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Una lettera dal futuro: un cittadino spiega la privatizzazione dell’acqua a una senatrice

Questa settimana la Camera dei deputati sarà chiamata a discutere e votare il decreto legge numero 135/2009, quello che sancisce la privatizzazione dei servizi pubblici, tra cui il servizio idrico integrato. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, così, ha…

Questa settimana la Camera dei deputati sarà chiamata a discutere e votare il decreto legge numero 135/2009, quello che sancisce la privatizzazione dei servizi pubblici, tra cui il servizio idrico integrato. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, così, ha invitato tutti gli attivisti italiani per l’acqua “bene comune” ad inviare e-mail ai parlamentari, chiedendo un voto di coscienza contro la privatizzazione.
In risposta al
mail bombing, la senatrice del Pd Marilena Adamo ha inviato una lettera rivendicando l’opposizione del Partito democratico che, a suo avviso, è stata “dura”. L’Adamo cita l’emendamento che sancisce la proprietà pubblica dell’acqua, di cui ha scritto a sproposito anche Rumiz su Repubblica, e il cui intento -come abbiamo già scritto- è solo quello di deviare l’attenzione dal problema reale, la privatizzazione della gestione.
Alla Adamo risponde Alberto De Monaco, attivista del Comitato acqua pubblica di Aprilia, la cittadina laziale famosa per essere uno dei laboratori della privatizzazione. Alberto si definisce “uno che viene dal futuro”, e dal suo osservatorio privilegiato nel Sud del Lazio spiega ciò che potrebbe accadere nei prossimi 12 mesi in tutta Italia.
   

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Al “Forum italiano dei movimenti per l’acqua”
A tutti i cittadini che hanno scritto ai Senatori della I Commissione

Roma, 12 novembre 2009

Negli scorsi giorni noi parlamentari abbiamo ricevuto tantissime vostre e-mail che ci segnalavano lo sdegno dei cittadini per il provvedimento del Governo che di fatto rende più concreto il processo di privatizzazione di un bene pubblico fondamentale: l’acqua.
Peraltro il Governo ha fatto tutto questo inserendo una norma in un decreto legge che parla di tutt’altro, piuttosto che affrontare in Parlamento una seria e aperta discussione della riforma dei servizi pubblici locali. Da tempo, infatti, giacciono sia alla Camera che al Senato dei progetti di legge di iniziativa parlamentare in cui si affronta la questione in maniera organica e strutturata. Invece il Governo, per la quarantacinquesima volta dall’inizio della legislatura, ha scelto la via più semplice, e più opaca rispetto alla pubblica opinione, del decreto-legge.
Come sapete in quel contesto si trattava di INCLUDERE l’acqua nell’elenco dei servizi esclusi dall’applicazione della modalità privatistica di gestione e affidamento (criticabile anche per altri aspetti), com’è stato fatto per energia e trasporti regionali, che hanno una normativa diversa ad hoc. Non si è voluto fare, parificando di fatto l’acqua a qualsiasi altro servizio, ad esempio lo smaltimento rifiuti. Il che risulta ancora più paradossale perché in sede europea e internazionale si sta tornando indietro, rispetto alle scelte più spinte di liberalizzazione, proprio sull’acqua. L’opposizione del gruppo del partito Democratico è stata dura. Abbiamo presentato numerosi emendamenti sia soppressivi che migliorativi, purtroppo incontrando solo un muro di chiusura da parte del Governo, che non ha accettato neppure la costituzione di un’Authority nazionale.
Siamo riusciti però, ed è un piccolo ma importante risultato, a fare accogliere un punto di principio cui appellarsi in fase applicativa, che riafferma “…piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche, in particolare in ordine alla qualità e prezzo del servizio, in conformità a quanto previsto dal decreto legislativo 152 del 2006, garantendo il diritto alla universalità ed accessibilità del servizio” (grassetto nostro).
Ora il testo è alla Camera e, visto anche l’approssimarsi della scadenza del decreto (24 novembre), sarà ancora più difficile, ma non per questo verrà meno il nostro impegno, forti anche del vostro contributo.

