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Vaccino anti-Aids, l’Istituto superiore di Sanità ferma l’operazione Vaxxit

Sei mesi dopo l’inchiesta di Altreconomia ("Aids, dov’è il vaccino"), l’Istituto superiore di sanità dispone "di non procedere al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off sostenuto". Un percorso che avrebbe consegnato ai privati i brevetti del cosiddetto "vaccino" italiano contro l’Aids. Sulla decisione del commissario Ricciardi hanno pesato "note di criticità" e "significative riserve"

La vicenda del “vaccino” italiano contro l’Aids registra un nuovo e decisivo capitolo. L’Istituto superiore di Sanità ha messo infatti la parola fine all’ormai nota “operazione Vaxxit”, e cioè alla concessione di una “opzione esclusiva della durata di 18 mesi per l’utilizzo dei brevetti” del cosiddetto “vaccino italiano” contro l’Aids a favore di una società fondata dalla ricercatrice Barbara Ensoli, come raccontato da Altreconomia nella primavera di quest’anno.
 
A convincere il commissario straordinario Gualtiero Ricciardi, nominato dal governo il 10 luglio 2014, a interrompere il discusso spin-off sarebbero state le “note di criticità emerse” nel corso di un’istruttoria “i cui esiti sono stati comunicati al Commissario con dettagliata relazione del Direttore generale” dell’Istituto. Inoltre, come recita la disposizione commissariale del 4 novembre 2014 a firma Ricciardi, vi sarebbero state anche “significative riserve in ordine al riconoscimento della società Vaxxit Srl quale spin-off” dell’Iss stesso.
 
Una breve cronologia
 
È il 1998 quando il gruppo di ricerca dell’Istituto superiore di sanità (ISS) coordinato da Barbara Ensoli dichiara al mondo di aver trovato la ricetta al male del millennio: un vaccino contro l’Aids. 16 anni dopo, però, la componente “preventiva” del vaccino anti-Aids si blocca. 
 
Il 4 marzo 2014 l’utilizzo del rimanente segmento “terapeutico” viene concesso con delibera ad hoc dal consiglio di amministrazione dell’ISS con “opzione esclusiva” a favore di una piccola società chiamata Vaxxit Srl. 
 
Poco dopo Altreconomia pubblica l’inchiesta "Aids, dov’è il vaccino", preparata in aprile e riportata nel numero 160 (maggio 2014), centrata anche sulle sorti dei 49 milioni di euro stanziati per la “ricetta” dell’ISS. Quel che emerge è che il socio di maggioranza di Vaxxit (con il 70% delle quote) è proprio la dottoressa Barbara Ensoli -vice presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e direttrice del Centro nazionale Aids in seno all’Iss-. Accanto a lei, sino a metà aprile, la società 3 I Consulting Srl, con il 30%. L’amministratore di quest’ultima si chiama Giovan Battista Cozzone, esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha prestato una consulenza quadriennale per conto (e perciò nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico”. 
 
Il 27 maggio 2014 la partita si sposta in Parlamento. Emilia De Biasi, presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, presenta infatti un’interrogazione parlamentare al governo chiedendo conto del cammino del vaccino, a partire dalle novità messe in luce e in fila da Altreconomia. Il governo, nella persona del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, respinge al mittente ogni sospetto: nessun abuso, spiega il 12 giugno 2014 in commissione, anche perché nessuna decisione vincolante è stata assunta dal consiglio di amministrazione dell’Istituto presieduto, allora, da Fabrizio Oleari.
 
Lo stesso Oleari che due giorni prima della replica dell’esecutivo a De Biasi, cioè il 10 giugno, aveva contraddetto se stesso dichiarando -dinanzi al consiglio di amministrazione dell’ISS- “non idonea” la precedente deliberazione di marzo e disponeva la verifica della fattibilità di uno spin-off giudicato coerente soltanto tre mesi prima.
 
Il 2 luglio Vittorio Agnoletto -medico e co-autore del libro “Aids, lo scandalo del vaccino italiano”- e Fernando Aiuti -immunologo- vengono auditi “informalmente” dai senatori guidati da De Biasi, a proposito proprio dello stato dell’arte del progetto di ricerca in seno all’Istituto superiore di sanità.
 
Pochi giorni dopo, il 7 luglio, sul sito di Altreconomia si dà conto del mutamento della compagine societaria della Vaxxit Srl. Dal Delaware al Canada, passando per la Nuova Zelanda e il Sud Africa: otto nuovi soggetti sono entrati nella società il 17 marzo del 2014, con quote minime, non oltre l’1%. 
 
Il 28 aprile 2014 l’avvenuto cambiamento societario ha preso infatti forma, con l’iscrizione della “modifica” presso la Camera di commercio. Poco meno di un mese dopo, il 22 maggio 2014, Vaxxit Srl diventava “attiva”, sempre presso la Camera di commercio.
 
