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Altre Economie

Una vittoria a conti fatti

Il movimento per l’acqua bene comune si è sempre autofinanziato e i fondi sono stati gestiti nella massima trasparenza. Oggi i rimborsi referendari permettono di proseguire le iniziative

Tratto da Altreconomia 135 — Febbraio 2012

La “marcia in più” che ha permesso di vincere il referendum del 12 e 13 giugno sui servizi pubblici locali e sulla tariffa del servizio idrico integrato è stata la partecipazione: il 16% di quanti hanno votato, circa 4 milioni di persone, hanno dichiarato di aver avuto un ruolo “attivo” nel promuovere i “2 sì per l’acqua bene comune”, anche solo distribuendo volantini nel proprio condominio.
“I territori hanno risposto benissimo -racconta Vittorio Lovera, tesoriere del Comitato referendario-: i ‘prodotti’ hanno diffuso senso di appartenenza alla campagna, e a noi hanno garantito risorse”.
Per fare un referendum, infatti, servono soldi: “Quando abbiamo ‘accarezzato’ l’idea di una consultazione popolare abbiamo dialogato con le tesorerie dei partiti, secondo le quali per realizzare ‘una cosa del genere’ ci sarebbe voluto almeno un milione e mezzo di euro”, racconta Lovera. Intanto, però, ci mostra orgoglioso il bilancio finale della campagna referendaria: alla voce “costi” (che comprende i contratti per le sei persone della segreteria organizzativa, la stampa dei materiali, l’affitto della sede, le utenze e i viaggi e le trasferte) è scritto 517mila euro, circa.
Una campagna oculata, quindi, resa possibile dall’impegno volontario di migliaia di comitati territoriali e dalle iniziative di autofinanziamento (come la vendita dei gadget) messe in campo dal Comitato referendario “2 sì per l’acqua bene comune”, che alla fine hanno portato ad un avanzo di gestione di circa 100mila euro.
Oggi però c’è dell’altro: grazie al rimborso elettorale garantito per legge ai comitati referendari in caso di raggiungimento del quorum, che in questo caso è di 1.056.000 euro, oggi il Comitato referendario “2 sì per l’acqua bene comune” può guardare ai prossimi tre anni con un budget da investire per “custodire” il voto. Sono, spiega il tesoriere, circa 700mila euro: la somma del rimborso elettorale e dell’avanzo di gestione, meno alcuni “rimborsi” decisi dal Coordinamento nazionale del Comitato nel corso delle assemblee post-elettorali: “Dalla nascita del Forum italiano dei movimenti dell’acqua, nel 2006, abbiamo gestito le iniziative in regime di autofinanziamento da parte dei soggetti coinvolti. Dopo la vittoria nei referendum, e come accordato ad inizio campagna, il Comitato ha così deciso di restituire circa 340mila euro ad associazioni, sindacati, partiti e comitati territoriali che avevano contributo economicamente nel corso della Campagna di raccolta firme (nel 2010) e nella Campagna referendaria (2011)” (l’elenco è sul sito www.acquabenecomune.org). Circa 100mila euro (99.263, per la precisione), invece verranno invece restituiti a cittadini e comitati che hanno partecipato alla “sottoscrizione popolare” promossa presso Banca Etica, una novità assoluta: “È un sistema studiato per rendere il cittadino compartecipe -racconta Lovera-: abbiamo detto ‘voi ci prestate del denaro, noi c’impegniamo a poterlo restituire, vincendo il referendum’. È il nuovo modello che desideriamo per le società che gestiscono il servizio idrico integrato: partecipato”. “Abbiamo studiato questo sistema con la consulenza gratuita di Elisabetta Gazzola, esperta di fund raising -continua Lovera-. Fatte le restituzioni, in cassa restano quasi 700mila euro: l’assemblea del Comitato referendario, su proposta del tesoriere, ha scelto di affidarle al Forum italiano dei movimenti per l’acqua, e di gestirle sulla base di un “Piano previsionale pluriennale 2012-2014”: trasparente, come l’acqua limpida. “Lo scenario di questa ‘battaglia’ è ancora medio-lungo” sostiene Lovera. Per questo la maggior parte delle risorse (mezzo milione di euro, suddiviso in due parti uguali) servirà a garantire il lavoro di una segreteria operativa e a sostenere le iniziative dei comitati territoriali. La prima sarà formata da 3 persone retribuite full time, il cui compito sarà quello di coordinare la nuova campagna di “Obbedienza civile” (vedi Ae 134) e di rafforzare l’iter legislativo della legge d’iniziativa popolare del 2007. I fondi destinati ai comitati territoriali, invece, risponderanno a “linee guida che definiscono la tipologia delle spese consentite” (si legge sul documento), e in particolare andranno a sostenere quelle attività “che possono avere ripercussione e impatto nazionale” sostiene Vittorio Lovera. L’elenco prosegue con 60mila euro di budget per manifestazioni, seminari e materiali; 40mila per attività internazionali 20mila euro per iniziative di solidarietà e altrettante per strutturare un “Osservatorio permanente”. Altri 50mila euro, infine, creano un “fondo per le consulenze giuridico-legali inerenti le vertenze territoriali”. —

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