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Ambiente

Le palafitte solari

Per aggiudicarsi gli incentivi statali, in provincia di Vicenza sono sorti scheletri di capannoni che, per ora, servono solo a reggere pannelli fotovoltaici La regola è non lasciarsi ingannare dalle apparenze. Quelli che sembrano scheletri incompiuti di capannoni, sono in…

Tratto da Altreconomia 127 — Maggio 2011
Per aggiudicarsi gli incentivi statali, in provincia di Vicenza sono sorti scheletri di capannoni che, per ora, servono solo a reggere pannelli fotovoltaici

La regola è non lasciarsi ingannare dalle apparenze. Quelli che sembrano scheletri incompiuti di capannoni, sono in realtà un immenso “campo fotovoltaico”.
Costruito a dieci metri d’altezza, sui tetti del Piano di lottizzazione “Koris”, a Trissino, in provincia di Vicenza. I pannelli ricoprono nove edifici, non ancora terminati, che occupano quasi 30mila metri quadrati su una superficie di 85mila. Sono stati costruiti in tutta fretta, tra settembre e dicembre 2010: giusto in tempo per allacciare gli impianti alla rete elettrica prima che scadessero gli incentivi del “conto energia”, quelli per cui ogni kWh viene pagato 45 centesimi di euro. Facciamo due conti: sugli scheletri del Piano Koris c’è un impianto da 2mila kiloWatt di picco, che è costato tra i 6 e i 7 milioni di euro. Questo, registrata la variabile dell’irraggiamento solare, garantirà ogni anno una produzione tra i 2 e i 3 kiloWattora. Quindi il ricavo assicurato è tra i 900mila e 1,35 milioni di euro all’anno. Per i prossimi vent’anni.
Questi numeri raccontano la redditività del progetto. Anche se quei capannoni sono inutili,
probabilmente resteranno vuoti, e hanno occupato per sempre e in modo definitivo un terreno che fino all’anno scorso veniva seminato. L’imprenditore “illuminato” si chiama Koris Italia srl.
La società ha sede a Trissino ed è controllata dalla famiglia più in vista del Comune, i Marzotto. Gli azionisti di Koris, 96mila euro di capitale sociale, sono infatti Giannino, Cristina, Margherita e Maria Rosaria Marzotto. Sono i signori di queste terre lungo la valle del fiume Agno; gli eredi di un impero tessile fondato sulla lana durante l’Ottocento. Koris nasce per amministrare il patrimonio immobiliare del conte Giannino. L’azienda è guidata da Ferdinando Businaro, che racconta: “I terreni su cui abbiamo realizzato l’intervento sono edificabili da oltre vent’anni. Ho semplicemente colto l’opportunità di realizzare un tetto fotovoltaico, e ho plasmato il progetto edificatorio in funzione dell’impianto. Per una volta -spiega-, abbiamo lavorato a rovescio”.
L’investimento complessivo è inferiore ai 15 milioni di euro, 3,5 dei quali destinati ad opere di pubblicità utilità
. “Abbiamo già iniziato a vendere i capannoni. Per i primi 4 -conclude Businaro-, stiamo perfezionando i preliminari”. La regola, però, è non lasciarsi ingannare dalle apparenze. Se il sindaco di Trissino, Claudio Rancan (Lega Nord), plaude la nuova lottizzazione, che a dir suo porterà posti di lavoro nel Comune (meno di 9mila abitanti), in consiglio comunale si levano anche voci contrarie. 
Ad esempio quella di Gerardo Lupo, l’unico consigliere eletto per la lista civica “Cittadini attivi Trissino anch’io”, che in una nota al consiglio comunale nel luglio 2010 denunciava “l’irrituale e pericolosa velocità dell’iter che questo Piano urbanistico attuativo sta seguendo, visto che può pregiudicare la salute pubblica, la vita umana stessa e ha forti ricadute su monumenti architettonici e fondamentali documenti del nostro territorio”.
In tre righe, Lupo riassume tutte i problemi legati al progetto
. Preoccupazioni che mettono la sordina agli applausi per il grande investimento nella produzione elettrica da fonti rinnovabili. “Il Piano è stato presentato il 4 aprile 2010 -spiega Lupo-; la commissione ambiente del Comune la dato il proprio nulla osta due giorni dopo”. Il 15 luglio è stato approvato in consiglio comunale; la successiva convenzione tra Koris e Comune è stata siglata a inizio settembre, mentre i lavori di preparazione del terreno, lo “scotico”, sarebbero iniziati invece intorno al 10 agosto, prima dell’autorizzazione a costruire. 