La valutazione della coerenza tra la costituzione di Vaxxit Srl e il disciplinare di spin-off dell’Istituto superiore di sanità riprende il 10 giugno. Con un elemento poco chiaro, scolpito all’articolo 4 del “Disciplinare per partecipazione dell’ISS e suo personale ad iniziative spin-off” votato il 10 dicembre 2012 dal cda dell’Istituto. Quell’articolo stabilisce i “doveri” del ricercatore/tecnologo che voglia costituire la società di spin-off, in questo caso la Vaxxit Srl. Tra questi, si legge, gli toccherà comprovare “il dettagliato business plan societario, contenente tra l’altro anche dati ed elementi utili ad identificare la specifica futura compagine sociale e le rispettive quote di partecipazione”. Tralasciando il pur interessante profilo (e destino) del piano economico e finanziario, va tenuto conto che all’epoca del 4 marzo 2014, quando il cda presieduto da Fabrizio Oleari certifica la “coerenza” di Vaxxit Srl (come detto allora ancora “inattiva”), le quote di partecipazione però erano del tutto in fieri e gli otto nuovi soci ancora fuori gioco.
 
Il 10 luglio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin commissaria l’Istituto superiore di Sanità. Fabrizio Oleari, ormai ex presidente, lascia la guida a Gualtiero Ricciardi, che affronta subito il “dossier” Vaxxit.
 
Lo stesso giorno Barbara Ensoli interviene a Bologna ospite di una conferenza centrata proprio sui risultati del suo “vaccino”. Quello organizzato a danno di Vaxxit è, secondo Ensoli, un “casino”, che colpisce “l’unica strada” per non “buttare via tutto”. L’Istituto superiore di Sanità è popolato “dinosauri” e si sarebbe addirittura “cagato sotto” a proposito dell’iniziale dichiarazione di “coerenza” di Vaxxit al disciplinare di spin-off del 4 marzo 2014 poi di fatto congelata il 10 giugno scorso. “Ha ragione Renzi -afferma Ensoli a Bologna- scappiamo dai burocrati”. 

Il 10 ottobre anche la deputata Giulia Grillo (M5s) presenta un’interrogazione a risposta scritta sul "caso Vaxxit".

 
“Non procedere”, la svolta del novembre 2014
 

(il dispositivo della disposizione commissariale sottoscritta dal prof. Gualtiero Ricciardi)

Il 4 novembre 2014 l’atto di due pagine sottoscritto da Ricciardi chiude oltre 16 anni di traguardi dichiarati e risultati annunciati, che hanno visto, come detto, i “costi” della ricerca coordinata da Barbara Ensoli toccare quota 26,8 milioni di euro sui 49 stanziati.

 
Oltre a “non procedere al riconoscimento”, la determina del commissario Ricciardi reca un altro dato significativo: la presa d’atto di una necessaria “ridefinizione delle fattispecie inerenti il trasferimento tecnologico”. Tradotto: l’Istituto si è reso conto che la fase di ricerca scientifica e successivo “trasferimento” del patrimonio sviluppato necessitano di uno sguardo più attento. 
 
“Quella odierna è una decisione di estrema importanza –dichiara ad Ae Vittorio Agnoletto, medico e co-autore del libro inchiesta “AIDS, lo scandalo del vaccino italiano” (Feltrinelli 2012)- i brevetti TAT sono il frutto di anni di lavoro di una equipe di ricercatori dell’ISS che ha operato con finanziamenti pubblici dello stato italiano, soldi quindi di tutti i cittadini, ed è doveroso che i risultati ottenuti e gli eventuali profitti economici restino patrimonio della struttura pubblica portando un beneficio a tutta la comunità nazionale e un giusto riconoscimento a tutti i professionisti che si sono impegnati in tale ricerca.
Nel nostro Paese purtroppo è una pratica diffusa che il pubblico investa nella ricerca ed il privato ne utilizzi i risultati traendone ingenti profitti.
La decisione del commissario giunge dopo le reiterate denunce pubbliche del mensile Altreconomia e del sottoscritto che già nel 2011 aveva  pubblicato il libro ‘AIDS, lo scandalo del vaccino italiano’ (V. Agnoletto & C. Gnetti, ediz. Feltrinelli 2012) e che proprio  su questa vicenda era stato sentito nel  giugno 2014 dalla commissione Sanità del Senato.
Mi complimento con il commissario che ha avuto il coraggio di cancellare decisioni assunte dai presidenti che lo hanno preceduto ai vertici dell’ISS;  auspico che il prof. Ricciardi prosegua in questa direzione, rivedendo completamente i criteri attraverso i quali vengono stabiliti i fondi per la ricerca sull’AIDS, potenziando i finanziamenti e ridefinendo le priorità della ricerca clinica e degli interventi di prevenzione.
Mi auguro -conclude Agnoletto- che le conclusioni del ‘gruppo tecnico di lavoro’ istituito dal Commissario per definire i criteri per la ricerca di finanziamenti  per i progetti dell’ISS si muovano nella direzione di tutelare la ricerca pubblica e l’expertise dei nostri  ricercatori”.


