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Diritti

Un nuovo “codice” per gli appalti

Legalità e trasparenza diventano linee guida per i lavori pubblici e privati. Gli esempi dei Comune di Merlino (Lo) e Reggio Emilia

Tratto da Altreconomia 132 — Novembre 2011

Il “protocollo di Merlino” non è un gioco di prestigio, ma un “Protocollo di legalità” che il piccolo Comune di Merlino (1.600 abitanti in provincia di Lodi), ha predisposto per tutte le imprese e le immobiliari che operano nel settore degli appalti privati. L’impresa che vuole operare a Merlino deve comunicare all’amministrazione comunale una serie di informazioni, tra le quali: la composizione della compagine societaria (compresa di casellario giudiziario dei titolari e dei soci), i bilanci degli ultimi due anni di attività, il numero e l’identificazione degli operai che operano nel cantiere e il numero di targa dei mezzi che vi transitano, l’elenco di tutti i fornitori e i subappaltatori così come previsto dal giugno 2010 dal ministero dell’Interno per il settore degli appalti pubblici. In caso di inadempimento di uno di questi punti, la convenzione pattuita tra l’ente locale e l’impresa verrà revocata. Il Protocollo è il frutto della sensibilità civile di una giovane architetto dell’ufficio tecnico comunale, Serena Righini, laureata al Politecnico di Milano con una tesi riguardante l’infiltrazione mafiosa nel settore degli appalti. Righini ha elaborato il Protocollo assieme all’ingegnere Luca Bertoni, a partire da una legge della Regione Lombardia, la numero 12 del 2005, che prevede la concessione di un bonus del 15% di volumetria qualora si attuino degli interventi che prevedano l’impiego di materiali e/o tecniche costruttive che consentano agli edifici di raggiungere un elevato indice di prestazione energetica.
“La percentuale di questo bonus -spiega il sindaco di Merlino Giovanni Fazzi- è stata divisa in due parti: il 7% di volumetria in più la concediamo se si rispettano le norme sulla sostenibilità ambientale e il risparmio energetico. Il restante 8% se si sottoscrive il ‘Protocollo di legalità’”. Specifichiamo che la sottoscrizione del Protocollo non è obbligatoria, ma le imprese che compiono questo atto vengono inserite nel sito internet del Comune in modo che la cittadinanza ne sia a conoscenza. Il principio sottostante il Protocollo è semplice e chiaro: sostenere le imprese pulite e non quelle mafiose, dare un senso concreto al principio di convenienza della legalità.
Il “Protocollo di Merlino”, come è stato battezzato, ha avuto recentemente il riconoscimento ufficiale della Prefettura di Lodi e del ministero dell’Interno. Un segnale significativo e importante per il nostro Paese e, in particolare per la Lombardia, una regione in cui, contro ogni evidenza, vi sono rappresentanti politici e istituzionali che ancora oggi negano l’esistenza della mafia.
Il Comune di Merlino fa parte di Avviso Pubblico,  dove si occupa di realizzare un progetto sulla legislazione in materia di urbanistica (Merlino). All’associazione di enti locali e Regioni che si occupano di formazione civile contro le mafie aderisce anche il Comune di Reggio Emilia, 170 mila abitanti, che coordina il gruppo di lavoro sul tema degli appalti.
“C’è stato un forte e vivace dibattito tra le istituzioni e i cittadini circa la consapevolezza della presenza mafiosa sul nostro territorio -racconta Franco Corradini, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Reggio-. Ci siamo chiesti come era possibile rafforzare il nostro presidio di legalità, e abbiamo deciso di fare alcune cose ben precise: assicurare la trasparenza degli atti amministrativi ai cittadini e alle imprese pubblicando sul sito internet del comune tutti gli appalti, i subappalti, le procedure negoziate sotto soglia, il nome e i dati di tutte le imprese coinvolte; evitare il più possibile la procedura del silenzio-assenso; garantire la tracciabilità dei flussi finanziari e, in ultima istanza, alle ditte che vogliono costruire sul nostro territorio abbiamo deciso di richiedere non il certificato antimafia, bensì l’informativa antimafia, una sorta di radiografia approfondita delle aziende che viene rilasciata dalla Prefettura”. Proprio con la Prefettura, il Comune di Reggio Emilia ha sottoscritto un “Protocollo di legalità” in materia di appalti, che modifica sensibilmente lo scenario in cui le aziende si devono muovere. L’intento è chiaro, come spiega Corradini: “Non bisogna far lavorare, né tanto meno pagare le imprese in odore di mafia”. Per questo motivo sono state abbassate le soglie per la richiesta dell’informativa antimafia. Prima del protocollo il documento prefettizio si richiedeva alle imprese quando la soglia dell’appalto era superiore ai 4 milioni 845mila euro; dopo il protocollo, per gli appalti e le concessioni la soglia è stata fissata a 250mila euro.  Per i subappalti, i servizi e le forniture la soglia è passata dal 250 a 50mila euro.
“All’inizio, nel 2009, farlo accettare agli imprenditori non è stato semplice -confessa Corradini-. Tuttavia, abbiamo fatto di tutto per facilitare il rapporto tra pubblica amministrazione ed imprese. In concreto, ad esempio, abbiamo deciso di centralizzare tutto il procedimento di un appalto: un unico servizio garantisce uniformità, competenza e tempestività nell’esame e nel rilascio delle autorizzazioni. In questo modo -continua Corradini- gli appaltatori vengono informati del procedimento in uso nel Comune, sanno a chi riferirsi, hanno la possibilità di confrontarsi prima di presentare la domanda e la documentazione. Il Comune infatti garantisce la presenza di un funzionario col quale procedere immediatamente ai controlli preliminari per sciogliere eventuali dubbi”. Insomma, a Reggio Emilia hanno iniziato un percorso che, concretamente, dimostra quanto la legalità sia conveniente anche dal punto di vista economico e hanno compreso che lottare contro le mafie al Nord significa innanzitutto tutelare l’economia del territorio.

