Ambiente
La lupara contro l’acqua pubblica
Intimidazione contro un’attivista del comitato locale che chiede chiarezza in merito alla qualità dell’acqua della diga dell’Alaco. Il servizio è gestito da Sorical, partecipata dai francesi di Veolia. L’inchiesta di Ae a maggio 2011
Un proiettile di lupara davanti alla porta di casa. A trovarla, il 17 novembre, è stato Sergio Gambino, uno dei sei attivisti di Serra San Bruno, sulle alture di Vibo Valentia, che in una sera d’aprile abbiamo incontrato a Cosenza. Sergio e i suoi compagni ci raccontarono la storia dell’invaso dell’Alaco, una diga a mille metri d’altezza, nel territorio comunale di Brognaturo (Vv), che dovrebbe garantire l’acqua potabile a circa 400mila cittadini calabresi. Dovrebbe, appunto. Come ci spiegò Gambino, attivista dell’Associazione culturale “Il Brigante” e del Coordinamento calabrese acqua pubblica “Bruno Arcuri”, la qualità della potabilizzazione lasciava a desiderare. La responsabilità è di Sorical, la Società risorse idriche calabresi partecipata dai francesi di Veolia, come raccontammo nell’inchiesta “Ai francesi piace stare in Calabria”.
Altreconomia, che con Sergio ha condiviso il percorso fino al vittorioso referendum del 12 e 13 giugno, fa proprie le parole del Forum italiano dei movimenti per l’acqua: “Il Forum esprime totale solidarietà e vicinanza a Sergio, a tutti i militanti e le militanti del ‘Coordinamento acqua pubblica ‘Bruno Arcuri’” e dell’associazione “Il Brigante” che nelle Serre Vibonesi si battono per la difesa dei beni comuni e per l’acqua pubblica, in particolare sulla questione dell’inquinamento nell’invaso dell’Alaco, simbolo del fallimento della gestione privatistica del servizio idrico. Il vigliacco atto mosso contro uno di noi è la dimostrazione di quanto la lotta per la ripubblicizzazione del servizio idrico vada a colpire interessi particolari e pericolosi potentati economici che operano nel nostro Paese. Il 12 e 13 giugno abbiamo avuto la dimostrazione di essere maggioranza nel Paese nella difesa dell’acqua e dei beni comuni. Tutti insieme possiamo dimostrare che un’altra Italia è possibile. Iniziamo il 26 novembre a Roma, nella grande manifestazione per il rispetto del voto referendario”.
Dalla Calabria, gli attivisti del locale Coordinamento hanno voluto rispedire “al mittente il vile atto intimidatorio di chi crede che con questo possa fermare le lotte per liberare questa nostra terra dalla ‘ndrangheta, dall’ingiustizia e dal malaffare. Per questo ci sentiamo tutti coinvolti, uno per uno, tutti i comitati, le associazioni, i collettivi, le organizzazioni ed i singoli cittadini che da anni, dentro il Coord. Regionale per l’acqua pubblica, denunciano gli interessi trasversale – palesi ed occulti – che si celano dietro il ciclo delle acque e quello dei rifiuti. Il Brigante – associazione aderente al Coord. Calabrese Acqua Pubblica Bruno Arcuri – da tempo si batte per far emergere la verità sulla gestione dell’invaso dell’Alaco e sull’inquinamento delle sue acque. Una battaglia, quest’ultima, sostenuta da tutto il Coord. Calabrese come simbolo del fallimento della gestione privatistica ed affaristica dei beni comuni calabresi. Una battaglia che non verrà fermata da chi ha svenduto questa nostra terra agli interessi del capitale. Faremo quindi fronte comune affinchè le incursioni malavitose possano trovare un “muro sociale” contro il quale infrangersi.