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Economia

Usa, un sistema fiscale a misura di manager

Negli Stati Uniti d’America 26 tra i cento amministratori più pagati di banche e grandi corporation ricevono stipendi superiori a quanto le loro imprese pagano in tasse. Ciò è reso possibile da meccanismi fiscali varati durante il governo Bush, monitorati dalla campagna "Executive Excess"

Ventisei dei cento manager più pagati delle grandi aziende con sede negli Stati Uniti d’America, nel 2011 hanno ricevuto uno stipendio superiore a quanto le stesse aziende hanno pagato in tasse.
Il “fenomeno” è monitorato dall’Institute for Policy Studies (Ips), nell’ambito della campagna “Executive Excess”. Secondo il rapporto 2012, “The CEO Hands in Uncle Sam’s Pocket”, i benefici fiscali di cui possono godere le maggiori corporation del Paese permettono alle stesse di risparmiare sulla tasse e destinare le stesse risorse ai propri dirigenti. Emblematico il caso di Boeing, il cui CEO James McNerney Jr. ha ricevuto nel 2011 18,4 milioni di dollari nel mentre l’imprese ha richiesto un “tax refund” per 605 milioni di dollari.
Secondo Ips, la responsabilità di ciò che avviene è direttamente legato ai  provvedimenti varati tra il 2011 e il 2003 e conosciuti come “the Bush tax cuts”, in merito al gettito fiscale su dividendi e ricchezza prodotta.
Quando lo stipendio dei manager dipende dalle performance aziendali, infatti, a una riduzione della pressione fiscale corrispondono -per l’azienda- maggiori utili e, di conseguenza, riconoscimenti più munifici a favore dei CEO. In questo modo, sottolinea Ips,  è come se “la finalità del gettito fiscale, per decine di miliardi di dollari, siano stati sottratti [alla collettività]. Dall’americano ‘medio’, che dipende dai servizi pubblici, ai ‘re’ del settore privato del Paese. Direttamente o indirettamente, è un meccanismo che sussidia con assegni milionari i top executive delle maggiori banche e imprese Usa”.
Nell’elenco dei manager, il cui stipendio medio è di 20,4 milioni di dollari, figurano, tra gli altri, Miles D. White, dell’impresa farmaceutica Abbott Laboratories, con un compenso di 19 milioni di dollari da parte di un’impresa che pretende un “risarcimento” per 586 milioni di dollari. Vikram Pandit, di Citigroup, ha invece ricevuto 14.9 milioni di dollari, mentre la banca vanta crediti con l’erario per 144 milioni.

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