Opinioni
2014, un anno decisivo per la Tassa sulle transazioni finanziarie
Lo scontro sulla Financial Transaction Tax è quello tra Germania e Francia: i primi vorrebbero implementarla, almeno negli 11 Paesi che ne hanno chiesto l’approvazione all’Unione europea.
Intanto, nell’Italia che si prepara al "semestre europeo", sarà importante capire l’attitudine del nuovo ministro dell’Economia. Il commento di Antonio Tricarico di Re:Common
Mentre in Italia si prepara il primo governo Renzi, in Europa si giocano diverse partite che rischiano, come successo spesso in passato, di scavalcare i tempi della politica nel nostro Paese. Negli ultimi giorni si è riaccesa la battaglia sul negoziato per l’istituzione di un’unica Tassa sulle transazioni finanziarie –meglio nota con l’acronimo inglese Ftt- negli 11 Paesi membri che hanno avviato una cooperazione rafforzata per questo fine.
Anche in questo caso, l’Europa mostra due velocità, con l’asse franco-tedesco a farla da padrone. Al vertice del 19 febbraio tra gli esecutivi dei due Paesi la materia è stata discussa in dettaglio. La Grosse Koalition teutonica ha confermato a chiare lettere nel programma di governo l’istituzione della tassa nel 2014 a livello europeo, almeno nei Paesi che l’hanno voluta. I francesi, che l’hanno implementata soltanto in parte a livello nazionale già nel 2013 –escludendo i "famigerati" prodotti finanziari derivati, motore della speculazione sui mercati– negli ultimi mesi hanno iniziato a tentennare, dichiarando che oltre la legislazione nazionale non si va. Un paradosso che vede oggi il socialista Hollande più attento alle sirene (lamentose) dei mercati finanziari e dei trader europei, che il nuovo governo Merkel.
In questa partita l’Italia sarebbe chiamata a giocare un ruolo di una certa importanza. Dal primo luglio avrà la presidenza di turno dell’Ue e dovrebbe facilitare un accordo, che si spera sia al rialzo. Ad oggi però i timori sono che Roma si accodi all’asse francese dei prudenti, più che a quello tedesco. Per questa ragione centinaia di organizzazioni della società civile italiana ed europea hanno scritto al ministro uscente Fabrizio Saccomanni –da sempre contrario alla tassa– per evitare che l’Italia freni nel negoziato. Rimane da vedere chi prenderà il posto di comando in via XX Settembre, ma è sempre forte il rischio che il governo Renzi abbia un ministro "anti-Ftt", che agiti la scusa infondata che la tassa renderebbe più difficile il rifinanziamento del debito pubblico. Allo stesso tempo un tweet-bombing degli attivisti per la tassa ha colpito l’Eliseo.
Nella visione di Berlino la strada per attuare la tassa è già segnata, in tre stadi le cui scadenze attuative devono essere siglate con un accordo internazionale vincolante: prima alcuni derivati e beni finanziari collegati; poi altri prodotti ed obbligazioni, inclusi i titoli di Stato; quindi le valute.
Con il lancio di un video (girato da David Yates, regista degli ultimi quattro capitoli della saga di Harry Potter) in cui compaiono varie celebrità votate alla causa della tassa sulle transazioni finanziarie, Oxfam ricorda che è in ballo un gettito di 37 miliardi di euro l’anno. Con cui si potrebbe fare tanto per uscire dall’austerità e lottare contro i cambiamenti climatici e la povertà.
Per questo la società civile europea ha avviato una raccolta di firme online per raggiungere quota un milione e promuovere una Ftt efficace. È giunto il momento di tassare ferocemente, “alla Robin Hood”, la finanza speculativa che continua indisturbata ad accumulare ricchezza anche in tempo di crisi.