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Altre Economie

Un parco al posto del confine

Un esempio virtuoso spiega come impiegare il patrimonio immobiliare della Difesa, senza far sorgere nuovi ipermercati

Tratto da Altreconomia 132 — Novembre 2011

Al posto della vecchia caserma “Amadio” nasce un grande parco attrezzato. Entro la prossima primavera i cittadini di Cormòns, in provincia di Gorizia, potranno passeggiare nell’ex cittadella militare.
La caserma “Amadio”, 17 edifici su un’area di 62mila metri quadri, è una delle tante aree dismesse lungo la “cortina di ferro”. Ospitava militari che, fino agli anni Ottanta, guardavano a vista il confine sloveno, che in questo comune del Collio è a pochi chilometri dal bel centro storico.
“Sei ettari del territorio comunale erano preclusi alla città. Quando abbiamo visitato insieme l’area, ho letto lo stupore sui volti di molti cittadini -racconta Alessandro Pesaola, vicesindaco e assessore con deleghe a Bilancio, Istruzione e Cultura-. È stata la riscoperta di una parte della città”. La seconda vita della caserma “Amadio” inizia nel 2007. Con un decreto legislativo del 2 marzo, quell’anno la Difesa ha trasferito (gratuitamente) la proprietà dell’immobile alla Regione Friuli Venezia Giulia, che l’ha poi passata al Comune. Secondo l’allora governatore Riccardo Illy (Pd), l’obiettivo avrebbe dovuto essere la “valorizzazione” dell’immobile, ovvero la cessione a privati dopo aver modificato la destinazione d’uso.
La giunta di sinistra che governa Cormòns dal 2007 ha fatto, invece, una scelta diversa: “La ‘riqualificazione’ dell’ex caserma ha mosso molti interessi. I 120mila metri cubi esistenti sarebbero dovuti diventare un gigantesco centro commerciale, e abbiamo ricevuto offerte di questo tipo” spiega Pesaola. Sono state rispedite al mittente: “Abbiamo un’altra idea di sviluppo per il territorio, come dimostra ad esempio la scelta di cancellare dal Piano regolatore 30-40mila metri quadri di edificabilità in periferia, per non sottrarre terreno all’agricoltura”. Per scegliere come “riqualificare” l’ex caserma Amadio, invece, il Comune ha coinvolti i cittadini attraverso banchetti informativi, forum, tavoli di lavoro, in un percorso denominato “Prendi posto!”, autofinanziato per 14mila euro. È durato da maggio a novembre 2009, e i cittadini di Cormòns hanno potuto così delineare insieme le priorità d’intervento. “Parco” e “area attrezzata” sono risultate le proposte più votate. “Entro dicembre iniziamo i lavori -racconta Pesaola-. Negli ultimi due anni abbiamo atteso il nulla osta delle Belle Arti, che hanno vincolato 2 dei 17 edifici”. La variante urbanistica e la progettazione preliminare degli interventi da realizzare sull’intera area, per 80mila euro, sono stata interamente finanziate dal Comune, con fondi propri. “Abbiamo diviso il lotto in tre aree -riprende il vicensindaco di Cormòns-. Cinque ettari diventano un grande parco attrezzato, con percorsi sportivi e pedonali. I due vincolati per il momento verranno messi in sicurezza. Una piccola zona, 6-7mila metri quadri, è destinata all’edilizia residenziale, in una zona limitrofa a quella già abitata. L’intervento per il momento resta solo sulla ‘carta’. Sfrutteremo l’edificabilità quando sarà il momento di intervenire per riqualificare i due edifici, se non otterremo altri fondi. Diventeranno un centro culturale e un ostello della gioventù con servizi come un info point per i turisti”. Per il momento, anche le aree edificabili verranno trasformate in parco.
Tutto l’intervento, per 850mila euro, è finanziato con fondi propri, parte del ricavato della vendita della partecipazione del Comune in Iris Energia, ex municipalizzata isontina. “Vogliamo realizzare l’intervento entro maggio 2012: abbiamo il timore che un’altra giunta possa stravolgere il piano”, conclude Pesaola.
Il vicesindaco di Cormòns non è l’unico ad essere preoccupato. Perché quest’esempio da “manuale del buon amministratore locale” rischia di diventare irripetibile. L’articolo 3 comma 12 della manovra dell’estate 2011 (l. 148/2011) modifica il Codice dell’ordinamento militare, stabilendo che la cessione degli immobili della Difesa (c’è un elenco di 138 immobili) sarà favorita da “conferenze dei servizi” o “accordi di programma” tra le amministrazioni interessate, il ministero della Difesa, l’Agenzia del demanio e gli investitori interessati. L’obiettivo: cancellare l’autonomia dei Comuni, perché spesso i processi di adozione delle variabile urbanistiche rallentano la “valorizzazione” delle ex caserme. L’articolo 3 della legge lo spiega chiaramente: “La determinazione finale delle conferenze di servizio o il decreto di approvazione degli accordi di programma, comportanti variazioni degli strumenti urbanistici, sono deliberati dal consiglio comunale entro 30 giorni, decorsi i quali i due citati provvedimenti, in caso di mancata deliberazione, si intendono comunque ratificati”. I Comuni non esistono più.  —

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