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Ambiente

Colpo di scena in Valdastico

L’A31 Nord -tra Piovene e Trento- è ancora una nebulosa: non esiste il tracciato finale, e quel che c’è -fino al confine tra Vicenza e il Trentino- dev’essere ancora definito per il 60%. È quel che si legge nella delibera Cipe di marzo 2013, pubblicata (solo) il 19 luglio. Stabilisce, tra l’altro, che entro il 30 giugno 2013 sarebbe arrivato il "progetto definitivo", mai pervenuto

Continua l’infinità telenovela della Valdastico Nord, il prolungamento fino a Trento dell’autostrada A31, che oggi si ferma a Piovene Rocchette, nel vicentino. Prevede la realizzazione della galleria più lunga d’Europa, e un rischioso passaggio sotto il lago di Lavarone.
Un
reportage di Ae, nel febbraio del 2013, pose l’attenzione sul problema di fondo: la realizzazione del progetto “è una garanzia” solo per il concessionario, A4 Holding, una società il cui primo azionista è Intesa Sanpaolo, che altrimenti avrebbe perso -al 30 giugno 2013- anche il permesso di gestire l’A4, nella ricca e trafficata tratta tra Brescia e Padova. 
Sostenendo questa tesi, il Comitato No Valdastico Nord aveva protestato quando, il 18 marzo scorso, il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) aveva “approvato” i primi 18,9 chilometri, fino all’ultimo comune veneto prima del confine con il Trentino: lo consideravano un tentativo di prolungare, comunque, la concessione in essere, fino al 2026.
Venerdì 19 luglio, però, è arrivato un vero colpo di scena: con la pubblicazione della delibera Cipe, avvenuta con quattro mesi di ritardo, si è scoperto che il Comitato avrebbe approvato -di fatto- solo 7,7 chilometri di autostrada. Troppo pochi per considerarlo uno stralcio funzionale. Sufficienti, invece, per rinnovare la richiesta del Comitato No Valdastico Nord: la decadenza della concessione, arrivata alla sua naturale scadenza. Riportiamo qui il comunicato: 


“La delibera del 18 marzo scorso con cui il Cipe ha approvato il tratto Piovene Rocchette-Valle dell’Astico è stata finalmente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di venerdì 19 luglio.
‘Ma con una sostanziale sorpresa -evidenzia Renzo Priante del Comitato No Valdastico Nord-: a dispetto infatti degli enfatici titoli di giornale di allora, si scopre che più che un sì, si è trattato di un ‘ni’. Certo, non è stata una bocciatura completa”. 
Priante fa notare che il Cipe ha formalmente ratificato 18,9 chilometri del tracciato, ma, di fatto, ha approvato solo il 40% (7,7 chilometri): gli altri 11,2 chilometri, infatti, non sono ancora definiti con chiarezza in quanto “oggetto di prescrizione localizzativa da parte del ,inistero dell’Ambiente. ‘Come si fa dunque a chiamarlo stralcio funzionale -aggiunge Priante- quando non si sa neanche dove passa più della metà del tracciato approvato? Alla faccia della trasparenza e della partecipazione dei cittadini. È evidente quindi che la delibera del Cipe è stato un favore più che un’approvazione, tanto più che, a conti fatti, non è stato approvato neanche il 20% dei 39 chilometri necessari per arrivare a Trento’”. 

Il comunicato continua. Ora prestate attenzione ai tempi, dato che la delibera è stata pubblicata il 19 luglio 2013: “La delibera del Cipe dello scorso 18 marzo stabiliva che entro il 30 giugno 2013 il ministero delle infrastrutture e dei trasporti trasmettesse al Cipe stesso il progetto definitivo dell’intera tratta Valdastico Nord, condizione essenziale per mantenere la scadenza della concessione al 2026, e in ottemperanza all’impegno preso con la Commissione europea. ‘Ora anche questa foglia di fico è caduta -osserva Priante-, perché nessun progetto definitivo da Piovene a Trento è stato trasmesso al Cipe nei termini previsti: la concessione deve pertanto intendersi scaduta. Tuttavia abbiamo subito assistito a scene in cui gli amici degli amici chiedono ancora favori allo Stato e al ministro Lupi per ottenere proroghe, deroghe e rinvii, come se non gli fossero già stati accordati tre anni di tempo per trovare l’intesa con Trento e come se non ci fosse l’Europa a vigilare su questi malcostumi tipicamente italiani, che già ci hanno fatto pagare pesanti sanzioni. Ci auguriamo che venga finalmente abbandonato questo progetto del prolungamento verso Trento -conclude Priante-, mal fatto, imposto con la forza dello Stato ad una Provincia federalista davvero, e nascosto a sindaci e cittadini. Auspichiamo una gara aperta che conduca ad una nuova concessione autostradale: solo così si avrà la certezza di non vedere realizzate opere inutili e di riservare le esigue risorse a disposizione per infrastrutture essenziali per lo sviluppo socio-economico del Paese’”.

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