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Una pace tutta da imparare – Ae 47

Numero 47, febbraio 2004Un solo libro per due verità. Un gruppo di docenti israeliani e palestinesi ha messo nero su bianco le ragioni dell'altro. Ne è uscito un manuale distribuito in 12 scuole e ora pubblicato anche in ItaliaDisarmare la…

Tratto da Altreconomia 47 — Febbraio 2004

Numero 47, febbraio 2004

Un solo libro per due verità. Un gruppo di docenti israeliani e palestinesi ha messo nero su bianco le ragioni dell'altro. Ne è uscito un manuale distribuito in 12 scuole e ora pubblicato anche in Italia

D
isarmare la storia. Toglierle quel potere di scavare il solco sempre più profondo che divide due popoli che si combattono da decenni. Indebolire la narrazione che vede nell'eroe del nemico un mostro e viceversa.

Un obiettivo che da oltre due anni sta impegnando un gruppo di insegnanti israeliani e palestinesi: è riuscito a scrivere un manuale di storia, adottato da qualche mese in una dozzina di scuole di Israele e dei Territori, che contiene il punto di vista dell'altro. In mezzo alla due versioni, ancora profondamente contrastanti, uno spazio bianco, che gli studenti delle due parti riempiono con le loro considerazioni.

Una terra di nessuno dal profondo valore evocativo, che misura la distanza che esiste anche tra gli israeliani e i palestinesi che nonostante tutto collaborano fra loro, riuniti nell'organizzazione non governativa Peace Research Institute in the Middle East (Prime), che persegue la coesistenza pacifica dei due popoli.

Per mesi i docenti del Prime si sono incontrati, in circostanze talvolta drammatiche, durante gli scontri aperti dalla seconda Intifada. Erano mossi dall'ambizione di un testo condiviso, ma ben presto si sono resi conto che le divergenze sui fatti accaduti in Palestina nell'ultimo secolo non potevano essere ricomposte.

“Non possiamo aspirare a una sola narrazione, ma in questo modo possiamo costringerci a riconoscere anche la narrazione dell'altro”, dice Sami Adwan, palestinese, docente di Pedagogia all'Università di Betlemme, sposato con sei figli così come l'israeliano Dan Bar-On, che insegna Psicologia sociale all'Università Ben Gurion di Be'er Sheva. I due, co-direttori del Prime, hanno ricevuto a Bolzano nel 2001 il premio intitolato ad Alex Langer.

Come realizzare un testo scolastico se non si condivide quasi nulla? I due gruppi hanno individuato una serie di argomenti, poi li hanno confrontati: nemmeno sulle questioni ritenute più importanti c'era somiglianza di vedute, dunque hanno scelto di approfondire i temi messi in evidenza da entrambi. Si sono concentrati su tre periodi storici: gli eventi successivi alla dichiarazione di Balfour (1917), la nascita dello Stato d'Israele (1948) e la seconda Intifada (1987). Hanno fatto discussioni interminabili, non sono mancate tensioni, ma alla fine i manuali sono stati stampati, l'estate scorsa, pronti per essere aggiunti ai libri di testo di 700 studenti quindicenni delle due sponde.

Da qualche mese, il libro La storia dell'altro si può leggere anche in Italia, edito dalla cooperativa Una Città, che pubblica una rivista mensile su cui erano comparse nella primavera del 2002 le interviste ad Adwan e Bar-On, che raccontavano lo sviluppo del loro progetto. Gli stessi professori, appena si sono trovati il volume tra le mani, hanno chiamato la redazione di Una Città, proponendone la traduzione per il mercato italiano. Il libro è apparso per la prima volta all'ultima marcia Perugia-Assisi, quando in pochi minuti sono state acquistate dai manifestanti le oltre cento copie in vendita. In poche settimane, solo col passaparola, il libro è diventato un piccolo caso editoriale; ora è alla seconda edizione. Il 22 gennaio è stato presentato al Campidoglio, alla presenza dei due curatori e di Walter Veltroni, che ha scritto l'introduzione dell'edizione italiana. Il Comune di Pomigliano d'Arco ne ha acquistate 400 copie, da diffondere nelle scuole, un impiego davvero appropriato per il libro, che presto verrà pubblicato anche in Francia, con la prefazione dello storico Pierre Vidal-Naquet (figura anche nell'edizione italiana); in seguito sarà nelle librerie di Germania e Inghilterra. Con l'acquisto del volume si contribuisce a finanziare il progetto “Shared History Booklet” di Prime (www.webartery.com/prime), sostenuto anche dall'ambasciata americana a Tel Aviv.

