Ambiente
Difficile decollo in Borsa per Malpensa e Linate
Da Legambiente un esposto alla Consob in merito al collocamento a Piazza Affari di Sea, la società che gestisce i due scali milanesi. Tra i rilievi, traffico in calo, ingiustificati e faraonici progetti a discapito dellutenza e del Parco del Ticino
La pista che porta alla quotazione in Borsa di Sea è sconnessa. Come accade spesso in autunno, gli aeroporti di Malpensa e Linate, i due scali gestiti dalla società aeroportuale controllata dal Comune di Milano e partecipata dal fondo F2i, sono avvolti nella nebbia, e il decollo si fa difficoltoso. Dall’inizio del 2012, Malpensa ha perso oltre mezzo milione di passeggeri, ed è difficile trovare un acquirente per una società in crisi e con un piano d’investimento monstre che non trova risposta nelle previsioni industriali.
Contro l’operazione, adesso, anche un esposto presentato da Legambiente alla Consob (la Commissione nazionale per la società e la Borsa, organo di controllo e vigilanza per le quotate), perché -spiega in una nota l’associazione ambientalista- “ci chiediamo come sia possibile ammettere in Borsa un’azienda in queste condizioni finanziarie e di prospettiva”.
“La crisi di liquidità degli azionisti pubblici Provincia di Milano e Comune di Milano -spiega ad Ae Dario Balotta, responsabile Infrastrutture e trasporti di Legambiente Lombardia-, che viene descritta come ‘l’esigenza’ per la quotazione di Sea, sottintende in realtà un’altra motivazione, molto pericoloso, quella cioè di finanziarie il Piano d’investimento previsto nel masterplan di Sea, che comporta un consumo di 440 ettari di suolo. Un Piano che è nettamente osteggiato da Legambiente, perché in esso sono contenuti due interventi di enorme e grave impatto ambientale, che sono la terza pista e l’ampliamento del polo logistico di Malpensa”. La terza pista, in particolare, verrebbe realizzata all’interno del Parco del Ticino, come abbiamo spiegato qui.
“Riteniamo -continua Balotta- che non ci sia assolutamente bisogno di questo aumento di capacità per l’aeroporto di Malpensa, che da quand’è nato risulta pesantemente sotto utilizzato. Secondo le nostre stime, l’aeroporto può arrivare a sostenere un traffico di 30 milioni di passeggeri, mentre il 2012 chiuderà con meno di 19 milioni di passeggeri nell’arco dell’anno”.
Non sarebbe giustificata, cioè, “tutta l’operazione che ha portato alla sottoscrizione del Contratto di programma presso la presidenza del Consiglio dei ministri, un piano da 1,3 miliardi di euro in dieci anni. Suscita perplessità -spiega Balotta- anche perché prevede forti aumenti tariffari, con un impatto fino al 30% sui biglietti, che in questa frase di crisi rischiano di portare un effetto boomerang, cioè a una ulteriore contrazione del numero di passeggeri, con il mercato che si sposta su Bergamo Orio al Serio e su altri aeroporti”. Contro il Contratto di programma (e i conseguente automatici aumenti tariffari) è in essere anche un ricorso al Tar promosso da alcune delle compagnie aeree che usano lo scalo di Malpensa.
“L’aumento della tariffe -spiega Balotta- è fuori da ogni logica di price-cap; perché viene garantito a prescindere dalla realizzazione degli investimenti. Per questo le compagnie aeree dicono: non posso pagare oggi ciò che non so se userò domani. È una logica da ‘monopolista aeroportuale’ -conclude Balotta-, che si applica anche a Venezia e Fiumicino, i cui gestori hanno firmato Contratti di programma simili a quello di Sea che prevedono di far pagare all’utenza piani d’investimento insensati, la seconda pista in Laguna a Venezia e il ‘raddoppio’ di Fiumicino”. Per gli aeroportuali, cioè, prevale una logica di favore che supera addirittura quella prevista per i concessionari autostradali, con gli aumenti nel pedaggio che vengono ratificati a fine anno dall’Anas sulla base degli investimenti “dichiarati” da coloro che gestiscono le autostrade.
“Un’eventuale ‘terza pista di Malpensa’ c’è già -conclude Balotta- e sta a Montichiari: lo scalo bresciano è attualmente inutilizzato. Inutile investire ancora: Sea ha registrato in questo 2012 forti contrazioni di traffico, mentre il sistema italiano complessivamente ha tenuto. È Malpensa che non funziona”.
I “sette” rischi della quotazione Sea, secondo Legambiente
Da 4 anni la Sea è in Cassa integrazione ed è già stato programmato il 5 anno;
sono previsti aumenti delle entrate per effetto dell’aumento delle tariffe del 30%, ma questi aumenti previsti nel contratto di programma sono stati impugnati davanti al Tar dalle compagnie aeree, i vettori non ci stanno a pagare prima e non dopo che sono stati realizzati come logica vorrebbe. Investimenti, ritenuti anche da loro inutili;
per i vettori se mai ci sarebbe da fare qualche piccolo investimento a Linate che è stato completamente abbandonato in questi anni ma che ha “salvato” la Sea dal crollo di Malpensa e dal dehubbing di Alitalia;
Sea è l’unica azienda che andrà in Borsa nel 2012, con il mercato finanziario depresso e la recessione in atto sorprende ancor di più questa decisione;
Sea è sotto indagine dalla Ue per aiuti di Stato alla Sea handling: è probabile una multa milionaria;
nel 2011 con un fatturato di 522,8 milioni di euro i debiti totali erano di 824,7 milioni;
metà del traffico di Malpensa è nelle mani di due vettori -Alitalia ed Easy Jet- e dunque vi è una estrema dipendenza dei ricavi da traffico, ed Alitalia è di nuovo in grave crisi per cui si conta su ricavi incerti; inoltre i margini di ricavo del 35% dei passeggeri di Malpensa, quelli della low cost inglese, sono inferiori degli altri e il traffico è “povero”.