Ambiente
Bankitalia boccia l’Italia delle infrastrutture
Il governatore Ignazio Visco lancia un monito alla presentazione del rapporto di Astrid-Italiadecide-Res Publica: l’utilizzo delle risorse tra il 1980 e il 2010 non è stato efficiente; è difficile controllare i concessionari privati (come quelli autostradali); avviare i lavori dividendo le opere in "lotti funzionali" nasconde un rischio di copertura; gli appalti sono a rischio "cartello"
Una bocciatura a tutto campo: Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha fatto capire che “l’efficienza della spesa per le infrastrutture”, nel nostro Paese, è molto bassa. L’occasione, martedì 19 giugno, era un convegno promosso da alcune fondazioni per presentare il rapporto “Infrastrutture e competitività 2012. 10 opere per la ripresa”.
Alla presenza del viceministro allo Sviluppo economico con delega alle Infrastrutture, Mario Ciaccia (ex ad di Banca infrastrutture innovazione e sviluppo-Intesa Sanpaolo), e di fronte a una platea convocata, tra gli altri, da Italiadecide -presieduta dall’ex presidente della Camera Luciano Violante, Astrid -il cui presidente è Franco Bassanini, che ricopre lo stesso incarico anche in Cassa depositi e prestiti e Metroweb-, Res Publica -vicino all’ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti-, Libera Fondazione -presieduta dalla deputata dei Liberali per l’Italia Giustina Destro-, Visco ha elencato 14 riflessioni, di cui ricopiamo gli spunti più interessanti (l’intervento completo è in allegato).
“Negli ultimi tre decenni la spesa pubblica per investimenti italiana è stata superiore a quella media di Francia, Germania e Regno Unito. Tra il 1980 e il 2010 la spesa dell’Italia è stata pari al 2,6 per cento del PIL, inferiore a quella della Francia (3,1 per cento) ma superiore a quella della Germania (2,2) e del Regno Unito (1,8)”.
Perciò, se esiste un “divario in termini di dotazione fisica”, ciò “non può […] essere ricondotto all’inadeguatezza delle risorse finanziarie, quanto all’esistenza di ampi margini di miglioramento nel loro utilizzo”. Le informazioni e i dati disponibili, segnala Visco “indicano costi medi di realizzazione relativamente elevati nel nostro paese, sia per le autostrade, sia per l’alta velocità ferroviaria”. Sul divario rispetto agli altri paesi europei, secondo il governatore della Banca d’Italia, non pesano solo le condizioni orografiche e di antropizzazione del territorio, ma “hanno inciso anche scelte tecniche”.
La penna di Visco si sposta poi ad analizzare l’aspetto relativo al finanziamento degli investimenti, che diventa fondamentale nel momento in cui le grandi infrastrutture sono (quasi sempre) realizzate ricorrendo alla compartecipazione di pubblico e privato: “In Italia non si effettua una programmazione pluriennale per grandi categorie di bilancio -spiega il governatore di Bankitalia-. In particolare, per gli investimenti si ricorre all’assegnazione su base annuale di finanziamenti parziali, dividendo l’opera in lotti funzionali, per attivare il maggior numero di interventi. In tal modo -sottolinea Visco- si pone un’ipoteca sui fondi necessari in futuro per il completamento delle opere senza che siano stati assunti impegni formali in merito e senza la certezza che tali fondi saranno effettivamente disponibili nei tempi previsti, con il conseguente rischio di non completare le opere avviate”.
Al punto 13, Visco affronta un tema chiave per il nostro Paese, quello relativo alle carenze relative ai meccanismi di monitoraggio, specie per quel che riguarda i servizi affidati a “imprese private concessionarie”. Ciò fa sì che proceda “a rilento la realizzazione di infrastrutture da parte delle imprese private concessionarie”. Nello specifico, Visco si concentra sulle autostrade, dove, segnala “sono stati completati solo poco più del 65 per cento degli ampliamenti concordati nel 1997 tra l’ANAS e la principale concessionaria (Autostrade per l’Italia-Atlantia, gruppo Benetton, ndr) e meno del 50 per cento di quelli decisi nel programma del 2004”.
Tra i rischi segnalati, infine, c’è quello relativo alla gestione degli appalti. Secondo il governatore di Bankitalia, “il meccanismo espone gli enti appaltanti a rischi di collusione tra imprese: il prezzo a cui il contratto viene aggiudicato diventa una funzione di tutte le offerte presentate ed è quindi manipolabile dalle imprese; una cordata può pilotare la soglia di aggiudicazione e assicurarsi l’appalto”.