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Ambiente

Wto. Avanti, piano

Mentre i media, pochi, sono distratti sulla COP di Durban, c’è un altro luogo, lontano dal caldo africano e dai rumori delle proteste, dove si stanno decidendo i destini di tutti. In Rue de Lausanne, a Ginevra, sono giorni febbrili per i negoziatori di mezzo mondo. Il 15 dicembre aprirà i battenti l’ottava Ministeriale della Wto e sul tavolo ci sono ancora ricette, fallimentari, vecchie come il mondo.

Gli occhi sono tutti in Sudafrica. Ma c’è qualcosa che si muove persino vicino a casa nostra. A Ginevra, nell’intoccabile Svizzera sono giorni di fuoco per i negoziatori della Wto, l’Organizzazione Mondiale del Commercio che vedrà la sua ottava ministeriale aprirsi il 15 dicembre prossimo, a poco meno di una settimana dalla conclusione della Conferenza Onu sul clima.
Il mondo sta cambiando e non lo si capisce solo dalla libertà di movimento che alcuni Paesi, una volta in via di sviluppo oramai fulmini di guerra, si stanno permettendo, ma anche dal fatto che all’interno della grande famiglia della Wto da quest’anno verranno accettati alcuni nuovi adepti, alcuni piccoli come Vanuatu, ma altri di sostanza politica ed economica, come la Russia. Con l’entrata di Vladimir Putin e di Medvedjev dentro l’Organizzazione Mondiale del Commercio, prevista a tutti gli effetti nella prima metà del 2012, si aprirà un altro grande scontro, quello dell’energia. Perchè fino a ieri si facevano i conti senza l’oste, considerato che la Cina fa orecchie da mercante rispetto alle sue regole di ammissione, e pensando che la Russia è uno dei principali fornitori di gas naturale al mondo.
E perchè gli ex Paesi emergenti, oramai particolarmente emersi come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), sono diventati un blocco di affinità che impedisce a Stati Uniti ed Unione Europea di poter forzare i negoziati come nel 2001.
Il tentativo da parte dei negoziatori e del direttore della Wto Pascal Lamy è quello di definire un "early harvest", una prima raccolta di liberalizzazioni con questa tornata, per dedicare così il 2012 alla conclusione del Doha Round. Oramai rinsecchito dalla sua stessa inerzia.
Gli Stati Uniti sono convinti. Ron Kirk, U.S. Trade Representative, in un recente discorso alla Camera di Commercio statunitense ha chiarito come gli Usa vogliano scommettere sul commercio per rilanciare la crescita e, quindi, i posti di lavoro. Un accordo di libero scambio con otto Paesi dell’area pacifica, una proposta, possibile, di accordo con l’Europa a 27. Ed un rilancio perchè si chiuda il Doha Round.
E la partita di Durban si rischia di giocare, alla fine, a Ginevra. 
 

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