Ambiente / Opinioni
Il bluff del governo sulle grandi opere
Lo "Sblocca Italia" che il 29 agosto viene approvato al Consiglio dei ministri è un elenco "fantastico" e "fantasioso" di interventi infrastrutturali, molti dei quali inutili o difficilmente realizzabili, come la Valdastico Nord o la Orte-Mestre.
Prima di avviare nuovi cantieri, il governo dovrebbe guardare a quelli della Pedemontana Lombarda, che vanno avanti solo grazie a un pesante aiuto di Stato
L’idea che sviluppo sia sinonimo di infrastrutture “pesanti” rischia di mandare l’Italia fuoristrada. Il 29 agosto, il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare il decreto “Sblocca Italia”, che al punto 1 vede indicate le misure necessarie per “Sburocratizzare per far partire i cantieri”, ed elenca -in una mappa "vintage" pubblicata sul sito del ministero delle Infrastrutture e trasporti, guidato da Maurizio Lupi- 14 opere “già finanziate per 30 miliardi e 402 milioni” oltre a 13 cantieri di grandi e piccole opere per ulteriori 13 miliardi e 236 milioni.
L’elenco comprende l’alta velocità tra Torino e Lione, l’alta capacità tra Napoli e Bari, parecchie autostrade, qualche aeroporto, e la ferrovia tra Messina, Catania e Palermo.
Tra gli interventi “bollati” come già finanziati ci sono anche le autostrade Orte-Mestre e Valdastico Nord, e qui appare evidente come lo schema del decreto voluto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi non sia ancorato alla realtà.
Quello della Valdastico Nord (A31) è un vecchio progetto degli anni Settanta, e –come spiegammo in un’inchiesta del febbraio 2013– è stato rimesso in campo solo per garantire la continuità della concessione (già scaduta) in essere e relativa alle autostrade A4 (nella tratta tra Brescia-Padova) e A31. L’intervento, che dovrebbe costare oltre due miliardi di euro e collegare Vicenza e Trento, però non è affatto finanziato, visto che verrebbe ripagato dagli utenti dell’autostrada con incrementi tariffari fino al 2046.
“Si ritiene che lo scopo del collegamento della ‘Valdastico nord’ sia essenzialmente quello di ottenere una proroga quarantennale della concessione sull’Autostrada A4 senza passare attraverso la procedura di gara” ha detto il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, rispondendo a una interrogazione. Ed ha aggiunto: “La realizzabilità finanziaria di un’opera di 2 miliardi di euro per un traffico giornaliero di 35 mila mezzi (oggi A22 ha un passaggio di 40 mila mezzi) è dal punto di vista finanziario difficilmente sostenibile e, a prescindere dalla posizione della Provincia autonoma di Trento, sarà la finanza a determinarne l’effettiva realizzabilità”.
Per quanto riguarda la Orte-Mestre (qui il reportage di Ae), cioè l’idea dell’Autostrada del Sole del XXI° secolo, un collegamento di quasi 400 chilometri tra cinque regioni, è stata la Corte dei Conti, con una delibera pubblica a fine luglio, a “bocciare” il progetto, considerando “non conforme a legge la delibera del CIPE” che nel novembre del 2013 aveva approvato il progetto preliminare dell’opera ed il relativo Piano economico e finanziario.
Prima di promettere ed avviare nuovi cantieri, inoltre, sarebbe opportuno che il Governo provasse a guardare dall’esterno le proprie mosse, per capire che cos’accade con quelli già aperti. Ad esempio, con la realizzazione della Pedemontana Lombarda: l’autostrada tra Varese e Bergamo avrebbe dovuto essere consegnata entro Expo, grazie anche a un intervento per quasi 4 miliardi di euro di finanziamento da parte di istituti di credito privati.
Il 1° agosto, mentre il presidente del Consiglio annunciava lo “Sblocca Italia” in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, si teneva anche la riunione del CIPE -Comitato interministeriale per la programmazione economica- che ha deciso di garantire alla Pedemontana il regime di defiscalizzazione previsto da una norma di fine 2012, e applicabile solo a quei progetti il cui piano economico e finanziario non sia sostenibile.
Senza questo aiuto di Stato, l’autostrada -con il traffico stimato e i relativi pedaggi- non starebbe in piedi. Secondo quanto scritto da Il Sole 24 Ore, “l’esenzione fiscale sarà totale, la società cioè non pagherà un euro di tasse, dal 2016 al 2027, per un valore nominale di minori incassi per lo Stato stimato in 800 milioni di euro (circa 67 milioni all’anno per 12 anni)”. I proprietari di Pedemontana, che il Governo ha scelto di aiutare, sono Intesa Sanpaolo, Ubi Banca e Serravalle, società in procinto di passare sotto il controllo di Regione Lombardia.
Si tratta, per il quotidiano di Confindustria, di un intervento con cui “il CIPE ha salvato la Pedemontana”.
Un’opera inutile, e anche dannosa: i cantieri della tratta B1, ad esempio, quella definita “variante Expo”, secondo Legambiente Lombardia non ha alcun legame con la manifestazione in programma a Milano da maggio 2015. Rischia, invece, di aggravare i gravi problemi idraulici della città, “sottolineati” -se possibile- dalle continue esondazioni del fiume Seveso nell’estate del 2014: “Sul sito di Pedemontana ci viene spiegato [la tratta B1 misura] soli 7,5 chilometri, e vedendo la cartina ci si chiede chi mai sarà disposto a pagare un pedaggio per percorrere un nastro d’asfalto che collega due arterie parallele, la A9 e la SS35, che collegano entrambe Milano con Como -spiega un comunicato dell’associazione ambientalista-. Appartiene poi ai misteri della fede il fatto che un collegamento di interesse squisitamente locale abbia potuto essere classificato ‘opera prioritariamente connessa a EXPO 2015’, evento con cui francamente non si coglie il nesso.
Al di là dei dubbi sull’utilità dell’opera, la qualifica di ecomostro ci sta tutta, vedendo quali devastazioni si riescono ad inanellare in soli 7,5 chilometri in cui i cantieri hanno già raso al suolo il rigoglioso bosco d’alto fusto della Moronera, tagliato in due la valle fluviale del Parco del Lura, fatto terra bruciata del querceto del Battù, immerso nella piana agricola tra Lazzate e Bregnano. E tra gli impatti più problematici c’è proprio la trincea profonda in cui scorrerà l’autostrada, che inciderà l’altopiano argilloso delle Groane intercettando acque di pioggia e drenaggi urbani del basso comasco per deviarli nel Lura, un torrentello che finisce la sua corsa confluendo nell’Olona a ridosso della piastra di Expo dopo aver attraversato i centri di Saronno e Rho. La ‘bomba d’acqua’ che in caso di violente precipitazioni dovrà essere smaltita dal Lura corrisponde ad un volume impressionante, 30 mc al secondo, in pratica una portata superiore a quella del Naviglio Grande, che la trincea di Pedemontana riverserà nella valle del torrente: un nuovo problema idraulico destinato ad investire l’area milanese già alle prese con Seveso e Lambro”.
Al punto 5 dello “Sblocca Italia” ci sarebbe lo “Sblocca dissesto”, che promette “570 cantieri per un valore di 650 milioni di euro” contro il dissesto idrogeologico. Interventi prioritari, per cui non serve andare ad aggravare ulteriormente la situazione.