Ambiente
Le Regioni imbottigliate
Nuova edizione per il dossier sulle “minerali” curato da Altreconomia e Legambiente: in media, le aziende imbottigliatrici pagano 1,96 euro ogni 1.000 litri, cioè poco più di un millesimo di euro per litro imbottigliato
La Regione Liguria quest’anno ha scelto di non rispondere, nonostante i solleciti, al questionario che ogni anno, insieme a Legambiente, inviamo a tutte le amministrazioni regionali per verificare eventuali novità nella legislazione in merito all’imbottigliamento delle acque minerali. Ha risposto positivamente, invece, avviando un procedimento amministrativo, all’istanza presentata dal signor Claudio Melotto per ottenere un “permesso di ricerca per acque minerali” su un’area di oltre 3,5 km2 nel territorio dei Comuni di Zuccarello ed Erli, in Val Neva, nel savonese. E il 22 maggio, il consiglio comunale di Zuccarello, 300 abitanti nell’entroterra di Albenga, ha accordato -a maggioranza- il proprio nulla osta tecnico, nonostante le proteste -e il voto contrario- dell’opposizione. Giuliano Ratti, consigliere comunale di minoranza, e attivista del Comitato savonese acqua bene comune (www.comitatoacquasavona.it), spiega che “l’amministrazione comunale vorrebbe la fabbrica aperta già domattina”, senza valutare -ad esempio- che in Liguria la legge regionale che regola il settore è ferma al 1977, e il canone richiesto per l’acqua (eventualmente) imbottigliata è pari a zero. Altri problemi, però, riguardano il territorio di Zuccarello, dove “in passato abbiamo avuto anche momenti di crisi idrica -spiega Ratti-. Inoltre, c’è il problema delle cave, di un territorio letteralmente martoriato da estrazioni di sabbia, che in passato hanno manomesso una sorgente, che una volta era l’acqua buona del paese, mentre oggi, con una portata ridotta, è solo d’aiuto a un’altra sorgente da cui scaturisce acqua con caratteristiche minerali peggiori”.
L’istanza è stata pubblicata sull’albo pretorio del Comune a gennaio, ma nessuno ha presentato -in quel momento- osservazioni. Così, toccherà aspettare un’eventuale fase successiva, quando il signor Melotto -che agli atti non risulta identificato nemmeno con un codice fiscale, e potrebbe essere anche un professionista che agisce per conto di un’impresa- dovrà presentare richiesta per il “permesso di costruire” in attuazione di un progetto particolareggiato delle opere di captazione. Quando e se, insomma, volesse davvero avviare l’imbottigliamento di acque minerali.
In Liguria sono già 4 gli stabilimenti d’imbottigliamento, con quattro marche confezionate, secondo i dati riportati nell’indagine di Legambiente e Altreconomia sui canoni di concessione, presentata a luglio e curata dalla nostra redazione insieme a Giorgio Zampetti, responsabile scientifico della Segreteria nazionale di Legambiente, Laura Baldassarre e Marco Mancini. Il rapporto spiega che “nel 2013 le Regioni italiane hanno continuato ad applicare in maniera molto eterogenea i canoni di concessione, ancora una volta con l’elemento comune di applicare, nella quasi totalità dei casi, importi e criteri estremamente vantaggiosi per le aziende che imbottigliano”. Tra le poche novità c’è il dato relativo alla Regione Puglia, che a febbraio 2014 ha adottato una delibera di Giunta ma non ha comunque adeguato il canone ai criteri dettati -già nel 2006- dalla Conferenza stato regioni, in base ai quali chi imbottiglia dovrebbe riconoscere un importo compreso tra uno e 2,5 euro per ogni metro cubo (mille litri) d’acqua imbottigliata. “Tra le modifiche più evidenti -spiega il rapporto-, la situazione della Sicilia, che ha rivisto i canoni di concessione, aumentando il costo in funzione della superficie occupata da 10 a 60 o 120 euro per ettaro inserendo anche un canone in funzione dei volumi imbottigliati (2 euro per m3) oltre al canone per volumi emunti (pari a 1 euro/m3)”.
In media, le aziende imbottigliatrici pagano 1,96 euro ogni 1.000 litri, cioè poco più di un millesimo di euro per litro imbottigliato. “I canoni di concessione per le acque minerali stabiliti dalle Regioni sono estremamente bassi perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico” spiega il rapporto, che per questo “propone di istituire un canone minimo nazionale per le concessioni di acque minerali pari ad almeno 20 euro a m3”, un dato che non deve impressionare nessuno perché si tratta -comunque- di 0,02 euro al litro imbottigliato. “Ai tassi attuali di prelievo si ricaverebbero circa 250 milioni di euro, rispetto ad un giro di affari per le imprese che si attesta, nel 2012, a 2,3 miliardi di euro. Risorse da destinare per le politiche di tutela e gestione della risorsa idrica”. —