“Questa decisione è molto importante -ha commentato in serata l’immunologo Fernando Aiuti-. È un primo segnale di un’inversione di tendenza a proposito di quello che è stato l’operato dell’ISS negli ultimi dieci anni. Indica inoltre che non si possono prendere decisioni in un ambito personalistico, e che quando si lavora in un’istituzione bisogna rispettare le regole. Non posso che essere d’accordo con quanto è stato fatto. Devono giungere comunque le risposte sullo stato dell’arte delle sperimentazioni che sono in corso o che dovrebbero iniziare sulla fase III, e sui finanziamenti sui quali il governo, il ministro della Salute e quello degli Esteri devono decidere il da farsi. Sarebbe poi utile dare vita ad una commissione istruttoria scientifica internazionale che valuti una volta per tutte lo status quo e la proseguibilità delle fasi di sperimentazione di sia del vaccino TAT preventivo (anche se sembra al momento accantonato dallo stesso ISS), sia di quello terapeutico in Italia per la fase II ed in Sudafrica per la fase III”.

Interviene a stretto giro anche il professor Guido Poli, capo dell’Unità d’Immunopatogenesi dell’Aids dell’Ospedale San Raffaele di Milano. “Visti gli ingenti investimenti di denaro e tempo e la conseguente immagine negativa che la vicenda ha proiettato all’estero sulla ricerca pubblica italiana in ambito HIV/vaccino, il mio consiglio al Commissario, Prof. Ricciardi è di convocare una pubblica conferenza all’ISS con esperti internazionali del settore dove la dottoressa Ensoli abbia modo di presentare una sintesi dei suoi dati più rilevanti raccolti in questi anni al fine di formulare un documento d’indirizzo per il Ministro della Salute e per i vertici dell’ISS in materia d’investimenti pubblici in ricerca sul vaccino e su HIV/AIDS. In altre parole, sarebbe opportuno cogliere il momento di svolta dell’ISS per una rivalutazione a 360 gradi dell’investimento pubblico della ricerca su HIV/AIDS che non gode più di un finanziamento dedicato dall’ultimo Programma Nazionale di Ricerca su HIV/AIDS del 2009 i cui finanziamenti sono terminati a giugno 2013".


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Soci Vaxxit, uno è divenuto collaboratore dell’ISS a ottobre 2014
 

“Questa è gente -mio fratello, Aurelio, Paolo Monini, Simone Marcotullio- con cui ci facciamo un culo insieme su questo vaccino […]. Sono anni che ci facciamo un mazzo così a portare avanti questo vaccino a due lire”. Così parlò il 10 luglio 2014 a Bologna Barbara Ensoli, direttore del Centro Nazionale Aids in seno all’Istituto superiore di Sanità e protagonista del progetto di ricerca del “vaccino” italiano anti HIV. Quella “gente” erano -e rimangono tutt’oggi- alcuni dei soci della Vaxxit Srl, il veicolo detenuto per il 66,15% dalla stessa Ensoli destinato a fare propri i brevetti frutto dell’investimento pubblico a sostegno del “vaccino”. Un disegno che il commissario dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi -nominato dal Governo il 10 luglio di quest’anno- ha fermato il 4 novembre 2014.
 

Ma la vicenda Vaxxit continua a conoscere sviluppi, questa volta risalenti al luglio 2014, un mese decisivo per l’ISS. Il 3 luglio, infatti, vengono affissi sull’Albo dell’Istituto cinque bandi di selezione per il “conferimento di incarichi di collaborazione coordinata e continuativa”. Il primo s’intitola “Progetto vaccino AIDS”. Il responsabile scientifico è Barbara Ensoli e le attività previste -“sono da svolgersi a Modena, in quanto Modena è sede del Centro Clinico Coordinatore, coinvolto nelle sperimentazioni”, si legge nel bando– prevedono “coordinamento e […] instaurazione con gli interlocutori di un rapporto fiduciario al fine di creare sinergia nei gruppi stabiliti con partecipanti interni ed esterni alle progettualità”, “divulgazione di comunicazioni ordinarie e d’impatto, con il criterio del rigore scientifico, su sperimentazioni cliniche di qualunque genere”, “coinvolgimento attivo e bilanciato dei soggetti facenti parte di sperimentazione clinica, con particolare riguardo alle problematiche etiche”. L’incarico durerà 6 mesi e “e sarà retribuito con un compenso lordo omnicomprensivo di € 23.500,00”, 3.916 euro lordi al mese. 

A ottobre 2014 il Direttore degli affari amministrativi e delle risorse economiche dell’ISS comunica l’avvenuto affidamento dell’incarico di collaborazione. Il vincitore è il dottor Simone Marcotullio. Lo stesso che -pur dichiarando “che non sussistono […] situazioni, anche potenziali, di conflitto di interessi in relazione alle attività svolte”- detiene una quota della società Vaxxit, fondata come detto dalla sua tecnicamente socia nonché contemporaneamente “responsabile scientifico” del bando di ricerca Barbara Ensoli.

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