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Ambiente

Vallugola minacciata

A Gabicce Mare, tra Pesaro e Rimini, un progetto -l’ennesimo- di porto turistico: una colata di cemento cui si oppongono cittadini e marinai

Tratto da Altreconomia 128 — Giugno 2011
Nella baia di Vallugola trovavano riparo le navi dei greci e dei romani, che in questo porto -a qualche centinaio di metri dal tracciato dell’antica via Flaminia, tra Pesaro e Rimini- caricavano orci di vino.

Oggi, però, vedrebbero l’insenatura ai piedi della falesia del Monte San Bartolo al centro di un dibattito politico ed urbanistico per la realizzazione di un nuovo porto turistico. Da una parte, l’impresa Sviluppo Marittimo srl, dei costruttori pesaresi Montagna e Mulazzani, cui il Comune di Gabicce Mare (Pu) ha affidato la gestione del vecchio porticciolo turistico realizzato negli anni Settanta e che -nell’agosto del 2009, alla vigilia di Ferragosto- ha presentato un faraonico progetto di “riqualificazione”, che prevede un investimento da 40 milioni di euro e viene mascherato come un’opera a protezione della falesia. Dall’altro, un agguerrito comitato, Vallugola Terranostra, nato in modo spontaneo per iniziativa di alcuni cittadini di Gabicce subito dopo la presentazione del progetto.

In mezzo, c’è la baia di Vallugola, “che -racconta Mariachiara Russo, tra i membri del comitato- diverrebbe di fatto una marina privata, sottraendo alla collettività un tratto di costa spropositato”. Ma il confronto è (anche) istituzionale, con il Comune di Gabicce Mare a giocare un ruolo ambiguo: “Il progetto era nel cassetto del sindaco Corrado Curti (Pd) da almeno tre anni -spiega Giovanna Mulazzani, un architetto che fa parte di Vallugola Terranostra-. Lo ha tirato fuori subito dopo la rielezione, nel giugno 2009”. Le parti in causa sederanno il 9 giugno 2011 attorno al tavolo di una Conferenza dei servizi: è stata convocata per discutere la seconda stesura del progetto di Sviluppo Marittimo srl, presentata il 30 dicembre 2010 dopo che la prima era stata sostanzialmente bocciata a fine marzo 2010.

“Purtroppo, le osservazioni contrarie al progetto in sé sono state fatte passare per ‘richieste di adeguamento’. Per questo -riprende Mariachiara Russo- il comitato Vallugola Terranostra ha chiesto il riesame della conclusioni della Conferenza dei servizi del 31 marzo 2010, perché pareri contrari, anche quelli espressi da alcuni tecnici comunali, non vengono tenuti in considerazione”. Il rischio è che vada avanti un progetto che prevede di triplicare gli spazi acquei occupati dal porto (che passano da 16.500 a oltre 46mila metri quadri), una lunghezza complessiva dell’opera lungo la falesia di 530 metri (contro gli attuali 325), una larghezza di 180 metri, una mantellata alta 3,5 metri che non permetterà più di vedere il mare, un’edificazione pari a tre volte l’attuale (da 320 a 1200 metri quadrati) con  ristoranti, uffici, market, spogliatoi, centro benessere. E, ancora, un parcheggio interrato. 

Il nuovo porto (con 189 posti barca) potrà ormeggiare natanti lunghi anche 25 e 30 metri. Ciò che Montagna e Mulazzani non paiono considerare è che l’area è sottoposta a vincoli: “Fa parte del Parco regionale del Monte San Bartolo, istituito nel 1994. È zona di protezione speciale (Zps) e sito d’interesse comunitario (Sic), fa parte della Rete Europa 2000” spiega Graziella Bertuccioli di Vallugola Terranostra. 

