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Una violenza che spaventa la Puglia

Da Bari a Taranto, amministratori locali e calciatori sono vittime di aggressioni e intimidazioni. E il sindaco del capoluogo è finito sotto scorta. La pagina a cura di Avviso Pubblico

Tratto da Altreconomia 193 — Maggio 2017
Antonio Decaro è sindaco di Bari e presidente dell'ANCI - https://www.facebook.com/antdecaro

La Puglia, una delle regioni più belle ed accoglienti della nostra penisola, sta vivendo un periodo difficile per l’espandersi della violenza criminale e sociale. E ad essere presi di mira, primi fra tutti, sono gli amministratori locali. A partire dal primo cittadino di Bari e Presidente di ANCI, Antonio Decaro, finito sotto scorta della Polizia di stato.

110 miliardi di euro all’anno: a tanto ammonterebbe, in media, l’evasione fiscale e contributiva annua in Italia tra il 2012 e il 2014, secondo la Commissione del ministero dell’Economia istituita sul tema, presieduta da Enrico Giovannini, già ministro e presidente dell’Istat

Il motivo? L’aver vietato sul lungomare le cosiddette “fornacelle” abusive -il cucinare carne e altri alimenti sulla griglia- durante i festeggiamenti del patrono della città, San Nicola. Il comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza ha considerato serie e reali le minacce giunte al sindaco del capoluogo pugliese. Non è andata meglio a Pasquale Chieco, sindaco di Ruvo di Puglia (BA), al quale nei primi giorni di marzo è stata incendiata la casa di campagna. Negli stessi giorni a Ninni Gemmato, sindaco di Terlizzi (BA), è stata inviata una busta con all’interno la fotocopia di un proiettile; sulla porta del suo ufficio in municipio è stata trovata una pallottola attaccata col nastro adesivo. La violenza fisica si è abbattuta sul vicesindaco di Gioia del Colle (BA), Enzo Cuscito, che nei primi giorni dell’anno è stato preso a bastonate davanti alla sua abitazione da due persone incappucciate.

Come denuncia da tempo Avviso Pubblico con il rapporto “Amministratori sotto tiro”, in Italia fare l’amministratore locale è sempre più rischioso, in particolare nel Mezzogiorno. Uomini e donne che si sono messi al servizio della loro comunità sono oggetto di minacce ed intimidazioni sia criminali sia di cittadini animati da una crescente rabbia sociale verso la “casta” dei politici considerati, a torto, tutti uguali, ossia disonesti ed incapaci. Al Viminale esiste un Osservatorio sugli amministratori locali minacciati, ma l’ultima volta che si è riunito è stato nel luglio dello scorso anno. Avviso Pubblico, Libera, Legambiente, Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato un appello al Parlamento e al Governo affinché sia approvata la proposta di legge (già passata all’unanimità in Senato nel giugno 2016) che modifica alcuni articoli del codice penale e inasprisce le pene per chi minaccia un amministratore pubblico, fornendo agli inquirenti una serie di strumenti di indagine di cui oggi sono sprovvisti, a partire dalla possibilità di effettuare delle intercettazioni telefoniche.

Nemmeno i calciatori, però, possono stare tranquilli. Il 22 marzo una trentina di persone incappucciate ha fatto irruzione nel campo d’allenamento del Taranto, minacciando ed aggredendo con mazze e coltelli i calciatori della squadra pugliese. La loro colpa? Avere perso alcune partite ed essere quintultimi in campionato di Lega Pro. La situazione non cambia passando alle serie dilettantistiche: il 29 marzo a Barletta, mentre era sotto la sua abitazione, Luigi Moschetto, portiere della locale squadra di Eccellenza, è stato riempito di calci, pugni e schiaffi da 5 teppisti incappucciati. Il giorno prima la sua squadra aveva perso il derby contro la Vigor Trani. Costretto al ricovero in ospedale, con una prognosi di quindici giorni, Moschetto ha annunciato il ritiro dal mondo del calcio alcuni giorni dopo il tragico fatto accaduto alla sua persona. Da tre anni l’Associazione italiana calciatori pubblica il rapporto “Calciatori sotto tiro” e il presidente, Damiano Tommasi, ha più volte denunciato che “non è normale” che un calciatore possa essere minacciato e intimidito in modo sempre più violento. Come emerge dai lavori della Commissione parlamentare antimafia, è probabile che nelle tifoserie violente si sia inserita la criminalità organizzata.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it

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