Di receneto, l’abitudine di tirare a bordo in maniera alquanto sommaria chiunque sia utile alla causa, anche ambientalisti e esponenti delle comunità locali non esattamente convinti della bontà delle tar sands, ha conosciuto un altro “picco”.
Facendo riferimento allo studio della Ong inglese Platform sugli abusi dei diritti umani nel Delta del Niger in relazione allo sfruttamento petrolifero, la portavoce del sito Ethical Oil Kathryn Marshall ha affermato di essere sulla “stessa lunghezza d’onda” di uno degli estensori dello studio, Ben Amunwa. Il quale, in una lettera aperta pubblicata sull’Huffington Post del Canada, ha fatto presente che la cosa è quanto mai anomala, considerato il fatto che lui fa da anni campagna contro le devastazioni socio-ambientali che il petrolio (e quindi anche le sabbie bituminose) infliggono su vari territori del nostro bistrattato Pianeta.
Secondo la Marshall, le violazioni dei diritti umani in Paesi africani o del Medio Oriente dimostrano come sia “più etico” andare a cercare combustibili fossili altrove, per esempio in Canada. Peccato che le oil corporation siano sempre quelle, nel Nord come nel Sud del mondo. E che poi, come denunciano le popolazioni dei nativi americani della regione dell’Alberta, le sabbie bituminose portino con sé una lunga scia di impatti sulle comunità e sull’ambiente che non hanno “nulla da invidiare” a quelli in Nigeria.
Le rigogliose foreste boreali dell’Alberta, infatti, sono finite sotto attacco. Il ground zero delle devastazioni operate nella regione è considerato il villaggio di Fort Chipewyan, sulle rive del fiume Athabasca e a valle di numerose miniere di sabbie bituminose. È lì che si è registrato il picco di tumori (30 per cento al di sopra dei valori nazionali) e di gravi deficienze al sistema immunitario. Sono numerose, però, le località sparse in tutta la provincia che patiscono gli effetti di un’attività al limite della sopportazione umana e dell’ambiente.
Le comunità dei nativi canadesi già alla fine del XIX° secolo avevano siglato dei trattati con il governo federale, a tutela della loro cultura e i loro diritti, tra cui quello di “rispondere alla loro usuale vocazione di cacciare e pescare nell’ambito del territorio da loro abitato”, ma nonostante questo le operazioni estrattive sono andate avanti senza freni. Nel 2009 l’Alberta Health Services ha confermato che la percentuale di persone affette da cancro nell’area era molto elevata. Anche gli animali e i pesci, di cui si nutrono i nativi, sono spesso affetti da malattie e malformazioni (le riserve ittiche, ad esempio, “abbondano” di mercurio). Nel 2007 le autorità sanitarie di Fort Chipewyan hanno riscontrato nell’acqua corrente livelli molto alti di arsenico, alluminio, cromo, cobalto, rame, selenio, titanio, piombo e fenoli. Nel suolo era particolarmente allarmante la presenza di arsenico, cadmio, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e altri acidi pericolosi per l’uomo, che diventano ancor più pericolosi se mischiati tra loro. Il rischio tumore derivante dalla miscela tra arsenico e Ipa, ad esempio, aumenta dalle 8 alle 18 volte.
Le riserve stimate delle sabbie bituminose canadesi sono immense: si calcola che rappresentino la seconda maggiore riserva di greggio al mondo, per un totale di 174 miliardi di barili, e coprono una superficie di quattro milioni di ettari, pari a quella dell’Inghilterra.
Ethicaloil.org questi piccoli “dettagli” continua a scordarseli, promuovendo la bontà degli investimenti dei soliti noti (Shell, BP, Statoil) nel Paese nordamericano. Tutto sommato, allora, levare l’aggettivo ethical dal nome del sito non sarebbe poi così sbagliato. A meno che alla signora Marshall e ai suoi amici piacciano gli ossimori.
* Campagna per la riforma della Banca mondiale, www.crbm.org