La storia dell'altro assegna le pagine pari agli israeliani, le dispari ai palestinesi, in un'alternanza che lascia ben poco margine alla propaganda, pur nella profonda diversità delle opinioni. Lo spazio bianco fra i due racconti simboleggia un terreno comune, ma anche la distanza da percorrere. È dunque il primo passo di un percorso, che si arricchirà dei contributi degli studenti, chiamati a far crescere i due ulivi raffigurati nella copertina: sono recintati e innaffiati da un israeliano e un palestinese che si voltano le spalle, ma le chiome degli alberi sono destinate a intrecciarsi.!!pagebreak!!

Una città per mille interviste
La storia dell'altro è il secondo libro pubblicato da Una Città in qualità di casa editrice, dopo 116 numeri della rivista mensile, che prese a uscire nel marzo 1991, poco dopo la fine della prima guerra del Golfo. Il primo volume, La Bandiera Nera, riunisce le interviste fatte dal giornale agli israeliani che cercano un confronto con i palestinesi; ha la prefazione di Adriano Sofri, a cui il ristretto gruppo che anima il mensile è legato da una lunga amicizia, avendo in comune la militanza politica in Lotta Continua, negli anni Settanta.

La forza della rivista nasce da una presunta debolezza, o almeno da una riflessione fatta dai fondatori sui propri limiti. Nessuno di loro era giornalista professionista e hanno scelto di far parlare gli interlocutori, attraverso lunghe interviste (le pagine sono inframmezzate da grandi foto rigorosamente in bianco e nero) nelle quali le persone prendono quel respiro e quel passo che gli angusti spazi della stampa normalmente non consentono. I personaggi, raramente famosi, ma sempre competenti e scelti con originalità, instaurano così con l'intervistatore un clima che apre le porte a un serio approfondimento, di temi che ruotano attorno ai diritti umani, al lavoro che cambia, alla scuola e alla formazione, all'immigrazione e alle questioni interculturali. Le oltre mille interviste pubblicate sono consultabili nel sito www.unacitta.it.
La rivista si sostiene grazie agli abbonamenti.

La buona cittadinanza in fiera a Forlì
Una settimana tutta dedicata alle buone pratiche di cittadinanza. La Fiera che si è svolta nel novembre scorso a Forlì è il primo appuntamento nazionale promosso dalla Fondazione Alfred Lewin, che ha raccolto amministratori, volontari, politici, sindacalisti e studiosi per discutere delle politiche dell'immigrazione, di inclusione ed esclusione sociale, di esperienze riuscite in questi settori. Un filo diretto lega la Fondazione alla rivista Una Città, da cui proviene il gruppo animatore.

La fondazione deve il nome a un ebreo tedesco, fuggito dalla Germania nazista, che negli anni Trenta emigrò in Italia. Vittima delle leggi razziali promulgate dal regime fascista, Lewin venne imprigionato e fucilato a Forlì, nel '44 insieme alla madre e ad altri ebrei. Una strage di cui si perse la memoria e che è stata riportata alla ribalta grazie all'opera dei redattori di Una Città, che hanno rintracciato i parenti delle vittime, talvolta ignari della fine fatta dai familiari. È il caso di Lissi Lewin Pressl, sorella di Alfred, oggi presidente onoraria della Fondazione: è stata rintracciata a Berlino, non aveva notizie del fratello da mezzo secolo.

La Fondazione è impegnata nella pubblicazione di volumetti e nella realizzazione di iniziative lungo tre filoni: il recupero delle memoria, la tradizione della sinistra libertaria e i diritti di cittadinanza. Info: tel. 0543-214.22, www.unacitta.it

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