Sigle, forse, per i costruttori. Lacci da superare per il sindaco di Gabicce Mare. Che non pare considerare nemmeno il Piano regionale dei porti, approvato dall’assemblea regionale nel febbraio 2010, “che consente solo interventi finalizzati alla messa in sicurezza degli attuali bacini portuali” come spiega un documento del comitato. O il Piano regolatore del Parco, approvato dall’assemblea regionale nel febbraio del 2010 (dopo faticose mediazione e compromessi) e che, in merito al porto di Baia Vallugola, sancisce “sono ammessi interventi di risanamento e riqualificazione del porto, secondo le previsioni del Piano regionale dei porti”.

È il documento di cui sopra, le cui prescrizioni dovrebbero bloccare ogni intervento sul porto. “L’ente Parco -spiegano quelli del comitato- ha tenuto una posizione pilatesca. Adesso, ufficialmente, si è espresso contro l’intervento”. Forse è per questo, raccontano, che il presidente Acacia Scarpetti (Idv) è stato sfiduciato -a fine aprile 2011- dai consiglieri in quota Partito democratico. “Questo posto è molto fragile. La capacità ricettiva è limitata. Anche l’Autorità di bacino ha segnalato la massima allerta idrogeologica. La falesia è a rischio di frana. E poi, nel progetto, manca il molo frangiflutto, che ci dovrà essere per forza. Secondo i marinai ce ne vuole uno da 140 metri” spiega l’architetto Mulazzani, e aggiunge che nel progetto manca anche uno studio dell’erosione.

Anche per questo la cooperativa Marinai salvataggio di Gabicce, che ha in concessione il piccolo lido di Vallugola, è contraria al progetto. Il 21 maggio, il comitato Vallugola Terranostra ha reso pubblico l’appello “Salviamo baia Vallugola”. “Ci sono dei luoghi che esprimono simbolicamente un senso di appartenenza, anche a chi vi è estraneo -è scritto-. Vallugola, con i suoi paesaggi irripetibili, con la ricchezza del suo patrimonio ambientale, con le sue leggende di città sprofondate nel mare, rappresenta uno di quei luoghi. […] Baia Vallugola, è un paesaggio di memoria. È quindi sbagliato modificare i profili del paesaggio, o meglio, gli elementi del paesaggio percepiti dalla nostra memoria”

Tra i firmatari ci sono il vice-presidente (Davide Rossi) e l’assessore all’Ambiente (Tarcisio Porto) della provincia di Pesaro e Urbino, Salvatore Settis, archeologo, storico dell’arte e già preside della Scuola normale superiore di Pisa, Dario Fo, premio Nobel per la letteratura e Samuele Bersani. Il popolare cantautore è nato a Rimini, a pochi chilometri da Gabicce Mare (che è il primo Comune marchigiano oltre il “confine”). Baia Vallugola è un polmone verde anche per i romagnoli, che a partire dagli anni Sesanta-Settanta hanno visto la costa di Rimini, Riccione e Cattolica scomparire sepolta sotto una coltre di cemento.

Imperia, guai a chi tocca il nuovo porto

Prosegue la vicenda del nuovo porto turistico d’Imperia (1.293 posti barca -da 5 a 90 metri-, 1.786 posti auto, 117 alloggi, 6.200 metri quadri commerciali). A maggio sono ripartiti i lavori a mare (da concludersi entro il 2013). Sono stati affidati da Acquamare srl, società di Francesco Caltagirone, azionista al 33% di Porto d’Imperia spa (nata nel ‘92, sindaco Claudio Scajola). A gennaio la concessione a favore di Porto d’Imperia era stata revocata dal Comune (che è anche azionista della società).

Il dirigente responsabile del provvedimento -poi revocato dal Tar- è oggi sottoposto a un procedimento disciplinare: il sindaco si era dissociato dalla scelta di revoca. E il Consiglio comunale non aveva nemmeno presentato ricorso, forse temendo la minaccia di una richiesta di risarcimento per 300 milioni di euro avanzata da Caltagirone. Da aprile Porto d’Imperia spa ha un nuovo presidente, Beatrice Cozzi Parodi, fidanzata di Caltagirone. La nomina era stata caldeggiata proprio dal Comune.

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