A tutti voi un cordiale saluto

Sen. Marilena Adamo, Segretaria I Commissione Affari Costituzionali – Senato della Repubblica
Gruppo Partito Democratico


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Egregia senatrice,
le risponde uno che viene dal futuro:
noi a Latina siamo in piena privatizzazione ormai da 7 anni. Ad Arezzo anche di più. Le scrivo usando quel poco di tecniche finanziarie ed economiche apprese sul “campo di battaglia”: la proprietà pubblica delle acque è fuori luogo, quindi nulla di nuovo all’orizzonte;
per quanto riguarda la tariffa, è la volontà del privatizzatore che esige che queste le faccia il pubblico. La tecnica è: io, privato, con le tariffe che voi ci dite di applicare non ce la faccio; i Comuni ci hanno presentato una situazione che da gestire è più difficile del previsto; le reti sono peggio del previsto, piove e l’acqua è torbida, etc, etc. Sono cose che qui da noi sentiamo da anni. Poi dicono: attenzione, qui siamo in regime di monopolio territoriale, al gestore deve essere assicurato il pareggio, ossia il pagamento dei costi. Ecco allora che tu, pubblico, che sei il responsabile di fare la tariffa (…sui dati del gestore privato che il pubblico non può avere per legge, visto che è spa di diritto privato e quindi protetta per diritto nel suo agire per fare l’interesse degli azionisti) , mi devi aumentare le tariffe se vuoi gli investimenti. Poi c’è la solita tecnica: se non vuoi che aumentiamo subito, allora noi facciamo un bel project financing, chiediamo i soldi ad una bella banca d’affari che investe sul progetto gestionale, e cosi troviamo i soldi! Il problema è che la banca d’affari non fa carità, ma profitto, e se il progetto non rende non è che dice “mi ero sbagliata”. Al gestore dice: voglio comunque che tu onori il debito. Ecco allora che il gestore (che quasi sempre fa avallare questi prestiti con le garanzie della tariffa che il pubblico deve approvare) dice: “Cari sindaci, alzate la tariffa perché il servizio va male ma noi il mutuo (con interessi alla banca) lo dobbiamo pagare”. Ho letto piani d’ambito e richieste di finanziamenti in varie parti d’Italia, e le assicuro che spesso i gestori si lamentano perché magari quest’anno il consumo dell’acqua è diminuito e quindi ci sono meno introiti, anche se il costo corrente aumenta, il costo personale aumenta. E quindi dice ai sindaci: meno incassi, costi comunque elevati, la banca chiede di aumentare la tariffa, oppure diminuire gli investimenti, oppure ancora chiede che i comuni mettano soldi pubblici per fare investimenti in nuovi impianti che poi deve dare in gestione al privato.
Insomma, si riesce a capire che questo processo si chiama con un solo nome? Mercato sul bene acqua, grandi speculatori finanziari, multinazionali, banche d’affari, etc, etc.
Mi scusi se mi dilungo, ma vede noi che veniamo dal futuro possiamo descriverle bene cosa significa privatizzazione. Per non parlare poi della cattiva politica che in queste cose ci marcia e ci abusa.
Qui da noi questo processo a nome e cognomi: legge Meta-Besson, che immagino lei conosca. Il noto ingegner Besson, dopo aver scritto la legge regionale sul servizio idrico, dividendo gli Ato del Lazio un poco come le province e senza il criterio di ambito ottimale, è passato in Enel Hydro. Di qui poi è stato chiamato come amministratore in Acqualatina spa (è ancora il vice presidente), è stato consigliere d’amministrazione in Acea Ato2 spa, e presidente della Sorical in Calabria. Mentre, per non far torto a nessuno, il presidente di Acqualatina spa è (già dal 2006) il senatore di Forza Italia Claudio Fazzone, di Fondi.
Guardi le chiedo scusa, sono molto arrabbiato e mi fa male lo stomaco a parlare delle nostre cose che vengono dal futuro, ma sentire tante sciocchezze e mezze misure su una cosa così delicata e fondamentale come la gestione dell’acqua mi fa male al cuore, alla mente e pure alla tasca!!!
Abbiate il coraggio di dire: vogliamo che i Comuni spariscono, che il pubblico non sia più capace a fare nulla (la questione del controllo è questione di lana caprina, quando non si può gestire..), che i sindaci devono arrendersi, che le comunità sono gestite in effetti dalle volontà dei vari consigli d’amministrazione (acqua, rifiuti, etc, etc,) e facciamola finita!
Con il rispetto per una persona che -come lei- accetta la discussione ed il confronto, le dico che ormai non desidero più andare a votare per sindaci e politici e spero di poter votare i vari membri dei consigli d’amministrazione. magari ho più poteri verso di loro e decido anche io qualcosa! La lascio con un’ultima riflessione: le tariffe sono tutte aumentate per quanto previsto nei piani d’ambito privatizzati, ma gli investimenti fatti sono circa la metà di quanto previsto nei contratti a gara, quindi è come se noi cittadini pagassimo la tariffa doppia! Il tutto condito con investimenti totali negli anni privatizzati, meno di quelli che faceva prima il pubblico. Si chieda perché negli Stati Uniti d’America gli enti di gestione sono tutti pubblici, e Atlanta che aveva privatizzato ha avuto una pessima esperienza. Si chieda perché Parigi torna indietro. Noi che veniamo dal futuro lo abbiamo già capito bene sulla nostra pelle!

Alberto De Monaco, Comitato acqua pubblica Aprilia

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