Il mercato degli appalti pubblici in Italia vale oltre 100 miliardi di euro, l’8% del prodotto interno lordo (Pil), e dà occupazione a quasi 1,5 milioni di persone. Questi dati, forniti nel giugno di quest’anno da Giuseppe Brienza, presidente dell’Autorità per la vigilanza dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (www.acpt.it), sono eloquenti, e rendono l’idea della centralità di protocolli come quello elaborato a Reggio Emilia. I “numeri” degli appalti pubblici sono destinati ad attirare l’attenzione non solo degli operatori economici che operano nel rispetto delle regole ma, altresì, delle imprese collegate a vario titolo alle organizzazioni mafiose.
È un mercato delicato quello degli appalti. Brienza ne ha illustrato alcune criticità affermando che vi è “una sproporzionata durata dell’esecuzione dei contratti e un ricorso frequente e immotivato a varianti progettuali che provocano un sensibile aumento dei costi contrattuali”. A tutto questo, ha aggiunto il Presidente dell’Autority, si aggiunga che oltre 5mila imprese non applicano il codice degli appalti pubblici, il 30% degli appalti pubblici avviene senza gara, il 28% dei contratti per gli appalti oltre i 150mila euro viene stipulato con la procedura negoziata. Insomma, dove ci sono molti soldi che circolano è certo che vi siano anche molti tentativi di speculazioni, corruzioni, irregolarità e opacità. Il risultato finale? Le opere pubbliche si costruiscono con tempi eterni, i costi lievitano a dismisura e a rimetterci sono sempre i cittadini che, con l’espandersi dell’illegalità, pagano maggiori tasse e usufruiscono di minori servizi. —

Enti locali sotto minaccia
L’Assemblea nazionale di Avviso Pubblico, l’associazione che riunisce 200 enti locali e Regione “per la formazione civile contro le mafie” (www.avvisopubblico.it) si terrà il prossimo 2 dicembre a Roma, dalle ore 11.00, presso la sede Provincia di Roma (vedi box sotto), a Palazzo Valentini.
Nell’occasione, verrà anche presentato il primo rapporto sugli enti locali minacciati, curato dall’associazione.

Legalità romana
La Provincia di Roma è stata l’ente locale “numero 187” ad associarsi ad Avviso Pubblico, il secondo del Lazio dopo il Comune di Aprilia (Lt). L’annuncio lo ha dato, il 3 ottobre scorso, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti (Pd, nella foto sotto), nel corso di una conferenza stampa durante la quale ha presentato tutte le iniziative promosse dall’amministrazione per contrastare le infiltrazioni della malavita organizzata nell’area romana.“Voglio dare il sostegno della Provincia di Roma ad Avviso Pubblico, l’associazione di enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, perché in una città come questa c’è bisogno di collocare gli amministratori locali dentro una rete che abbia come punto identitario la lotta e il contrasto alle mafie” ha detto Zingaretti. Andrea Campinoti, sindaco di Certaldo (Fi) e presidente di Avviso Pubblico, ha ricordato che “l’adesione della Provincia di Roma è importante per l’associazione”, perché “la risposta alla crisi economica da troppi viene vista nell’abbassamento della soglia della legalità”. 

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