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Un’altra Europa è un work in progress. L’appuntamento a Firenze, fino a domenica

Parte oggi "Firenze 10+10". Non è una commemorazione del decennale del Forum sociale europeo ma un appuntamento -promosso da 215 tra organizzazioni, sindacati, reti e campagne- per discutere di democrazia, finanza, beni comuni, lavoro ed "Europa nel mondo" di fronte alla crisi

Un greco, un tedesco e un migrante hanno inaugurato questa mattina "Firenze 10+10/Unire le forze per un’altra Europa”, l’incontro che a dieci anni dal Forum social europeo del 2002 riporta nel capoluogo toscano i movimenti sociali di tutto il continente. 
Alla Fortezza da Basso -che ospiterà l’iniziativa in programma fino a domenica- sono attesi oltre 3.000 partecipanti provenienti da 21 paesi e da 215 tra organizzazioni, sindacati, reti e campagne attive in Europa. 

A differenza del 2002, quando la crisi era solo una previsione rintracciabile nelle analisi dei movimenti sull’impatto prossimo della globalizzazione economico-finanziaria, oggi è una realtà nella quale siamo tutti immersi.
 Per questo “Firenze 10+10” non sarà una commemorazione, del primo Forum sociale, ma un appuntamento con due obiettivi: rispondere alla crisi e alle politiche imposte dalle istituzioni dell’Ue, dalla Bce e dai governi nazionali con un fronte comune di forze sociali a livello europeo; creare alleanze per una strategia a lungo termine capace di costruire un’Europa sociale e dei cittadini. 

La presenza di tante realtà -reti, movimenti, sindacati, associazioni, ONG- di varia provenienza e composizione va intesa come una ricerca di convergenze e di lavoro comune verso una forte e diffusa mobilitazione antiliberista che si ponga in alternativa all’Europa dei banchieri, alla supremazia del mercato, alle speculazioni finanziarie, al fiscal compact e alle politiche di austerità.
A Firenze le reti europee di attivisti/e lavoreranno insieme: ci sarà la prima assemblea della Rete europea per l’acqua bene comune (che in Italia ha promosso il referendum); si riuniranno per la prima volta le campagne che si occupano del Debito pubblico in Europa (insieme alle campagne che dieci anni fa si battevano per la cancellazione del debito nel sud del mondo); verrà presentata una campagna per un Mandato alternativo al commercio per la prossima Commissione Europea; le varie iniziative sulla democrazia reale -dagli indignati del 15M e Blockupy Frankfurt, al movimento federalista europeo, al percorso “un’altra strada per l’Europa”- si confronteranno per rafforzarsi trovare azioni comuni; verranno lanciate alcune Iniziative dei cittadini europei (una sorta di referendum europeo), come quella sul reddito minimo di cittadinanza. 
Sulle cinque aree di convergenza (democrazia, debito/finanza, beni comuni sociali e naturali, lavoro e diritti sociali, l’Europa e il mondo) saranno individuate le azioni che raccolgono il maggior consenso. 

Cinque gli ambiti di lavoro: 1) Democrazia in Europa – Costruzione di un "processo costituente" democratico dal basso e sviluppo di un patto e di un’assemblea europea dei cittadini; ricostruzione delle istituzioni europee al di fuori degli attuali trattati non democratici; migranti e cittadinanza europea di residenza; barriera democratica contro l’estrema destra, il neo-fascismo e il razzismo; ricostruzione della solidarietà sociale; 2) Finanza-debito-austerità "Tribunale del debito", audit del debito e della spesa pubblica; campagne contro le politiche di austerity e il fiscal compact; tassa sulle transazioni finanziarie; 3) Lavoro e diritti sociali – Lavoro e diritti sociali ai tempi della globalizzazione neoliberista e dell’austerità; sviluppo sociale sostenibile; patto sociale; reddito adeguato (salari, protezione sociale); 4) Beni comuni naturali e sociali + servizi pubblici – Fra cui terra, cibo, acqua, energia, clima e agenda post-Rio; la difesa dei territori contro le grandi opere inutili imposte; beni comuni sociali e difesa e reinvenzione dei servizi pubblici; 5) Europa nel Mediterraneo e nel mondo – Pace e sostegno alle lotte per diritti e democrazia; Guerra / pace e giustizia sociale; cooperazione internazionale e solidarietà, il commercio equo; la denuclearizzazione del Mediterraneo; il controllo sul commercio di armi; le rivoluzioni arabe; fermare le occupazioni; relazioni tra le diverse culture e identità (costruzione di un ponte verso il Forum sociale mondiale 2013 in Tunisia e verso il FSM-Palestina libera in Brasile).
La dimensione di genere è trasversale a tutti i pilastri.



Dal globale al locale, Firenze 10+10 è anche l’occasione per presentare “Spazi liberati-Lotte locali e proposte dal basso”, un’iniziativa promossa da un gruppo di 17 organizzazioni di base attive in Toscana (vedi l’elenco a questo link). La rete si fonda sull’“Appello per una mobilitazione locale condivisa”, e viene presentato giovedì 8 alle 16 alla Fortezza da basso.

Al centro dell’appello le buone pratiche per una società giusta, egualitaria e solidale che condanna la mercificazione delle persone e delle risorse naturali. Buone pratiche che contrastano le politiche dell’austerità, che secondo Spazi liberati sarebbero “ribadite acriticamente sui nostri territori da Regione Toscana, Province, Comuni, Asl, aziende partecipate […]. Enti che nella stragrande maggioranza sono governati da forze politiche che si dichiarano di progressiste e/o di sinistra e anche da partiti sedicenti anticapitalisti ma che nonostante questo vedono solo uno sviluppo fondato su una governance grezza della globalizzazione”.

La proposta di Spazi liberati si fonda sulla pratica diretta sul territorio, ovvero sulle lotte e sulle campagne che negli ultimi anni hanno visto “fare politica” dal basso milioni di persone stanche di un sistema politico forte con i deboli e debole con i forti: dalle campagne referendarie per l’acqua pubblica e contro il nucleare a quelle sui rifiuti zero; dalla finanza al servizio della persona al contrasto alla privatizzazione di sanità, trasporto pubblico locale e servizi pubblici; dal rispetto dei diritti dei lavoratori, dei detenuti, dei migranti e di chi soffre alla cura dei malati causati dall’inquinamento ambientale istituzionalizzato; dalla manutenzione del territorio contro la cementificazione e il contrasto alle grandi opere; le occupazioni di case e palazzi abbandonati in mano alla speculazione; la denuncia degli sprechi, del clientelismo e della corruzione.

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