Ambiente
Il bilancio si disseta
Il 2013 non è l’anno di Uliveto: prima, il Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Vicopisano Terme, che chiedeva un giusto canone per l’imbottigliamento (per il 2012 ha così incassato 650mila euro), poi il Giurì di autodisciplina pubblicitaria ha "censurato" alcune pubblicità diffuse dalla società, dopo una segnalazione de il fatto alimentare _ _ _
Sul fronte enti locali versus imbottigliatori, la Toscana è (quasi) l’ultima della classe: a quasi dieci anni dalla legge regionale che regola il settore, pochi Comuni hanno istituito un canone di concessione, poche aziende pagano per imbottigliare. A Vicopisano (Pi), nel giugno del 2011, hanno fatto una mezza rivoluzione: non solo la Giunta ha deliberato che Acqua e Terme di Uliveto spa avrebbe dovuto pagare per l’acqua minerale che imbottiglia nella stabilimento di Uliveto Terme, una frazione del Comune, ma ha stabilito un canone di 1,70 euro per mille litri d’acqua, vicino al limite “massimo” individuato dalle legge, che apre una finestra tra 0,5 e 2 euro per metro cubo.
L’azienda, controllata -insieme a Rocchetta- da CoGeDi International spa, non è stata ovviamente d’accordo: nell’arco di un anno, però, prima il Tribunale amministrativo regionale della Toscana (il 15 marzo 2012), e poi il Consiglio di Stato (il 26 febbraio 2013) hanno respinto i suoi ricorsi.
Seduto nel suo ufficio il sindaco Juri Taglioli è quasi dispiaciuto: “Comune e Acqua e Terme di Uliveto -racconta- gestiscono insieme il Parco termale di Uliveto Terme, e i rapporti sono sempre stato sereni”. Subito dopo l’elezione di Taglioli, in carica dal giugno 2009, l’ente ha avviato un dialogo con l’azienda, “di fronte all’esigenza di applicare la legge regionale, alla cui elaborazione avevamo contribuito. Quand’è stato manifesto che Uliveto non aveva intenzione di giungere a un accordo, negando il pagamento di un canone di fascia medio alta, l’amministrazione comunale ha deciso di andare avanti. Dopo aver affidato un’analisi della qualità delle acque a uno dei massimi esperti italiani, il fisico Giorgio Temporelli, e forti anche di quanto l’azienda comunica nei suoi messaggi pubblicitari -spiega Taglioli-, abbiamo individuato il canone nella fascia alta della ‘forchetta’ lasciata aperta dalla legge regionale”.
Gli avvocati di Acqua e Terme di Uliveto hanno presentato il (primo) ricorso al Tar perché le convenzioni firmate nel 1997, 2000 e 2001 tra azienda e Comune imponevano alla prima il pagamento di “oneri diretti e indiretti”, per 300 milioni di lire (rivalutati in circa 200mila euro), e sommando questi oneri e il canone di concessione avrebbe comportato lo “sforamento” dei 2 euro per metro cubo.
Il giudizio del Tar, però, è stato secco: “Il sistema normativo è esplicito nel distinguere il ‘canone di concessione’ dagli ‘oneri diretti e indiretti’” e per questo “in sede di conferma delle concessioni” non era necessario “provvedere a rideterminare l’ammontare degli ‘oneri diretti e indiretti’”.
Il canone, per il Comune, è un’entrata provvidenziale: “È quasi terminata la costruzione di un asilo nido, che abbiamo realizzato in project financing, e parteciperemo alla gestione garantendo una parte delle rette pagate dalle famiglie. Ci troviamo con un saldo negativo a bilancio di circa mezzo milione di euro nel 2013. Per mantenere i servizi al cittadino, è importante poter contare su quest’entrata”.
Nel 2012 Uliveto ha imbottigliato 260 milioni di metri cubi, e tra canone e oneri l’ente dovrebbe incassare circa 650mila euro. Poco meno rispetto all’anno precedente, dato che la produzione di acqua minerale è calata di 30mila metri cubi.
Per il momento, nelle casse dell’ente sono entrati 415mila euro. Con una parte di queste risorse il Comune di Vicopisano (sette frazioni e 8.500 abitanti), che ha aderito alla strategia “Rifiuti zero” (vedi a p.12), ha potuto acquistare, per una spesa di circa 180mila euro, i contenitori per la raccolta “porta a porta” distribuiti a tutte le famiglie. “Siamo partiti nell’estate 2012, e in breve abbiamo raggiunto una percentuale del 75% di raccolta differenziata” racconta Taglioli.
La misura dell’attenzione alla sostenibilità, però, la danno anche i due “fontanelli” per l’acqua potabile, ripristinati o installati dal Comune negli ultimi anni: uno, che eroga anche acqua gassata (“a 5 centesimi per litro”, spiega Taglioli) è proprio a Uliveto Terme, dove ha sede lo stabilimento di Acqua e Terme di Uliveto, che impiega una sessantina di persone.
E brocche sono sparse negli uffici comunali. Quasi a voler rendere esplicito il contenuto della sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata a fine marzo 2013: l’acqua in sé è un bene comune, non una merce, e l’amministrazione ha il potere “di esigere quel dato corrispettivo per l’uso speciale (o, come nella specie, per lo sfruttamento commerciale) del bene pubblico”.—