“Rispetto alle convenzioni standard -racconta Massimo Follesa, architetto e segretario del Partito democratico a Trissino-, il Comune di Trissino ha cancellato una riga e mezzo di testo, quelle che obbligano il privato a realizzare le opere di urbanizzazione prima di costruire”. Teme, Follesa, che una volta realizzato l’impianto fotovoltaico la società della famiglia Marzotto possa non aver nemmeno l’interesse a terminare i capannoni.
Secondo il consigliere d’opposizione Gerardo Lupo, inoltre, il Comune di Trissino non avrebbe valutato a dovere la vicinanza della lottizzazione con la Miteni, un’industria chimica censita tra gli stabilimenti a rischio nell’ambito della “direttiva Seveso”. “Quell’area è edificabile dal 1986. Nei primi anni 90, era in progetto la costruzione di un centro commerciale. Allora l’iniziativa venne bloccata in virtù della direttiva Seveso, per la vicinanza con la Miteni”. Massimo Follesa si chiede anche chi occuperà quei capannoni: a Trissino e nei due Comuni limitrofi, Castelgomberto e Brogliano, ci sono già oltre 1.000 capannoni costruiti (per complessivi 350mila metri quadri), un terzo dei quali sfitti. A Trissino manca il Piano che -secondo la legge regionale che definisce le norme per il governo del territorio in Veneto, la numero 11 del 2004- fissa “gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni ammissibili”. “Il Pat avrebbe obbligato a mettere ordine nelle nostra valle” spiega Follesa, che in una riflessione sul territorio di Trissino, “tra economia, Pedemontana e Piano Koris” scritta a quattro mani con Gerardo Lupo si chiede perché l’approvazione sia stata rimandata a dopo che “i buoi della Koris sono scappati”.
I nove capannoni del Piano Koris sono lungo la provinciale 246 che sale a Valdagno e Recoaro Terme.
Di lì, avrebbe dovuto passare anche la superstrada Pedemontana del Veneto (vedi box), una delle arterie inserite nella “Legge Obiettivo” del 2001. Proprio a causa della vicinanza con la Miteni, il tracciato della Pedemontana all’altezza di Trissino è stato spostato -nel 2005, al momento della valutazione d’impatto ambientale- in galleria. Per questo ma anche per la vicinanza con la Villa Colombara, la storica residenza di Giannino Marzotto a Trissino. Una costruzione che ha origine medievale, ed è al centro di un vasto sistemi di mulini e rogge. È una delle 6 ville storiche presenti sul territorio comunale. La maggior parte facevano parte del patrimonio del Conte Trissino, e oggi sono inserite tra gli itinerari delle più belle ville venete. Ormai è il Piano Koris a rappresentare la porta d’ingresso sulla val d’Agno. Tornare indietro è difficile.

L’affare Pedemontana
La storia del Piano Koris intreccia quella della Pedemontana del Veneto, “superstrada a pedaggio” di oltre 90 chilometri che dovrebbe collegare l’A4 all’A27, bypassando le città di Vicenza, Padova e Mestre. L’area su cui è stato realizzato l’insediamento era, in parte, destinata ad essere attraversata dalla superstrada, un progetto da circa 2 miliardi di euro inserito dal governo tra le grandi opere strategiche nell’ambito della Legge “Obiettivo” del 2001. Un eventuale esproprio, però, avrebbe privato i Marzotto della possibilità di realizzare nove capannoni in un’area prossima ad uno dei 17 caselli della Pedemontana. Le concessionarie, incaricate dei lavori, sono Sis spa e Infraestructuras S. A., società a prevalente capitale spagnolo. Sul progetto pendono 4 ricorsi al Tar. Uno, quello promosso dai Comitati difesa salute & territorio Valle Agno (valleagno-comdifesasaluteterritorio.blogspot.com), riguarda l’eccesso di potere con cui il presidente del Consiglio ha dichiarato l’emergenza traffico, nominando commissario alla Pedemontana Silvano Vernizzi, l’ad di Veneto Strade già commissario per il “passante” di Mestre.        

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