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Ambiente / Opinioni

VENTO, venite a pedalare per un’altra Italia

Quest’anno il tour in bicicletta lungo la linea lenta in divenire tra Torino e Venezia partirà il 24 maggio. Greta è invitata, come voi. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 215 — Maggio 2019
© pagina Facebook Vento

Mentre la Lega presenta una proposta di legge (1177) per (non) fermare il consumo di suolo, un copia-incolla della legge lombarda che da anni non solo non ferma il consumo, ma ha pure smontato e offeso concetti importanti come “bilancio ecologico del suolo”, voglio parlarvi ancora di VENTO e di VENTObiciTour, prima che anche questa strategia per salvare il paesaggio, per ricucire la bellezza e per rigenerare le aree interne venga divorata dalla miseria di chi vede le risorse naturali come un piatto. Ostinati e persistenti, godono della distrazione di chi dovrebbe fermarli: chi politicamente e culturalmente non reagisce a tanta testardaggine e ignoranza ecologica e preferisce il silenzio, non creda di aver meno responsabilità di chi divora il suolo.

Anche VENTO ama il silenzio, ma quello dei paesaggi calmi del Po, non il silenzio dei compromessi prima delle soluzioni. A che cosa è servito il coraggio di Greta? A cosa la sua accusa a chi pratica l’inazione come metodo politico? Neanche a farlo apposta, quest’anno VENTObiciTour partirà da Chivasso il 24 maggio, seconda data di FridayForFuture.

Greta è invitata. Tappa dopo tappa arriveremo a Piacenza. Poi pausa per un convegno a Mantova il 29 maggio su “Ciclabili e cammini” con tanto di patrocinio della Camera dei deputati. Assieme al Club alpino italiano (Cai) discuteremo degli effetti occupazionali ed economici delle linee leggere come la ciclovia VENTO (700 chilometri) e i lunghi sentieri alpini e appenninici (Sentiero Italia: 7.000 chilometri). Parleranno studiosi del cammino di Santiago di Compostela e della Francigena. Sindaci di aree terremotate che credono nel turismo lento per il loro futuro. Linee lente che però nel nostro Paese non ci sono ancora o sono ideali o spezzate o lasciate all’incuria e al caso. E invece sono una barriera alla fragilità che sta spopolando le aree interne e disorientando i nostri giovani.

Poi ripartiremo da Reggio Emilia il 31 maggio per arrivare a Venezia Lido il 3 giugno. Un filo a pedali che unisce e ricuce un Paese sempre più diviso e nemico di se stesso. Quanto tempo ci fanno perdere dietro a slogan ignoranti e a ricette egoiste e improbabili. Quante cose belle potremmo fare in poco tempo volgendo lo sguardo. Di quanta bellezza potremmo nutrirci se ci fossero le giuste linee lente per raccontarcela.

Per realizzare VENTO bastano meno di tre anni, volendo. Si sta lavorando bene, ma servono più risorse per finire presto e far partire la rigenerazione urbana, il recupero di edifici, l’apertura di musei, la buona agricoltura; per mostrare l’identità italiana in cucina, fatta di diversità che corre lungo linee invisibili che pedali e piedi possono ricucire. Cinque occupati per chilometro, questa la media di lavoratori felici lungo i 45mila chilometri di ciclopedonali turistiche tedesche. Questo è reddito per la cittadinanza. Sono gli investimenti strutturali per la sostenibilità che sbarrano la strada alla povertà e allo spaesamento.

7 x 700. VENTObiciTour compie sette anni di nuovo riparte con centinaia di cittadini che pedalano da VENezia a TOrino per 700 chilometri per un modello di sviluppo felice, alternativo e possibile. Una rivoluzione a colpi di pedale e paesaggio

Ma per ottenere questo bisogna progettare le ciclabili turistiche come un tutt’uno con il territorio che attraversano. Studiando come mostrare la bellezza che solo la lentezza rende visibile agendo come una lente. Se il progetto di cicloturismo diviene progetto di territorio, lo sviluppo si fa alternativo e possibile come diceva Alex Langer. Uno sviluppo felice, voglio aggiungere. Ma serve partecipazione perché se pedalare è un atto politico, pedalare in gruppo è rivoluzione silenziosa. Venite a pedalare per un’altra Italia.

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

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