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Opinioni

Una ricetta per superare la crisi

Se legalità diventa la parola d’ordine delle politiche pubbliche, sarà possibile favorire la crescita economica e sociale senza inasprire le tasse e favorendo la partecipazione dei cittadini. Gli esempi di Corsico e Corleone

Tratto da Altreconomia 131 — Ottobre 2011

I soldi per risanare i conti dello Stato e favorire la crescita economica e sociale del Paese ci sono, basterebbe mettere le mani nelle tasche dei mafiosi, dei corrotti e degli evasori fiscali. Forte di questa convinzione Avviso Pubblico, la rete nazionale degli enti locali impegnati nella formazione civile contro le mafie, ha lanciato un appello al Governo e alle parti sociali. Perché l’Italia è in difficoltà soprattutto per il progressivo espandersi dell’illegalità. Usando dati di Commissione parlamentare antimafia, Banca d’Italia, Corte dei Conti e ministero dell’Economia, Avviso Pubblico ha calcolato che sono 330 i miliardi di euro che ogni anno vengono sottratti ai cittadini onesti dalle organizzazioni mafiose (150 miliardi), dalla corruzione (60 miliardi) e dall’evasione fiscale (120 miliardi). Ogni anno il malaffare e la criminalità sottraggono 5.500 euro pro capite, 15 euro al giorno. Un vero e proprio ticket dell’illegalità, contro cui serve una lotta seria ed efficace, che è possibile, come testimoniano due esperienze politico-amministrative, una del Nord e una del Sud Italia, una di centro-sinistra e una di centro-destra. La prima è quella del Comune di Corsico (Mi), governato da una giunta di centro-sinistra. “L’illegalità è un costo per tutti i cittadini” afferma la sindaca, Maria Ferrucci, un’insegnante ancora in ruolo con il pallino della legalità, che ha dato vita ad un gruppo interno all’amministrazione, denominato “Gruppo legalità”, composto dai funzionari degli uffici anagrafe, tributi, commercio, edilizia, lavori pubblici, e coordinato dal segretario generale del Comune. Il gruppo, che si riunisce ogni due settimane, ha creato un database nel quale sono stati raccolti e incrociati tutta una serie di dati pubblici (pratiche edilizie, pagamenti Ici, Isee): l’idea di fondo con cui si lavora a Corsico è quella di condividere la conoscenza, abbattendo i muri esistenti tra un ufficio e l’altro, operando tutti insieme in nome della trasparenza e del bene comune. “Correlare i dati con la cultura organizzativa” è il motto di Maria Ferrucci che l’anno scorso ha siglato un accordo con l’Agenzia delle entrate per dare vita ad un programma di lotta all’evasione fiscale. L’accordo prevede che il 33% del denaro recuperato resti al Comune. I controlli che l’amministrazione comunale ha messo in atto mirano ad accertare non solo il pagamento delle tasse erariali ma anche di quelle comunali. Oggetto di attenzione e di monitoraggio sono sia le grosse operazioni, come per esempio la compravendita di aree dismesse, sia, in collaborazione con la Guardia di Finanza, il controllo dell’emissioni degli scontrini fiscali da parte dei commercianti. A Corsico, nel giro di qualche mese, sono stati recuperati circa 50mila euro di tasse evase. “Prima di aumentare la pressione fiscale è necessario recuperare le risorse non pagate” sostiene la Ferrucci, che ha deciso di destinare buona parte del denaro incassato dall’evasione a interventi nel settore sociale. La sindaca, infatti, è convinta che questo sia un modo concreto per costruire la coesione sociale e per far comprendere ai propri cittadini il principio della convenienza della legalità. Il Comune ha dato vita a un percorso culturale costruito in modo partecipato insieme a scuole, associazioni e parrocchie. Incontri di approfondimento con testimoni significativi, presentazioni di libri e teatro civile, rapporti con altri Comuni che hanno dato vita a buone pratiche amministrative. Nella convinzione che la conoscenza va posta come fondamento di una cultura della responsabilità e della consapevolezza.
Un altro esempio di recupero di risorse sottratte indebitamente alla collettività giunge dal Comune di Corleone (Pa), governato dal centro-destra. Sino al 2006, tre cittadini su dieci non pagavano la Tarsu, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Dall’anno successivo il sindaco, Antonino Iannazzo (nella foto), ha disposto una serie di controlli, chiedendo ai funzionari di incrociare i dati catastali con i pagamenti della tassa. Dopo i controlli d’ufficio il Sindaco ha disposto di verificare la metratura delle abitazioni per verificare che ci fosse un’effettiva corrispondenza con quanto dichiarato, iniziando dalle case del primo cittadino e dei membri della giunta. Il risultato: “Negli ultimi due anni abbiamo recuperato circa 300mila euro, incassando 1,1 milioni di euro anziché 760mila”.
Il maggior gettito, stabilmente garantito alle casse pubbliche, ha permesso una revisione delle tariffe: oggi molti cittadini pagano meno tasse di prima per smaltire i loro rifiuti. Corsico e Corleone, entrambi iscritti ad Avviso Pubblico, possono diventare un modello: un’altra politica, così come un’altra economia, è possibile.

L’appello di Avviso Pubblico si può leggere cliccando su: www.avvisopubblico.it/news/legalita-e-crisi-appello-di-avviso-pubblico-al-governo-a-alle-parti-sociali_050811.shtml

 

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