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Le “utopie concrete” di Monia. Un saluto libertario

Un ricordo di Monia Andreani, la ricercatrice universitaria ed esperta di bioetica e diritti umani mancata domenica scorsa. L’introduzione che aveva scritto per il suo libro pubblicato da Altreconomia, “Biologico, collettivo, solidale”, sulla cooperativa Iris. Un modello che ci insegna a “prendersi cura del mondo in termini integrali”

Domenica 27 maggio è mancata improvvisamente Monia Andreani, ricercatrice universitaria ed esperta di bioetica, etica della cura e teorie dei diritti umani e di genere. Per Altreconomia, Monia aveva scritto il libro sul modello partecipativo della cooperativa Iris di Calvatone (CR), “Biologico, collettivo, solidale”.
Maurizio Gritta, presidente della cooperativa Iris, ricorda che per scrivere il libro “Monia era stata con noi per più di un anno, incontrando centinaia di persone tra la Cascina Corteregona e il nuovo pastificio, a pranzi, cene e assemblee, per poter raccontare da vicino e con le parole dei protagonisti il modello economico e cooperativo di Iris”.
Lo scorso 18 maggio Monia era stata proprio con Maurizio e Fulvia Mantovani di Iris a Perugia, la sua città natale, dove insegnava Diritti umani all’Università per Stranieri. “Ci voleva mostrare la sua Università e quando siamo arrivati in portineria ha chiesto con delicatezza il permesso di entrare -racconta Maurizio-. Non aveva importanza che lei fosse la docente: il suo modo è sempre stato quello di porre tutte le persone allo stesso livello, superando le gerarchie. Monia era una di quelle persone rare e preziose capaci di proporre una sintesi ‘alta’ tra il piano del fare e quello dell’analisi: la muoveva una profonda passione per la cultura libertaria”.

Altreconomia si unisce ai familiari e agli amici di Monia per questa dolorosa perdita. La vogliamo ricordare con le sue stesse parole: quelle dell’introduzione che aveva scritto per il libro “Biologico, collettivo, solidale”.
Il funerale civile si terrà giovedì 31 maggio, alle ore 16.00 presso la sala del commiato del cimitero monumentale di Perugia.


Dall’introduzione di “Biologico, collettivo, solidale”, il libro sul modello partecipativo della cooperativa Iris che Monia Andreani ha pubblicato con Altreconomia.

Iris è fatta da utopisti che realizzano le utopie.

Quando stai per arrivare alla Cascina Corteregona, la casa di Iris, la strada diventa una sottile lingua catramata che scorre in alto, sopra canali che lambiscono dolcemente i campi, e tu che guidi puoi osservare da una posizione privilegiata, campi coltivati senza soluzione di continuità da ogni lato. (…) La cascina ti offre il lato che costeggia la strada, al centro c’è un murales che rappresenta dei campesinos sudamericani e questo primo colpo d’occhio colorato e caldo ti svela che questa non è una cooperativa agricola come altre: sei arrivata in un luogo in cui si elabora e si vive da oltre trenta anni una storia politica incentrata sull’amore per la terra e sulla produzione biologica che produce solidarietà e mutualismo. (…)
Iris è una “cooperativa agricola a mutualità prevalente” recita l’incipit dello Statuto: è stata costruita da centinaia di persone nell’arco di 30 anni, che diventano quasi 40 se si considera il nucleo fondativo, quando ancora il progetto non era confluito nella forma cooperativa. Di queste centinaia di persone, una vera realtà collettiva fatta di uomini e donne, alcune non ci sono più, molte sono irraggiungibili ma molte altre le ho incontrate per questo libro in cui mi occupo della storia di Iris, nel suo passato e nel suo presente, raccontata da chi l’ha vissuta e la sta vivendo, anche attraverso le parole di chi fa parte della filiera di oltre 300 aziende agricole che lavorano con Iris e che sperimentano la solidarietà e i principi mutualistici in un rapporto di lavoro e di scambio culturale con la cooperativa.
Con questo libro rispondo infine anche a un impegno che Alternativa libertaria/fdca (l’associazione di cui faceva parte anche Monia, ndr) ha preso con la Cooperativa Iris, quello di raccontare i fondamenti anarchici e libertari della cooperativa, che hanno fruttato in termini di auto-organizzazione e di solidarietà, in modo rivoluzionario, contribuendo a cambiare la vita e il modo di pensare di centinaia, forse migliaia di persone, rendendo questa un’esperienza davvero unica in Italia e nel mondo, a cui guardare come modello.
Come dice Maurizio Gritta, il Presidente di Iris, fare politica e fare rivoluzione politica (si potrebbe aggiungere “in termini pacifici”) è possibile anche attraverso una esperienza di questo tipo, che è economica e sociale insieme e che trasforma la vita delle persone. (…)  “Con le azioni mutualistiche chi investe guadagna un utile e sa che i propri soldi non sono nella pancia delle banche o investiti chissà in quale prodotto nascosto nei pacchetti di risparmio che ti vengono offerti. Ma sono nel lavoro di aziende agricole biologiche che fanno parte della filiera Iris, nel lavoro del pastificio che produce pasta biologica certificata e che rispetta i lavoratori operai e agricoltori, nel progetto culturale di eco-villaggio della Fondazione Iris. Questa è già una rivoluzione non convenzionale e pacifica. (…)
Prendersi cura del mondo in termini integrali (dalla terra alla politica delle decisioni, ovvero come si fanno le scelte), fare cose rivoluzionarie che si potrebbero anche definire utopie concrete attraverso una proprietà collettiva e con una prassi libertaria, questo è il modello Iris che ora cominciamo a conoscere.

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