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Vaccino Aids: il passo indietro dell’Istituto superiore di sanità

Anche a seguito della nostra inchiesta intitolata “Aids, dov’è il vaccino” pubblicata sul numero di maggio di Altreconomia, il consiglio di amministrazione dell’ISS ha dichiarato "non idonea" la decisione di concedere per 18 mesi l’opzione esclusiva sui brevetti Tat alla società Vaxxit Srl

A proposito del cosiddetto “vaccino” anti-Aids, l’Istituto superiore di sanità -anche a seguito della nostra inchiesta intitolata “Aids, dov’è il vaccino” pubblicata sul numero di maggio- ha compiuto il 10 giugno scorso quel che si può ritenere un passo indietro. Gesto che ha preso la forma del “superamento” di una discussa delibera del cda dell’ISS datata 4 marzo 2014.
 
La vicenda è nota. Il programma della componente “preventiva” del vaccino anti-AIDS annunciato con grande eco 16 anni fa dal gruppo di ricerca dell’ISS coordinato da Barbara Ensoli si è bloccato. L’utilizzo dei brevetti relativi alla parte “terapeutica”, invece, è stato concesso con “opzione esclusiva” -attraverso una delibera del consiglio di amministrazione dell’Istituto superiore di sanità datata 4 marzo 2014- a favore della società Vaxxit Srl
 
Dall’inchiesta pubblicata nel numero 160 di Altreconomia (maggio 2014) emergeva però che il 70% delle quote di Vaxxit faceva capo proprio alla dottoressa Barbara Ensoli -vice presidente della Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e direttrice del Centro nazionale Aids in seno all’Iss- mentre il 30% era della società 3 I Consulting Srl, amministrata da Giovan Battista Cozzone. Cozzone -come recita il suo curriculum- è un esperto di brevetti che dal maggio del 2009 ha prestato una consulenza quadriennale per conto (e nell’interesse) dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico” (per un importo complessivo di 393mila euro). 
 
Di fronte a quella che Gianni Tognoni -direttore scientifico del centro di ricerche farmacologiche e biomediche della Fondazione Mario Negri Sud- ha definito una potenziale “abdicazione degli interessi collettivi e a una svendita del patrimonio di ricerca pubblica” (sono stati stanziati 49 milioni di euro di finanziamenti pubblici), il 27 maggio la senatrice Emilia De Biasi, presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato, ha presentato  un’interrogazione parlamentare al governo chiedendo “se non ritenga opportuno verificare l’esistenza di eventuali abusi e conseguentemente se non ritenga, anche mediante specifici indirizzi, garantire che la sperimentazione nel campo della ricerca contro l’HIV sia condotta nell’esclusivo interesse della salute dei cittadini e sia posta al riparo da speculazioni”.
 
Il 12 giugno è giunta la risposta. Per il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo non ci sarebbe stato alcun “abuso”. L’architrave della replica dell’esecutivo è rappresentato da una nuova delibera dello stesso Cda dell’ISS -di due giorni precedenti (10 giugno)- che Altreconomia ha potuto leggere.
 
Ed è proprio in questo documento, che vede come relatore lo stesso presidente dell’Istituto –Fabrizio Oleari-, che vestiva gli stessi panni il 4 marzo 2014, che si prende atto della retromarcia. La decisione di marzo di concedere a Vaxxit Srl l’opzione esclusiva per l’utilizzo dei brevetti Tat è retrocessa improvvisamente ad una mera indicazione politico-amministrativa, giudicata per questo “inidonea a determinare l’insorgenza di vincoli o rapporti giuridici”.
 

(l’estratto della delibera del cda dell’ISS datata 10 giugno 2014 dov’è indicata l’inidoneità della precedente decisione del 4 marzo a far sorgere "vincoli" con la società Vaxxit Srl)

La già riconosciuta “coerenza” con il disciplinare spin-off dell’ISS viene meno, ora.

 
 
(l’estratto della delibera del cda dell’ISS datata 4 marzo 2014 nella quale il presidente dell’ISS -Fabrizio Oleari- dichiarava coerente con il disciplinare di spin-off la costituzione della società Vaxxit Srl)
 
Del resto, risalgono al 29 maggio e al 3 giugno di quest’anno i passi formali di Ensoli e Vaxxit Srl, rispettivamente per la domanda di brevetto in proprio e per il riconoscimento di Vaxxit quale spin off dell’ISS.
 
Non è chiaro però chi e su quali basi e requisiti abbia portato il cda dell’Istituto -guidato e informato dal presidente Fabrizio Oleari- a decidere a marzo di giudicare “coerente” un percorso del quale non aveva in realtà ancora battuto la “fattibilità”.  
 
La delibera del 10 giugno, dunque, “supera” e “nova” quella del 4 marzo, dando mandato al direttore generale dell’ISS Angelo Del Favero di verificare la “rispondenza della Vaxxit Srl ai requisiti del disciplinare spin off”.
 
Una scelta dovuta, che si pone indirettamente in linea con quella dichiarazione d’invito alla prudenza manifestata -a proposito degli studi di Ensoli- da Guido Silvestri poche settimane fa. Quest’ultimo, oggi Professor of Pathology and Laboratory Medicine presso la Emory University School of Medicine di Atlanta, in Georgia, attaccato per le sue parole da tre associazioni (Arcigay, Nadir, Plus), ha raccolto la “massima solidarietà e stima” di 30 ricercatori, stretti intorno ad una lettera datata 25 giugno. Nella chiosa si legge: “chiediamo a tutti gli attori, pubblici e privati, coinvolti nella lotta all’infezione da HIV/AIDS di continuare a fare con forza la propria parte, ma rispettando i limiti del loro perimetro d’azione e delle loro competenze in ambito scientifico o sociale e, soprattutto, rispettando le opinioni ed eventuali critiche su temi d’importanza strategica quali il finanziamento pubblico della ricerca su HIV/AIDS e strategie vaccinali ad essa correlate”.
 
“Sono molto soddisfatto -ha dichiarato ad Ae Vittorio Agnoletto, medico, già presidente della Lega Italiana per la Lotta contro l’AIDS e coautore del libro “AIDS Lo scandalo del Vaccino Italiano” (Feltrinelli 2012)- finalmente, dopo diciotto mesi dall’uscita del nostro libro/denuncia, si comincia a cercare la verità attorno a questa scandalosa vicenda. Il ritiro da parte dell’ISS della precedente delibera è un fatto molto importante; mi auguro che ora il nuovo direttore generale dell’ISS abbia il coraggio e la forza per fare chiarezza su come sono stati usati gli ingenti finanziamenti destinati a questo progetto e che la Commissione Sanità del Senato, dalla quale sono stato convocato per mercoledì 2 luglio,  vada fino in fondo nell’indagare i rapporti tra l’ISS e le strutture private che ruotano attorno alla ricerca medica gestita con fondi pubblici. Ho l’impressione che purtroppo ci sia ancora tanta strada da fare”.

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